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Gentile professore, a me sembra che, anche senza scomodare la complessità (ormai più invocata della Santa Vergine Maria ovunque), l’esempio delle due pizze non colga affatto il fenomeno, contribuisce invece a portare in ombra fino far sparire del tutto un altro problema: quello degli effetti della ibridazione tra dispositivi (classici e/o adattivi), AI e il corpo umano (gli ambienti, i contesti, le culture…), un ambito di ricerca quasi totalmente inesplorato. Le ricerche disponibili francamente indicano quanto meno prudenza, quando non proprio degli alert (ad es. gli effetti dei sistemi GPS sull’ippocampo).
Quanto alla “intelligenza”, negli umani non si manifesta mai come entità o processo astratto e riproducibile ma come un fenomeno che prende forma nella dialettica incessante tra sé mondo e gli altri, una dialettica nella quale in ogni istante, diversamente dalle macchine, ne va di sé. Non si dà mai come oggetto o processo riproducibile a se stante perché nella esperienza vissuta l’intelligenza è sempre di un qualcuno ingaggiato nell’attuazione di riferimenti parte di situazioni fenomeniche concrete.
Quella delle macchine si chiama automazione: un utile gioco, ma non a somma zero. Non dico sirene spiegate, ma nemmeno la ninna nanna.

huffingtonpost.it/video/2023/1

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