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«L’Occidente ha guardato all’India con un secolare strabismo, come spesso succede per realtà lontane e complesse che si preferisce sognare più che conoscere: mondo di ossuti asceti inaccessibili a ogni umana emozione e patria nel contempo del Kamasutra, terra di sublime misticismo ma di rudimentale filosofia, di incancrenita povertà (della popolazione) e di ricchezze inimmaginabili (dei maharaja), e via dicendo.
Questo libro ha scelto di affrontare una in particolare di queste contraddizioni, ponendosi una domanda centrale: la visione così diffusa di un’India ascetica, spregiatrice del corpo e di ogni terrena passione corrisponde davvero alla realtà di questa grande civiltà? Al categorico “no” della risposta si arriva attraverso un’indagine che spazia dall’India tradizionale a quella contemporanea, adoperando strumenti diversi in ragione della grande varietà dei fenomeni indagati: allo studio dei testi filosofico-religiosi e letterari e delle opere d’arte si affiancano così l’antropologia, la psicoanalisi e gli studi di genere.»

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