A molti, individuiI o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.

Primo LEVI,
Se questo è un uomo, Casa editrice De Silva, 1947.

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@Cincia Qui primo Levi accusa Leopardi di essere nazista.

@Cincia
"Lo straniero non aveva nessun diritto sopra l'opinione, l'amore, il favore degli antichi. E parlo
degli antichi nelle nazioni più colte e civili, e in queste, degli uomini più grandi, colti, ed anche
illuminati e filosofi. Anzi la filosofia di allora (che dava molto più nel segno della presente) insegnava e inculcava l'odio nazionale e individuale dello straniero, come di prima necessità alla conservaz. dello stato, della indipendenza, e della grandezza della patria. Lo straniero non era considerato come proprio simile. La sfera dei
prossimi, la sfera dei doveri, della giustizia, dell' onesto, delle virtù, dell'onore, della gloria stessa, e dell'ambizione; delle leggi ec. tutto era rinchiuso dentro i limiti della propria patria, e questa sovente non si estendeva più che una città. Il diritto delle genti non esisteva, o in piccolissima parte, e per certi rapporti necessari, e dove il danno sarebbe stato comune se non avesse esistito."

Leopardi, _Zibaldone_, 872-911.

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