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Qualunque tecnologia, inserita in una opportuna metodologia, può tornare utile per “condizionare” pesantemente le opinioni di persone sradicate e non più abituate a una presenza a sé. Non ultimo poi, il fattore culturale. L’accoppiata micidiale sarà l’AI nei contesti social (Metà, X, Instagram, LinkedIn…)
La AI, quella che sta andando per la maggiore, ha già formattato il modo di pensare di milioni di persone nel momento in cui viene offerta per essere consumata, non per essere compresa e scelta consapevolmente.
Usare/consumare AI oggi, per la maggior parte delle persone, significa prendere posto in una gerarchia sociale (economica, professionale, politica, finanziaria…) pre-formattata da un codice del dominio invisibile e non messo a tema.
In tema di norme e regolamentazioni (AI Act), più dei “guard rail” sono le destinazioni delle “autostrade” il problema. Il punto è dove vogliamo andare, chi vogliamo essere, che tipo di società, di mondo, di vita vogliamo generare, se e quanto le persone sono invitate a partecipare nella scelta delle destinazioni e non solo sulla consistenza dei guard rail.

repubblica.it/tecnologia/2024/

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