La cosa più imperdonabile della stupidità dei brigatisti rossi non è stato aver spianato la strada alla destra più reazionaria ed eversiva, gettando i presupposti per la multicrisi in cui siamo immersi (culturale, politica, climatica, economica) e la sconfitta dei lavoratori nella lotta di classe, ma l'occultamento dei memoriali di Aldo Moro, una "bomba politica" che hanno sotterrato e disinnescato, con una scelta che ne ha agevolato la mutilazione e la censura da parte di Giulio Andreotti.
@gubi credo che la cosa più stupida e imperdonabile che possiamo fare è giudicare un fenomeno storico e complesso (nonché terribile) come la lotta armata stando fuori dal contesto che l'ha generata. Non sono affatto un "nostalgico", il ricordo di quegli anni mi da una infinita tristezza, ma vorrei farti notare che in quel terribile contesto storico, politico e sociale, molti non hanno avuto alcuna scelta, che in piazza si moriva anche solo per provare a rivendicare pacificamente dei diritti, che qualcuno aveva già già dichiarato una guerra pensando di spostare il confronto sul piano della forza sapendo di non poter sostenere il dialogo delle ragioni... che molti di quelli che decisero di rispondere sapevano di combattere una guerra senza alcuna speranza. Le dietrologie sui diari dell'On. Moro sono un esercizio facile quanto inutile, oggi, non sapendo né cosa ci fosse scritto né che fine abbiano fatto. Sul "morì il re, e poi morì la regina" si possono costruire infinite possibili narrative, dopodiché la storia è l'incontro e il dialogo tra monumenti e documenti.
@gubi Carlo, ciò che a te sembra forse dipende anche da cosa ci vuoi vedere. Le mie note non vogliono giustificare nulla, solo mettere in guardia sulla impossibilità di comprendere un fenomeno - che non significa giustificarlo - quando lo si approccia da una prospettiva carica di moralismo e di facili giudizi a posteriori. Nelle organizzazioni armate è finita una quantità enorme di persone, molto diverse tra loro e spesso con aspettative e prospettive altrettanto diverse. Un fenomeno che non è riducibile a quattro insulti che sanno solo di inutile perbenismo. In ogni caso, questa è solo la mia opinione.
@gubi gli effetti politici che tu oggi puoi constatare non erano né calcolabili né prevedibili con certezza in quel contesto, nel quale oltretutto si era chiamati a prendere una qualche posizione. I fenomeni storici e sociali non sono guidati dalla causalità della meccanica razionale quanto, piuttosto, da una causalità che direi più contingente e relazionale, di una complessità inimmaginabile tenuto conto della necessità di doversi comunque muovere. Una cosa è ragionare su un viaggio seduti sul divano, altra cosa è procedere senza girarsi e annegare in un kayak su un fiume in piena.
@Gert ma io proprio per quello ho parlato di ragionamenti fatti col senno di poi. Ma col senno di poi possiamo dire (o almeno io mi sento di dire rivendicando questa idea come legittima opinione, senza pretesa di verità assoluta) che in Italia non c'è stato un vero ricambio della classe dirigente, e oggi abbiamo un governo fascista anche come conseguenza della lotta armata e di come è stata gestita, finanziata, organizzata e strumentalizzata per le finalità della "strategia della tensione".
@gubi studiando bene la storia e le dinamiche a me pare evidente che diverse organizzazioni sono nate già infiltrate. È stato un fuoco ben controllato da chi sapeva di non poter evitare lo scontro ma di poterne ricavare notevoli vantaggi controllando e orientando le linee di forza in gioco, sicuramente molto più che dal dialogo. Poi, d'accordo, stiamo solo dialogando esprimendo ciascuno le proprie legittime opinioni. Non ho alcuna pretesa.
@Gert le mie opinioni sono intrise di grande rimpianto al pensiero delle opportunità perdute dall'Italia per l'esercizio di un potere (dentro e fuori i palazzi) basato su forme di esaltazione che spingevano a considerare sacrifiabile la vita umana per fini politici. Ciò che accomuna il terrorismo rosso, nero e di stato è lo stesso cinico machiavellismo.
@Gert hai ragione quando dici che ho espresso un giudizio, e quindi non voglio comprendere o spiegare un fenomeno, solo porgere il mio personale giudizio sugli effetti di quel fenomeno. Ma proprio perché il mio giudizio è legato agli effetti politici di quella stagione, tra i quali includo la legittimazione di Cossiga e Gladio, è un giudizio che non si può accusare si moralismo, al massimo del senno di poi. E' un giudizio pragmatico, che vede nel terrorismo anche la fonte di tanto perbenismo.