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Il modello del cervello come macchina logico-matematica incarnata è il frutto della trasposizione del giudizio sintetico a priori di Kant (conoscenza posseduta a priori e in conformità alla quale deve realizzarsi ogni determinazione della esperienza) nell'ambito neuroanatomico e neurofisiologico.

- Jean-Pierre Dupuy, The Mechanization of the Mind: On the Origins of Cognitive Science, pag. 93-94: press.princeton.edu/books/eboo

Le porte logiche dei dispositivi digitali e dei computer forniscono una base materiale e tecnologica perfetta per tale trasposizione, una volta dato per scontato che le cellule del nostro cervello si comportino come delle macchine a stati.

- Warren McCulloch, Walter Pitts "A Logical Calculus of the Ideas Immanent in Nervous Activity": cs.cmu.edu/~./epxing/Class/107

Con il modello Orch OR (orchestrated objective reduction) elaborato da Roger Penrose e Stuart Hameroff, sfruttando alcune caratteristiche dei microtubuli cellulari che consentirebbero alle cellule di funzionare come dei veri e propri elaboratori logici, le capacità logico-computazionali potrebbero essere estese all'intero corpo umano, non solo al cervello, sarebbe quindi l'intero organismo a comportarsi come una macchina computazionale. Per una ricerca critica sul modello si può vedere: researchgate.net/publication/2

Per Kant una conoscenza (intuizione e pensiero) è "a priori" se viene prima di qualsiasi esperienza empirica. Un pensiero (giudizio) è "a priori" quando non ha nessun riferimento immediato all’esperienza, che resta muta e senza alcun significato fino a quando non viene elaborata e significata dai giudizi e dagli atti di pensiero. La fenomenologia ci ha poi fatto vedere che le cose non vanno affatto sempre in questo modo.

Questo presupposto è praticamente ignorato da molti, anche tra coloro che si occupano di intelligenza artificiale. Ignorare i presupposti epistemologici e filosofici del proprio fare non è necessariamente un problema, almeno fino a quando ci limitiamo a progettare e produrre utili artefatti senza avere la pretesa di spiegare l'umano a partire dalle cose prodotte. I problemi nascono quando si pretende di spiegare l'esperienza e la vita umana in generale dando per scontata l'universalità della prospettiva filosofica dalla quale partiamo.

Affermare che la coscienza, le attività cognitive e le emozioni - in breve la vita umana - siano il risultato di complesse attività logico-computazionali può essere una ipotesi di lavoro, fin quando ci limitiamo a fare ricerca e a pubblicare i risultati di quello che troviamo confrontandoci con il resto della comunità scientifica e culturale, ma non può essere passata come fosse una evidenza naturale o una verità dimostrata... diventa menzogna, manipolazione.

aeon.co/essays/your-brain-does

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