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Esistono due forme di piacere: il piacere dei cercatori di piacere e il piacere dei negatori del piacere. Il piacere dei primi è quello dell'acqua e del vino, del cibo e della musica, della lettura e del pensiero. I negatori del piacere hanno qualcosa di più alto, in genere qualche forma di dovere, e in nome di questo più alto negano, sdegnati, i piaceri. Il piacere in questo caso non è estetico, legato alla sensazione, ma nasce dalla percezione di sé in rappoto all'altro. Il negatore del piacere qui ed ora trae il suo piacere dal sentire di avere un posto nella società, o nel cosmo, perfino; di essere un soggetto riconosciuto. Per ottenere questo piacere più alto, o preteso tale, il nostro soggetto deve farsi seduttore: dell'altro o di Dio stesso. Può godere di sé solo nella misura in cui l'altro cede alla sua seduzione. E quando ciò riesce, potrà riposare nel suo io come in un nido. E godere di questo.

Il piacere dei negatori del piacere, in altri termini, è un piacere egoico al massimo grado. È il piacere di un io che si sa sicuro nel mondo, o perfino al di là del mondo. Questo ego tronfio al tempo stesso accuserà di egoismo chi segue la miriade dei piaceri. Può farlo, perché il suo egoismo appare nascosto dietro il paravento del più nobile disinteresse.

Colui che persegue la moltitudine dei piccoli piaceri al contrario è sedotto, i piaceri lo portano con sé. E questa seduzione può essere schiavitù ma anche, con arte sottile, liberazione. Un piacere, poi un altro, poi ancora un altro. Questa sensazione, poi un'altra, poi un'altra ancora. E: _solo_ questo. Solo questo piacere, solo questa sensazione. Una molteplicità di punti di piacere senza più alcuna linea che li unisca.
Senza alcun io sottostante. Un piacere senza soggetto.

Quando questa arte sarà particolarmente raffinata sarà la sensazione stessa a racchiudere in sé l'intero arco della vita: tanto la sensazione di piacere quanto quella di dolore.

@naciketas solo sensazioni che scorrono senza nessuno che le voglia etichettare, che affermi: è mia.
Stati senza tempo, senza confine.
La nozione di piacere o di dolore, nel profondo, è azzerata, solo flusso, sebbene la mente possa continuare il proprio lavoro fisiologico di etichettatura.

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