I dispositivi con i quali vorremmo leggere stati emotivi sono orientati da una visione quantitativa delle emozioni che ha il suo fondamento in Aristotele. Oltre alla determinazione quantitativa Aristotele ne indica altre tre, relative alla qualità: secondo il movimento di alterazione, secondo l’atto del cambiamento, secondo il rapporto alla disposizione (Metafisica, cap. 21, libro 5°).
I dispositivi di codifica facciale fanno un pessimo lavoro nella lettura delle emozioni. Questo è dovuto in parte ai limiti dei data set per tarare gli algoritmi, al fatto che gli algoritmi, non avendo un mondo né un corpo, ignorano il contesto, ma soprattutto all'errata comprensione delle emozioni.
Le emozioni non si riflettono solo nelle espressioni del viso. I movimenti facciali svolgono più una funzione sociale: sono un aspetto della nostra comunicazione non verbale. Quando non siamo impegnati in una relazione i volti tendono a rilassarsi in un’espressione neutra, indipendentemente dalle emozioni vissute.
Le emozioni sono un modo integrale del vivente di sentirsi vivere in relazione a sé, agli altri e al mondo. Ci interpellano, ci orientano verso un ad-venire, dischiudono un immaginario che tenta possibilità d'essere non previsioni.
Non ultimo: l'empatia non è "contagio emotivo".
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https://www.wired.it/article/intelligenza-artificiale-empatia/