@Capitancuk @loweel condivido, ma secondo me ci sono un paio di ostacoli: il primo è che a mio parere lo Smart working funziona se ogni tanto ci si tara in sede, il secondo è lo scoglio che rappresenta ancora l’inglese per molti italiani
@Goldo @loweel
Conta che da noi stanno approcciando i problemi contrattuali per permettere il lavoro trans nazionale o trans continentale (se lavoro in svizzera ma vivo in Canada, come ci mettiamo con assicurazione, sindacati, pensione etc?). Poi meglio un commute alla settiman o ogni due (anche via aereo tanto palermo milano o roma francoforte non è cambi granche, soprattutto se riprendono i voli). E conta anche che nel mondo che gia c'è se non parli almeno (almeno) inglese non sei qualificabile come cervello in possibile fuga. Tutto il materiale scientifico è in inglese, tecnico pure, buona parte delle guidelines e delle normitive dei grandi mercati sono in inglese o altre lingue. Se sei limitato dal sapere solo e soltanto l italiano, non stai giocando nello stesso campionato di tutti questi grossi bestioni
@Capitancuk @loweel tutto vero, ma applicato alla realtà italica, ottieni una percentuale ridicola. Quanti lavorano a Milano e conoscono l’inglese? Se li fai assumere in blocco a Google Milano non se ne accorge. Il problema qua da noi è il costo della vita sproporzionato e forse la riapplicazione delle gabbie salariali
@Goldo @Capitancuk che i sappia il toefl e’ quasi obbligatorio nelle universita’ tecniche italiane. Quindi comunque mi aspetto che un giovane possa trovare lavoro all’estero. Non per nulla riceviamo CV di continuo.
Il problema non e’ l’inglese, il problema sono le aspettative. E’ vero che all’estero ci sono stipendi alti, ma noi non misuriamo quante ore stai in ufficio, misuriamo quanto produci.
@loweel @Capitancuk stai parlando di un under30 , mi pare ovvio che se ne vada all’estero. Se rimane in Italia deve avere altre motivazioni che escludono la crescita professionale. Io parlo degli over 30 colletti bianchi che affollano le metropoli
io sono uno di quelli di cui stai parlando, e avevo piu’ di 30 anni quando me ne sono andato. Quindi non mi hai convinto.
La differenza tra me e te e’ che io non credo nei crolli o nelle catastrofi. Sono cose inventate dagli storici. I sistemi passano da uno stato di equilibrio all’altro.
Lo smart working era destinato ad arrivare da qui a 10 anni. Adesso il processo si e’ accelerato, e quindi tutto cio’ che non e’ molto elastico si spezza. Parliamo di catering e settore immobiliare, che sono legatissimi e hanno l’elasticita’ di un pilastro di granito.
Per quanto riguarda il fatto che questo arricchisca il sud, sono scettico. Il tizio che a milano spende i suoi 5 euro di buono pasto nella pizzeria di merda a Palermo mangia con la mamma, e un pasto gli costa ~2 euro scarsi.
Da quando ho iniziato con home office , e oggi sono a 4 giorni su 5, non e’ che ho smesso di mangare in un imbiss a Dusseldorf per andare a mangiare in un imbiss a Neantertal. Semplicemente mangio a casa.
Lo studente fuori sede che prima affittava una casa a Bologna non e’ che ti affitta una casa a Palermo.
Quindi l’imbiss di provincia non ci guadagna nulla. Ci guadagna la metro di Dusseldorf che ha aperto la sua spinoff di consegne a domicilio.
Il trasferimento di ricchezza non funziona, perche’ la ricchezza si sposta dal settore servizi di Milano ai consumi di base a Palermo. Ma il settore consumi di base non produce extrareddito.
Certo, a Palermo adesso il tizio ha cento euro in piu’ in tasca da spendere ogni mese. Comprera’ un pezzo di abbigliamenti firmato? Probabile. Ma dove lo fanno? A Palermo o a Pechino? E il distributore/importatore dove si trova? A palermo o a pechino?
Le catene di reddito non sono cosi’ semplici. Dire che questo beneficia il sud e’ almeno prematuro.
@loweel @Capitancuk ma magari con cento euro può permettersi di non vivere dai suoi e si prende un appartamento in affitto e magari si sposa e comincia a far figli. Non sottovalutare il centone, sono d’accordo che i tempi siano prematuri
l’appartamento in affitto lo aveva gia’ a Milano. Certo, potrebbe causare un boom immobiliare a palermo. Ma questo trasformerebbe in poveri tutti quelli di palermo che non possono pagare il prezzo che il tipo spendeva prima a milano.
Prima di parlare di qualcosa secondo me bisognerebbe decidere di cosa stiamo parlando.
Il telelavoro esisteva gia’, e si chiamava “outsourcing”. Quindi se tu mi parli delle conseguenze dell’outsourcing, esiste gia’ da 25 anni e di certo il telelavoro non e’ una novita’.
Dire che l’outsourcing in paesi poveri crescera’ col telelavoro e’ ridicolo: tutto quello che si era potuto mettere in outsourcing in 25 anni e’ gia’ in outsourcing, nazionale ed internazionale.
Il telelavoro aggiunge numeri al fenomeno dell’outsourcing o dell’ offshoring , quando va a prendere un settore che NON era coperto dagli altri due.
Se la tua multinazionale voleva lavoratori da remoto, poteva averli gia’ 25 anni fa: bastavano google e una telefonata in India o in Cina.
Lo smart working non e’ outsourcing e non copre quest’area. Non ha nulla a che vedere con nessuno di questi fenomeni.
@loweel @Capitancuk secondo me metti nel calderone di tutto e di più: Smart working, ora principalmente è quella fetta di lavoro impiegatizio/creativo che prima facevi in ufficio, non lo esternalizzi perché 1 ti costa un botto, 2 ti sottrae competenza 3 non ti permette di scaricare la colpa dell’inettitudine dei piani alti. Ora si è dimostrato che questo genere di lavoro e”remotabile” e molta gente lo chiederà. La stanza a Milano equivale al bilocale a Palermo.
quello che mescola IMHO sei tu. Per Palermo se arrivano 100.000 peones la situazione NON migliora. Si trova a dare i servizi a 100.000 persone, con SOLO le loro tasse, mentre Milano si trova a dare meno servizi, ma si ciuccia le tasse delle aziende e dell’indotto.
E siccome la proporzione tra PIL generato dalle aziende e PIL generato dalle persone e’ 80/20, il comune di palermo non stara’ meglio.
Stessa cosa per la distribuzione della ricchezza: in italia e’ concentrata in poche mani. Se le poche mani rimangono a Milano e a Palermo tornano i peones, Palermo ci guadagna poco ma deve fornire un livello minimo di servizi ai peones.
Appena Milano si rendera’ conto che le sue aziende guadagnano lo stesso ma hanno 100.000 famiglie di peones i cui figli non abbisognano piu’ di pediatra, asilo nido, elementari e medie, stapperanno lo spumante. Hanno ancora quasi tutto il reddito fiscale e pochissime delle spese sociali.
Secondo me fate festa solo perche’ contate i danni dei due settori in crisi. La solita visione statica dei marxisti….
@loweel @Capitancuk Palermo che deve dare servizi a 100mila persone è da festeggiare: se 100mila cittadini che sono Autonomi e NON dipendono da clientelismi pretendono i servizi perché hanno i soldi e pagano sono 100mila incazzati che la mafia non compra con due lire. L’indotto di un immigrato lo ritengo più consistente di quanto hai indicato, vedremo, sarà il tempo a darci un giudizio. Io non festeggio: mi piacerebbe che le persone possano vivere dove vogliono
@loweel @Goldo
Interessante. Io non davo per scontato la positività del fenomeno, ma ammetto non consideravo il 20/80 di fiscalità
individui/aziende. Pensavo di piu and un ulteriore calo del pool di cervelli al sud: ora non solo chi puo spostarsi lavora altrove, ma anche chi non poteva ma valeva puo trovare lavoro altrove. I cervelli al sud che lavorano PER il sud non aumenteranno imho.