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@sofista@mastodon.bida.im @kappazeta nel comunismo lavori uguale. Anzi di più. Con in più il nazionalismo e la retorica.

@wildmandrake @philosophy Meditation (Vipassana and Samantha) developed in Buddhism, which contested the caste system from the beginning. In the 20th century, the Indian activist Ambedkar tried to convert the untouchables to Buddhism in order to free them from the caste system.

@simonperry però non è una cattedrale. È la loggia della mercanzia a Siena.

-2 gradi. Studentessa con la pancia di fuori. Non sono umani.

Un esempio di come in nome dell'arte si possa diffondere il brutto.

@Josephine@mastodon.uno Il punto è che i temi gli sfuggono di mano. Davvero non si capisce cosa voglia dire. Naturalmente può essere che non l'abbia capito io.

Una faina. La vita di una faina. Un romanzo sulla vita di una faina. E non un romanzo qualsiasi: un romanzo che ha vinto il Campiello.

Come si racconta la vita di una faina? Bisognerà provare ad _essere_ una faina. Chiedersi cos'è essere un animale. Qualcosa alla Uexküll, ma con in più il talento del narratore. Bello!

Questo pensavo, più o meno, apprestandomi alla lettura di _I miei stupidi intenti_ di Bernardo Zannoni (Sellerio, Palermo 2021), con le migliori aspettative: sia perché, appunto, ha vinto il Campiello, sia perché se ne dice un gran bene.

Mi trovo subito alle prese con una faina che si chiama Archy. Perché Archy? Sarà perché le faine vivono negli Stati Uniti? Ma no. Il loro habitat è europeo e mediorientale. La nostra faina avrebbe più realisticamente potuto chiamarsi Peppino. Ma soprattutto: che faina è una faina che ha un nome? Per giunta parla. E dorme in un letto. Gli animali di Zannoni hanno il comodino e la lampada, e quando occorre chiamano il medico: e dunque no, niente Uexkül. Nessuno sforzo di _essere una faina_. Ma nemmeno ci si muove in un mondo disneyano: la cosa diventa chiara oltre ogni possibilità di equivoco quando la mamma di Archy fa saltare un occhio alla sorella con una zampata.

Gli animali di Zannoni compiono gli atti più efferati con assoluta naturalezza, come si conviene a degli animali. E sarebbe pur interessante, la storia, se ritrasse un mondo umano ricondotto ai suoi primordiali istinti animali: la sopravvivenza, la conquista della femmina, la riproduzione. Ma ciò avrebbe richiesto rigore e metodo. E invece abbiamo una femmina di faina che, contro ogni saggezza animale, si innamora del protagonista, pur sapendolo fragile, perché gli sembra buono. Siamo, insomma, in un mondo di mezzo, che oscilla di continuo tra l'umano e l'animale, e che rende poco plausibile il dramma della volpe Solomon, figura pur interessante, che scopre in un solo colpo che esiste la morte, che esiste Dio e che esistono la Scrittura (la Bibbia) e la scrittura. Quattro cose umane, la cui conoscenza illude la vecchia volpe di essere in realtà un essere umano: come se non fosse già un essere umano mascherato da volpe. Che muore disperatamente, in pagine tra le più belle del libro, nudo d'ogni certezza. Inverando, della sua amata Bibbia, il solo libro di Qohelet.

La morte del protagonista invece, con cui il libro si conclude, è la parte meno riuscita del libro. E non solo perché fa strano questa vecchia faina che in un lago di sangue prende la penna, anzi l'aculeo del suo amico istrice Klaus (anche qui non si capisce bene perché il nome tedesco), per raccontare in diretta la sua fine, ma perché anche nel momento supremo la nostra faina resta indecisa: morire da animale, finalmente, o sperare che ci sia qualcosa, come un uomo?

Insomma: questi esseri usciti dalla fantasia di Zannoni non sono né animali né esseri umani e soffrono per questa l1oro condizione limbica, tentati ora dall'innocenza animale ora dall'immortalità che illude gli umani. E spiace, si simpatizza con loro, ma alla fine si resta un po' come Said dopo aver ascoltato la storia di Grumwalski ne _L'odio_ di Kassowitz: "Che ce l'ha raccontato a fare?'

@alda7069 Manzotti è uno di quelli per i quali _pensare_ vuol dire essere novax.

@Chloe@mastodon.uno Sono un sostenitore dei piaceri, soprattutto intellettuali.

Dall'"Almanacco purgativo" dei futuristi. Naturalmente non è di Swift.

@DilettaFileni Un posto che amo molto. Attualmente candidata a capitale italiana della cultura.

@poterealpopolo Non capisco che vuoi dire. Io non condivido le idee di Makarenka. I comunisti siete voi, mi pare. Io sono anarchico.
A margine: non so con chi sto parlando.

@poterealpopolo una premessa. Io sono un docente. E sono anarchico. Considero il mio un lavoro politico, ma come docente devo muovermi nel solco della Costituzione. Questo vuol dire mettercela tutta per cercare di fare sì che la scuola favorisca la giustizia sociale, ma che non posso, ad esempio, pensare di formare dei rivoluzionari, né formare i miei studenti alla lotta di classe.

L'alternanza o meglio il PCTO non ha davvero nulla a che fare col lavoro. Sì tratta di una esperienza che serve piuttosto per due cose. La prima è l'orientamento. E da questo punto di vista è uno strumento eccezionale. Molti miei studenti hanno capito cosa studiare e cosa non studiare dopo l'esperienza di alternanza. La seconda è la costruzione di una soggettività politica. Per la prima volta grazie all'alternanza abbiamo potuto lavorare usando il lavoro scolastico nell'ottica di un contributo alla vita della comunità. E questo è fondamentale.

@poterealpopolo Non esiste nessuna idea neoliberale che _solo_ il lavoro educhi. È una idea appunto più vicina al comunismo che al neoliberismo. E nel caso di Makarenko non si tratta di fare qualche ora in una scuola elementare o in una biblioteca, ma di pesante lavoro in fabbrica.

@Shardigna@mastodon.uno Mi pareva chiaro che la discussione fosse su di lui. Avresti potuto dirlo prima che ti riferivi a qualche altro. Chi, non si sa.

@poterealpopolo Mi spiace dover insistere, ma tutta la scuola occidentale è figlia del capitalismo. La sua terminologia - il profitto dello studente, ecc. - è figlia della morale borghese. Per chi, ancora: aboliamo la scuola?
Che il lavoro educhi peraltro è convinzione centrale della pedagogia comunista: Makàrenka non fa altro che far lavorare i suoi ragazzi.
Ma tutta la discussione nasce da un equivoco: che il lavoro dell'alternanza sia davvero lavoro. Quando insegnavo al Liceo socio-psico-pedagogico portavo i miei studenti a fare tirocinio nelle scuole. Ho fatto la stessa cosa in alternanza, e improvvisamente era diventata una cosa sporca: perché era _lavoro_.

@poterealpopolo "Non è scissa dai rapporti di forza e va verificata di volta in volta" è una frase astrattissima e per me priva di significato. Puoi fare lo sforzo di esprimerti in modo più chiaro?

@Shardigna@mastodon.uno Non mi interessa cambiare le tue idee. Mi interessa discutere con argomenti.
Il tuo argomento è che è bene che Cospito stia al 41bis perché è un _boss_ e potrebbe convertire altri all'anarchismo. La mia risposta è che:
- Non a molto senso applicare a Cospito un termine proprio dei mafiosi. Cospito _non_ è un mafioso. Per quello che ne so, non è nemmeno un leader nel movimento anarchico. Quindi _boss_ non c'entra proprio niente.
- Un anarchico, che sia leader o meno, non ha nessuna possibilità di convertire delinquenti comuni, che a tutto sono interessati meno che all'anarchismo.
- L'argomento del _contagio_ dovrebbe, peraltro, indurci a ripensare fortemente l'intero sistema carcerario, perché i penitenziari italiani sono l'università delle mafie. Ad esempio, la mafia foggiana è nata in seguito alla detenzione di Cutolo presso il carcere di Foggia.
- In ogni caso basterebbe il normale isolamento carcerario, che è diverso dal 41bis.
- Se non ti vengono i nomi e perché probabilmente non ve ne sono. E si può parlare di accanimento contro Cospito.

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