Non abbiamo bisogno di delegittimare i collettivi di sinistra per pretendere una presa di posizione netta delle Istituzioni nei confronti di organizzazioni fasciste.
Totalitarismo, discriminazione razziale, dominio e sfruttamento del diverso... sono al fondamento del fascismo, nei suoi stessi fondamenti storici, ideologici e dottrinali. Non si può essere fascisti senza accettare e riconoscersi in quei fondamenti. Non così per il marxismo, al di là poi dei tentativi storici e delle aberrazioni nate dai tentativi di realizzazione del socialismo reale. Essere marxisti non implica accettare o riconoscersi nello stalinismo e nei campi di sterminio vietnamiti. Allo stesso modo ci si può riconoscere cristiani senza per questo riconoscersi nelle infinite atrocità commesse dalla Chiesa Cattolica in nome di Cristo.
Le teorie di Karl Marx sono oggi studiate in tutti gli atenei universitari del mondo, anche ovviamente in senso critico, non così la "dottrina della mistica fascista". Che poi ci si possa sentire lontani dal materialismo storico o dalla prospettiva economico filosofica del marxismo, questo è legittimo, ma anche basta con il luogo comune che pretende di mettere insieme due prospettive completamente diverse in nome del totalitarismo, criminalizzando e delegittimando una a spese dell'altra.

«Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono».
---[Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, 1947]

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