La decostruzione non dovrebbe passare attraverso la falsificazione di una posizione o di una teoria mostrando la distanza tra ciò che un sistema artificiale promette e ciò che invece mantiene (differenza tra idealità e fattualità).
Bisogna portarsi fuori dalla prospettiva del test di Turing.
Perché abbia un valore per gli umani la decostruzione dovrebbe portarsi fuori dai codici previsti dai sistemi artificiali, al di là dall’ambito di compatibilità predefinito dalle teorie che li sostengono. Mettere a tema la differenza tra il modo di manifestare una intelligenza e il modo di concepirla significa rimanere impantanati nell’ambito di compatibilità e di possibilità aperto da quei codici e dalla loro prospettiva sulla vita. È come cercare di elevarsi tirandosi su dai lacci delle proprie scarpe.
Occorre invece mettere a tema come una certa prospettiva sulla intelligenza e sulla vita - quella dei sistemi artificiali - mentre consente alcuni modi e forme del vivere, contemporaneamente, spegne possibilità e modi dell'esistere che non si riconoscono in quella prospettiva e nella conseguente narrativa: previsione, calcolabilità, competizione, dominio, controllo, strategie ecc…
Perché abbia un senso per gli umani la decostruzione della prospettiva offerta dalla AI deve lasciare apparire possibilità ontologiche che quella prospettiva ha oscurato e reso inaccessibili.
Da un punto di vista sociale ed umano 𝙗𝙞𝙨𝙤𝙜𝙣𝙖 𝙢𝙚𝙩𝙩𝙚𝙧𝙚 𝙖 𝙩𝙚𝙢𝙖 𝙡𝙖 𝘼𝙄 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙖𝙥𝙚𝙧𝙩𝙪𝙧𝙖 𝙙𝙞 𝙨𝙚𝙣𝙨𝙤 𝙖𝙡 𝙘𝙪𝙞 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧𝙣𝙤 𝙨𝙞 𝙢𝙪𝙤𝙫𝙚 𝙤𝙜𝙜𝙞 𝙡𝙖 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙖 𝙚𝙨𝙞𝙨𝙩𝙚𝙣𝙯𝙖.