RT @Giul_Granato@twitter.com

Una SpA che fattura più di 20mln di € l'anno cerca personale con “Master in Gestione Risorse Umane e ottima conoscenza della lingua inglese e di Excel” in cambio di uno schifo di stage pagato 500€ al mese.
3,12€ l'ora.

Basterebbe questo per dire che gli #stage vanno aboliti.

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@poterealpopolo Non vedo perché questo dovrebbe provare che gli stage andrebbero aboliti.
Questo dovrebbe portare semmai all'introduzione di un salario minimo umano che permetta ad una persona di affittare una stanza, comprare il cibo necessario per sopravvivere un mese includendovi un po' di carne ed avere qualche soldo in più in tasca a fine mese per svago ed altri progetti.

@rastinza @poterealpopolo

Misure come il salario minimo sono sempre state fallimentari perché il problema è strutturale e lo si dimostra *matematicamente*. Ciò che va fatto sono i Piani di Lavoro Garantito proposti dagli economisti della Teoria Monetaria Moderna.

I PLG o Job Guarantee in inglese ribaltano il concetto di esercito industriale di riserva di Marx, passando da un sistema in cui il lavoratore elemosina il posto di lavoro ad uno in cui è il datore di lavoro privato che deve offrire salario e condizioni di lavoro migliori di quelli garantiti dallo Stato.

Non lo si fa per via di questa credenza idiota per cui le tasse finanzierebbero la spesa pubblica e aumentando il deficit aumenterebbero inflazione e "debito pubblico". Due fantasmi inventati per giustificare lo smantellamento dello Stato sociale.

@post @poterealpopolo non conosco questa teoria, leggerò qualcosa a riguardo.
Puoi consigliarmi un compendio introduttivo non troppo lungo?

Ciò detto, non vedo come il salario minimo possa guastare qualora venga aggiustato regolarmente all'aumento dei prezzi.
Magari non risolve i problemi ed aumenta la quantità di lavoro in nero, però quantomeno stabilisce che a noi come società certe cose non vanno bene, non sembrano accettabili e che se qualcuno paga da fame i suoi dipendenti sta commettendo un illecito.

@rastinza @poterealpopolo

"Il mito del deficit: La teoria monetaria moderna per un’economia al servizio del popolo" di Stephanie Kelton (già economista capo della minoranza democratica di Bernie Sanders al Senato USA) è un saggio divulgativo con linguaggio accessibile a tutti, è disponibile sia in italiano che in inglese ed è anche su LibGen se non vuoi comprarlo:
ipfs.io/ipfs/bafykbzacebtoiwwh

ipfs.io/ipfs/bafykbzacecgty5al

Sempre sul lato divulgativo ci sono vari libri di Warren Mosler.

Un saggio sui risvolti socio-politici in ottica della MMT è "Reclaiming the State" (uno degli autori è uno dei tre "padri" della MMT):

plutobooks.com/9780745337326/r

Dal punto di vista accademico c'è un manuale universitario introduttivo alla macroeconomia con la lente della MMT scritto dai due principali economisti che se ne sono occupati a livello di pubblicazioni scientifiche (Wray e Mitchell) ed è adottato come libro di testo in alcune università:

amazon.com/Macroeconomics-Will

@rastinza @poterealpopolo

Una volta un fisico cercò di spiegare ad un generale che una certa cosa non si può fare per le Leggi di Kirchhoff e questi gli rispose "e allora le faremo cambiare queste leggi".

Qui è la stessa cosa, si pensa di poter intervenire in modo coercitivo sull'economia invece che accomodandone le leggi azionando le leve macroeconomiche e sfruttando l'infinita capacità propulsiva dello Stato in economia.

Se imponi un salario minimo e basta possono succedere varie cose, in parte si assume di meno, in parte lo si elude col lavoro in nero, si può avere inflazione perché per garantire i salari da qualche parte quei soldi vanno presi (es. il commerciante alza i prezzi dei prodotti per garantire i salari minimi ai dipendenti) e parte un circolo vizioso in cui il salario minimo va continuamente aumentato. Inoltre possono essere erose altre condizioni di lavoro per compensare il salario minimo, dalle piccole cose come la macchinetta del caffè fino a straordinari non retribuiti.

Invece il problema sta nei rapporti di forza tra datore di lavoro e lavoratore, quest'ultimo deve avere capacità negoziale altrimenti il datore di lavoro scaricherà sempre in qualche modo i costi degli interventi coercitivi su di esso.

Uno Stato cosciente della sua infinita capacità di spesa fa una cosa molto semplice: garantisce a tutti lo stipendio e le condizioni di lavoro che ritiene dignitose e allora sarà il lavoratore a decidere quando gli conviene accettare un lavoro da un privato. Lo Stato così garantisce i diritti de facto invece che de iure.

E in piena occupazione siamo tutti più ricchi in termini di ricchezza reale; è la disoccupazione, il tenere ferma una parte di popolazione disposta a lavorare, ad essere un costo che pesa su chi produce.

Se non si fa questo è semplicemente perché ormai siamo in un circolo vizioso che porta ad un sempre maggiore accentramento di ricchezza nelle mani di pochi, reso possibile da quella piramide di rapporti di forza che per sostenersi non può fare altro che accentuarsi, non possiamo che essere ciascuno l'aguzzino dell'altro; non risolvi certo le cose mettendo un salario minimo ad un certo livello della piramide perché crea solo una strozzatura che viene prima o poi inglobata. Per questo dico che il problema è strutturale.

@post @poterealpopolo intendo quello che dici e mi leggerò i libri che mi hai consigliato.
Ma non credo che imporre un salario minimo sia sbagliato; ritengo giusto decidere che sia sbagliato pagare una persona meno di ciò che le basta per sopravvivere, a prescindere che questo sia effettivamente possibile o meno non deve essere concesso. Ovviamente, se è possibile fornire a tutti un lavoro che renda loro una vita decente questo è preferibile alla situazione attuale.

@rastinza @poterealpopolo

L'obiettivo è nobile ma la misura è inefficace.

Mosler usa la metafora dei cani e degli ossi per spiegare cos'è un problema macroeconomico: a 100 cani vengono dati 90 ossi e si osserva che 10 rimangono senza. Si interviene sui cani cercando di renderli "più competitivi", si ripete l'esperimento e sempre 90 rimangono senza.

La misura del salario minimo è come mettere una regola sulla competizione tra quei cani e sperare che più di 90 abbiano un osso. Scarichi il costo di questa misura sui datori di lavoro che nel migliore dei casi avranno meno soldi da spendere e quindi qualcun altro avrà meno clienti, nel peggiore la misura viene elusa come ho spiegato.

Ciò che va fatto invece è emettere la quantità di moneta necessaria all'economia italiana, che deve aumentare mano a mano che l'economia migliora proprio come aumenta il sangue in circolo nel corpo di un bambino che diventa adulto. Lo abbiamo fatto nel Dopoguerra con quello che è diventato il Miracolo economico italiano: it.wikipedia.org/wiki/Miracolo

Si tratta solo di adoperare politiche economiche keynesiane e Keynes è universalmente considerato il padre della macroeconomia. La MMT aggiunge soltanto il fatto che il modo migliore per raggiungere la piena occupazione con la minore quantità di inflazione è che lo Stato si faccia garante di ultima istanza del lavoro.

@post @poterealpopolo Grazie della spiegazione. Conosco le teorie Keynesiane, le ho studiate in India dove piacciono molto.
Certamente investimenti da parte dello stato aiutano a creare infrastrutture e posti di lavoro, il che è ottimo.
Tuttavia non mi pare si stia ripartendo una quantità di risorse limitata tra un numero di persone troppo grande.
Mi sembra anzi che le risorse per permettere a tutti di vivere un'ottima vita siano già presenti nel mondo.
Questo esempio dei cani non mi torna; di cosa stiamo parlando in particolare?
Se parliamo di denaro questo sicuramente non funziona, perché esiste abbastanza denaro al mondo ed in Italia perché tutti ne abbiano almeno una quantità adatta a vivere bene.
Tuttavia il denaro in sé non ha senso se mancano le risorse acquistabili attraverso esso.
Ora, i beni di primaria importanza sono cibo, casa e vestiti. Questi esistono in quantità sufficiente ed addirittura abbondante per la gente presente.
Passando ai lussi invece sicuramente alcuni beni non bastano per tutti, dipende dal livello di lusso: non tutti possono avere uno yatch evidentemente, tuttavia se parliamo già di un cellulare ad esempio siamo in grado di produrne abbastanza per tutti.

Questa estesa mancanza di moneta non so quanto effettivamente esista, può darsi che come dici tu sia una delle principali cause che portano a lavori sottopagati ma allora per favore spiegami quali sono i punti dell'economia in cui manca il denaro e che impediscono un migliore sviluppo. Perché mi pare che si stia pompando parecchio denaro nell'economia Italiana, questo non è abbastanza?

Tuttavia ciò non spiegherebbe aziende molto ricche che comunque pagano i dipendenti una miseria.
Davvero un'azienda di 2.000 dipendenti e fatturato alto con buoni dividendi per gli azionisti è costretta ad assumere uno stagista per 500€ al mese se no non riescono ad andare avanti?
Il salario minimo quantomeno preverrebbe quelle situazioni.
A prescindere dall'efficacia della misura del salario minimo nel sanare l'economia ritengo che debba essere presente per motivi etici.
Poi, per migliorare il funzionamento dell'economia si agirà in altre maniere più efficaci.
Davvero il salario minimo danneggia l'economia così tanto da non dover essere introdotto per permetterne un buon funzionamento?

@rastinza @poterealpopolo

Parliamo di moneta intesa come tutti quei crediti che lo Stato accetta in pagamento delle tasse e se escludi gli interessi pagati sul "debito pubblico" allora l'Italia è in avanzo primario da moltissimo tempo, cioè lo Stato tassa più di quanto spende.

La moneta viene emessa con l'atto stesso della spesa pubblica e con le tasse viene ritirata e distrutta. Quella che rimane è la moneta attualmente in circolo che fa da differenza di potenziale e fa scorrere la moneta nel circuito del credito affinché possa adempiere al suo compito invece di ristagnare in agglomerati di credito, i più grandi dei quali oggi sono multinazionali e grandi banche d'investimento.

Con l'avanzo primario si sta erodendo la ricchezza accumulata dagli italiani dal Dopoguerra fino agli anni '90 e contemporaneamente ci costringe a procacciarla all'estero perseguendo una bilancia commerciale positiva; esportiamo beni reali in cambio di qualcosa di virtuale che potremmo emettere da soli. Questo è quello che si chiama mercantilismo, nazioni che competono come soggetti economici e finiscono per farsi la guerra.

Vado ad intuito ed immagino che tu sia incappato in una teoria di moneta esogena, cioè che non distingue il credito dalla moneta vera e propria. La MMT invece riconosce la cosiddetta endogenicità della moneta:

Immagina che l'obiettivo sia gonfiare un palloncino, che l'aria sia la moneta e la spesa pubblica una pompa d'aria. I neoclassici (il mainstream economico) pretendono di affrontare il problema con un palloncino più grande, illudendosi che così vi entrerà più aria senza bisogno di una pompa.

Un palloncino più grande equivale a maggiore accesso al credito (dei privati dalle banche commerciali che a loro volta vi accedono dalla banca centrale) che di per sé è una cosa importante soprattutto se l'economia è in espansione: gli imprenditori hanno bisogno di credito per investire ed intercettare l'aumento di domanda.

Ma l'aumento di domanda ci può essere solo sotto l'effetto propulsivo della spesa pubblica: niente pompa -> palloncino sgonfio, per quanto grande.

Quindi la moneta di cui parli tu non è la moneta di cui parla la MMT (o Keynes).

Comunque per essere chiari la moneta non è una risorsa per lo Stato che la emette ma è un mezzo di allocazione delle risorse e in particolare della risorsa più importante: il lavoro dei cittadini. È insensato per uno Stato mantenere delle persone disoccupate (cioè che vorrebbero lavorare ma non trovano lavoro); quello sì che è uno spreco, invece la spesa pubblica non sarà mai uno spreco perché sarà sempre moneta che finisce nell'economia reale.

Ti riporto ciò che scriveva Keynes già nel 1933:

"C’è un’altra spiegazione, io credo, di questo nuovo orientamento delle nostre menti.
Il secolo XIX aveva esagerato sino alla stravaganza quel criterio che si può chiamare brevemente dei risultati finanziari, quale segno della opportunità di una azione qualsiasi, di iniziativa privata o collettiva.
Tutta la condotta della vita era stata ridotta a una specie di parodia dell’incubo di un contabile.
Invece di usare le loro moltiplicate riserve materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, gli uomini dell’ottocento costruirono dei sobborghi di catapecchie; ed erano d’opinione che fosse giusto ed opportuno di costruire delle catapecchie perché le catapecchie, alla prova dell’iniziativa privata, «rendevano», mentre la città delle meraviglie, pensavano, sarebbe stata una folle stravaganza che, per esprimerci nell’idioma imbecille della moda finanziaria, avrebbe «ipotecato il futuro», sebbene non si riesca a vedere, a meno che non si abbia la mente obnubilata da false analogie tratte da una inapplicabile contabilità, come la costruzione oggi di opere grandiose e magnifiche possa impoverire il futuro.
Ancor oggi io spendo il mio tempo, in parte vanamente, ma in parte anche -lo devo ammettere- con qualche successo, a convincere i miei compatrioti che la nazione nel suo insieme sarebbe senza dubbio più ricca se gli uomini e le macchine disoccupate fossero adoperate per costruire le case di cui si ha tanto bisogno, che non se essi sono mantenuti nell’ozio.
Ma le menti di questa generazione sono così offuscate da calcoli sofisticati, che esse diffidano di conclusioni che dovrebbero essere ovvie, e questo ancora per la cieca fiducia che hanno in un sistema di contabilità finanziaria che mette in dubbio se un’operazione del genere «renderebbe». Noi dobbiamo restare poveri perché essere ricchi non « rende ».
Noi dobbiamo vivere in tuguri, non perché non possiamo costruire dei palazzi, ma perché non ce li possiamo «permettere»."

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