"Alla selezione fatta con le bocciature si è sostituita una selezione fatta con la scuola peggiore, non esigente, povera di contenuti. Si tratta di una selezione subdola perché muove da una uguaglianza affermata ma non praticata." giovannipascuzzi.eu/2022/10/31

@mcp_ d'accordo su tutto, tranne che su un presupposto di fondo (sintetizzato nell'inciso "Ma qual è l’insegnante che merita di più? Quello che impartisce un insegnamento qualitativo migliore (AMMESSO CHE SI RIESCA A MISURARLO)?"): l'impossibilità di misurare un insegnamento di qualità.
Ebbene, la sensazione diffusa (sensazione che purtroppo viene confermata dall'aver assistito a molti casi particolari) è che a non renderlo possibile sia prima di tutto la resistenza corporativa degli insegnanti

@informapirata Prima di usare la parola "corporativa" proverei a dimostrare se e quando le sue pretese esulano dalla tutela della libertà dell'insegnamento, che è protetta dall'articolo 33 della costituzione e dal dovere di offrire una scuola pubblica, che cioè operi come un sistema che offra un servizio di qualità per tutti. Per esempio: resistere alla discriminazione salariale - l'ultimo esempio è stato il "docente esperto" - è "corporativo"? O, piuttosto, non si oppone al rischio di produrre una scuola che, per premiare una minoranza di insegnanti, scoraggia tutti gli altri e peggiora la qualità complessiva del sistema?

@mcp_ premesso che la libertà di insegnamento non può prevalere sul diritto degli studenti a disporre di una formazione adeguata (art.31), quella libertà è relativa all'insegnamento. Ma un insegnamento è tale nella misura in cui consente l'apprendimento da parte degli studenti. La mancanza di misurazione dell'insegnamento combinata con la sua orgogliosamente rivendicata libertà, comporterebbe infatti non più una libertà ma un arbitrio da parte del soggetto più forte: gli insegnanti.

@informapirata Se si parla di *misurazione*, e non di concorsi, ispezioni e valutazioni compiute da persone che ci mettono la faccia, si abbracciano le posizioni che hanno condotto all'INVALSI e ai suoi test standardizzati - posizioni che implicano che gli insegnanti non sappiano valutare i loro studenti e che la scuola debba diventare una macchina per l'addestramento composta da docili ingranaggi. Suggerisco, per cominciare roars.it/online/a-cosa-servono e rinvio all'esperienza statunitense archive.org/details/deathlifeo - specie per il concetto di teaching by the test.

@mcp_ è chiaro che l'insegnamento abbia le proprie peculiarità, ma non è pensabile che l'insegnamento sia l'unica cosa che non si possa misurare. Conoscere gli effetti dell'insegnamento sull'istruzione degli studenti è doveroso. L'INVALSI in sé sarà anche un mostro, soprattutto per le ricadute organizzative e finanziarie legate ai suoi risultati, ma uno strumento di valutazione dell'istruzione è necessario

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@informapirata A dire che tutto si può misurare - misurare, non *valutare* - tranne l'insegnamento sono umanisti troppo timidi per criticare l'impostazione positivistica degli economisti che governano la scuola. Io sostengo che nulla si può veramente misurare, perché la misura è una riduzione di complessità che se diventa un obiettivo genera effetti distorsivi, se non controproducenti rispetto allo scopo inteso. La legge di Goodhart - il principio di indeterminazione delle scienze sociali - ormai è pure su Wikipedia: wikiless.org/wiki/Goodhart%27s E anche se Invalsi fosse perfetta (e non lo è: corteconti.it/HOME/StampaMedia) la misurazione generalizzata a fini valutativi produrrebbe comunque l'effetto distorsivo del teaching to the test, a causa del carattere riflessivo dell'azione sociale. Sarebbe peraltro possibile costruire un *modello* dell'andamento dell'istruzione scolastica - se lo scopo dell'INVALSI fosse davvero quello - senza scomodare Goodhart e lasciando in pace la costituzione: nitter.snopyta.org/albertobacc

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