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Oppenheimer studiò il sanscrito privatamente con il prof. Arthur W. Ryder (1877-1938), docente di sanscrito all’Università della California di Berkeley. I famosi versetti presi dal cap. XI°/śloka 32 della Bhagavad-Gītā sono abbastanza diversi da come lui stesso li riporta in questa intervista.

Oppenheimer non poteva non saperlo, perché era un profondo conoscitore del testo e della sua spiritualità. Credo ne porse una versione comprensibile al contesto di quel tempo, ma il senso della storia cambia se si prendono le parole originali in sanscrito di quello śloka, in particolare il primo verso - quello citato da Oppenheimer - in originale è:

kālo ’smi loka-kṣhaya-kṛit pravṛiddho

Sono il tempo, distruttore dei mondi/universi compiuti/maturati

Lo śloka poi va avanti con Krishna - qui avatara di Shiva, il distruttore, e non di Vishnu, colui che conserva - che rassicura Arjuna, il guerriero dei Pandava, dicendogli che tutto e tutti in quel campo di battaglia (Kurukshetra) sono destinati a perire (nella impermanenza), ma non Arjuna, colui che è capace di riconoscere la sua natura ultima, al di là del tempo (e della morte).

Il vero distruttore dei mondi/Loka (ma Loka è anche civiltà/umanità molto più che un insieme di cose), nei versi della Bhagavad-Gita come nel film, è il tempo (attenzione a cosa egli dice di Einstein e della sua fisica nel film... e cosa poi gli dice Einstein quasi alla fine del film); la bomba atomica stessa nel film nasce già vecchia scienza rispetto alla bomba H (molto più potente) sulla quale Teller, un fisico del gruppo, stava lavorando per i fatti suoi...
Davvero il film prende un'altra piega se si conoscono i versi originali di quello śloka, e Oppenheimer li conosceva certamente, come pure conosceva bene lo sfondo filosofico e spirituale della Gita, ma non poteva certo renderlo ai bigotti cattolici americani del suo tempo. Era avanti anni luce.

Il film, oltre che molto bello, è un invito ad elevarsi, al di là delle apparenze e di ciò che è soggetto al tempo e, quindi, al decadimento. Questa è la posta in gioco per l'umanità, non le bombe. Oppenheimer, come noi tutti, sapeva bene che le bombe non partono da sole per gioco ma come conseguenza della ottusità, dell'egoismo e delle brame umane che portano ai conflitti.

vid.puffyan.us/watch?v=5aHTuK5

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