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Sperando che la presenza di Papa Francesco possa ispirare e orientare davvero verso il bene comune, trovo l'articolo molto ambivalente.

Conosciamo bene la storia evolutiva delle tecnologie computazionali, sappiamo che il loro sviluppo è stato storicamente determinato e orientato non dai "figli dei fiori" ma, soprattutto, dai bisogni militari e dalla esigenza di frenare la caduta tendenziale del saggio di profitto da parte delle grandi multinazionali economiche e finanziarie, sempre in cerca di ottimizzazioni continue di tempi, modi e risorse di produzione per aumentare i profitti e contenere le spese, anche a discapito della salute e dei diritti dei lavoratori. Questa è la tecnologia che si è sviluppata e affermata nel tempo, arrivando poi nel mercato e nel sociale fino ai nostri giorni attraverso le diverse forme del capitalismo delle piattaforme.

La defiscalizzazione degli enormi profitti delle attuali Big Tech (che nessuno ha ostacolato), le sole realtà che oggi possono permettersi i costi dello sviluppo della AI - addestrata poi con i nostri dati e con opere pubbliche - l'impiego massiccio dei sistemi di AI nei conflitti bellici, l'imminente aumento della disoccupazione innescato dalla AI in diversi settori produttivi e sociali... dicono chiaramente quali destinazioni siano state già scelte per le "autostrade" della innovazione. In questo scenario trovo quantomeno fuorviante il riferimento ai "guard rail" e all'algoretica.

Da un G7 che si pone l'obiettivo di tutelare la democrazia e il bene comune mi aspetto che i cittadini siano davvero rappresentati nei loro interessi, indirettamente chiamati a partecipare nella scelta delle destinazioni di quelle "autostrade" non dei loro "guard rail".

L'etica parla agli umani non alle macchine o agli algoritmi.

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