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In tempi di guerra è facile impagliarsi uno spaventapasseri (polimathes.com/fallacie-logich) e attaccarlo alla baionetta, per esempio così: valigiablu.it/pacifismo-guerra
Secondo l'articolo i pacifisti sono dei moralisti assolutisti che, posti di fronte al trolley dilemma (theconversation.com/the-trolle), rifiuterebbero di azionare lo scambio che permetterebbe loro di salvare cinque persone invece che una sola.
Se vogliamo usare il trolley come termine di paragone, però, il pensiero pacifista non suggerisce di lavarsi la coscienza non facendo nulla, bensì si chiede come superare la situazione che ha condotto a ciò che corrisponde al dilemma, vale a dire la prassi e la legittimazione dell'uso della forza per risolvere le controversie internazionali (invece di azionare spensieratamente la leva in un senso o nell'altro). Eccone un esempio: btfp.sp.unipi.it/dida/kant_7/a
Ed ecco una soluzione kantiana, forse "sciocca" del famigerato dilemma: btfp.sp.unipi.it/dida/kant_mds Soluzione che (a) riconosce che ci possono essere situazioni in cui è inevitabile (e dunque non punibile) azionare la leva ma (b) suggerisce di riflettere per progettare sistemi che permettano di evitare il dilemma stesso in modo che nessuno sia costretto *ingiustamente* a far morire alcuni per salvare altri. E, visto che si tratta di progettare sistemi, questa prospettiva consente anche di chiedersi, tecnicamente, se dare armi sempre più letali all'Ucraina equivalga davvero a salvare cinque persone facendone morire una.
A tutti gli esseri umani deve essere riconosciuta una dignità: questo, certamente, è "assolutismo moralistico", ma la tesi opposta quale sarebbe? Che alcuni sono più uguali degli altri?

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