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Leggendo _Linea intera, linea spezzata_ di Milo De Angelis (Mondadori, 2021) mi ha colpito questa _Filastrocca del nome perduto_:

Nel buio di un mattino te ne andrai anche tu
e scorderai le tue mani le tue frasi le tue
estati di poesia e allora te ne andrai
nel buio di un mattino e non dirai più
il tuo nome il tuo respiro il tuo gemito non
studierai più la metrica del tuo dolore e tra poco
ce ne andremo anche noi nasconderemo
i nostri volti i nostri versi i nostri vani
istanti di poesia affonderemo
nella lingua morta affonderemo nell’acqua
passata affonderemo in un punto
qualsiasi dello Scrivia e non diremo il nostro
nome il nostro respiro scritto in sillabe,
non diremo, non
diremo.

Leggendola, ho avuto l'impressione di aver già sentito qualcosa di simile, sia per il contenuto che per la forma. Ecco:

Ce ne andremo, e il cielo sarà nero
ce ne andremo una notte di dicembre
e il cielo sarà nero ce ne andremo attraversando il silenzio a piedi nudi
ce ne andremo correndo volando
respiro della terra ce ne andremo
deporremo le ali le ossa il sangue
il trono dell’io il conforto degli angeli
ce ne andremo nudi e senza nome
come siamo venuti ce ne andremo
senza nessun guadagno senza nessuna perdita
ce ne andremo e sarà la cosa più naturale
sarà acqua che scorre nel cielo nero
la terra che respira che respira
ce ne andremo dimentichi
delle infinite vie di Montilengo
ce ne andremo puri come le lumache della terra
prenderemo la strada ad est e ce ne andremo
mentre la buona gente sogna la felicità di domani
in braccio al dolore di ieri ce ne andremo senza aver mai vissuto senza colpa
– questa faccenda più non ci riguarda, mi dirai
non ci ha mai riguardato, ti dirò –
ce ne andremo volando camminando
scivolando sciogliendoci nel cielo
nel cielo steso sopra Montilengo
nel cielo nero di dicembre ce ne andremo.

È una mia poesia da _Rima rerum_ (2018). Quando non ero ancora guarito.

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