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Fatevi un regalo: passate in libreria e prendetevi almeno questi due testi di Heidegger in italiano. Poi tenete i dispositivi spenti per un paio d'ore al giorno e lasciatevi rivolgere la parola dall'autore.
Nei due testi trovate capitoli dedicati alla riflessione sulla questione della tecnica: il modo con il quale la totalità dell'essere si disvela a noi nell'epoca moderna.

La Tecnica irrompe come unica possibilità di verità e finisce per essere il modo unico con cui noi riteniamo vero o non vero il nostro rapporto con il mondo.

Nel mondo dischiuso dalla Tecnica noi finiamo per comprendere tutto "tecnicamente" perché ogni altra forma di comprensione che non passi per il calcolo e il dispositivo - che non risponda alla chiamata/richiesta della Tecnica - resta spenta, celata.

Molte delle considerazioni di Heidegger, non solo sull'essenza della Tecnica, sono quanto mai attuali. Non è un autore con il quale sia facile relazionarsi, ma la maggioranza delle persone che lo criticano o ne rendono una immagine caricaturale oggi non lo hanno mai studiato (perché faticoso) né tantomeno compreso.

Ciò che rifiuto della sua prospettiva sulla Tecnica è la risposta, che secondo Lui dovrebbe passare per la Gelassenheit (l'Abbandono). Su questo mi sento invece molto più vicino alla prospettiva di Günther Anders, rispetto alla necessità di assumere una posizione più attiva contro quegli aspetti della Tecnica che rischiano di chiudere ogni altra possibilità d'essere.

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