in realtà, imparare a programmare fluentemente è condizione necessaria (ma non sufficiente) per una piena cittadinanza cibernetica, per partecipare attivamente al governo di una società costituita per il 99.99% da agenti cibernetici automatici (software) controllati da coloro che sanno programmare.
piaccia o no, non saper programmare e debuggare il software significa subire passivamente la volontà di chi sa farlo, riducendosi a ingranaggi alienati.
Sarei felice se si potesse, ma concretamente non si può.
D'altro canto la programmazione non deve necessariamente essere difficile: siamo ai geroglifici (che non a caso, richiedevano decenni per essere dominati e proprio per questo diventavano uno strumento di potere) dobbiamo cercare un alfabeto in cui riscrivere tutto.
L'alternativa è uno stato di minorità inconsapevole per la stragrande maggioranza delle persone, uno stato di libertà simulata (oltre che vigilata) in cui la maggioranza delle persone crede di agire nel proprio interesse individuale mentre viene manipolata costantemente tramite migliaia di automatismi con cui interagisce quotidianamente.
Hacker o robot, cittadini o schiavi.
@Shamar
Asticella posta un bel po' in alto direi. Si può e si deve trovare una via di mezzo.