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Resto francamente deluso dalle argomentazioni portate dal prof. Paolo Benanti, nuovo presidente della Commissione AI per l'informazione.
Dubbio, misericordia ed equanimità sono modi dell'esistenza che pertengono l'umano, implicano un "Chi" posizionato in un mondo, capace di pensare, agire e sentire non solo a partire da una storia ma anche orientato con gli altri da possibili prospettive d'essere nel futuro. Non hanno alcun senso riferite ad un algoritmo o ad una macchina. Le organizzazioni private proprietarie dei sistemi AI, attualmente al centro delle questioni etiche, sono le ultime a testimoniare quei modi dell'esistenza, orientate solo a perseguire interessi e potere. Si vedano ad esempio le operazioni finanziarie portate avanti con spregiudicatezza dalla Microsoft (OpenAI): lindipendente.online/2024/01/1
Continuare a spostare il problema sugli algoritmi, alimentando surreali e infondate aspettative sulle macchine, è molto pericoloso ed è purtroppo ciò che tutte le organizzazioni chiamate alla supervisione etica sul fenomeno dell'automazione continuano a fare.

Le narrative sui fenomeni sociali non sono solo chiacchiere:

«...an analytics of government operates with a concept of technology that includes not only material but also symbolic devices. It follows that discourses, narratives, and regimes of representation are not reduced to pure semiotic propositions; instead, they are regarded as performative practices. Governmental technologies denote a complex of practical mechanisms, procedures, instruments, and calculations through which authorities seek to guide and shape the conduct and decisions of individuals and collectives in order to achieve specific objectives.»
---[Thomas Lemke, Foucault, governmentality, and critique. Routledge (2012) - Pag.30]

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