Esistiamo socialmente nella misura in cui, appunto, esistiamo: sbalziamo fuori dalla nostra irriducibile complessità e ci collochiamo in una identità socialmente riconosciuta. Impresa rischiosa, da cui presto scaturisce qualche disagio, e che spiega l’inarrestabile parcellizzarsi delle stesse identità sociali: perché si cerca qualcosa che sempre più dica il nostro essere irripetibile. Cosa impossibile, perché noi siamo individui, e non categorie sociali. E intanto la nostra micro-categoria sociale, per individuarsi, è entrata in conflitto con le altre da cui ha dovuto prendere distanze. Un triste palcoscenico di maschere che si riproducono per scissione e che, appena nate, entrano in conflitto con le altre, prima di contorcersi per una ulteriore scissione interna.