Con la circolare alle scuole, il ministro Valditara chiarisce che le regole già ci sono e che
“L'utilizzo dei cellulari e di altri dispositivi elettronici può essere ovviamente consentito, su autorizzazione del docente, e in conformità con i regolamenti di istituto, per finalità didattiche, inclusive e formative, anche nell'ambito degli obiettivi del Piano nazionale scuola digitale (Pnsd) e della "cittadinanza digitale".”
Poi il ministro cita un documento governativo del tutto discutibile:
“L'interesse comune che intendo perseguire è quello per una scuola seria, che rimetta al centro l'apprendimento e l'impegno. Una recente indagine conoscitiva della VII commissione del Senato ha anche evidenziato gli effetti dannosi che l'uso senza criterio dei dispositivi elettronici può avere su concentrazione, memoria, spirito critico dei ragazzi.”
Vale la pena riprendere alcuni stralci di quel documento approvato a giugno 2021, soprattutto per il linguaggio sobrio che lo caratterizza oltre all’infondatezza di quanto asserito:
“Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche.
È quanto sostengono, ciascuno dal proprio punto di vista «scientifico» [tra virgolette!], la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi. Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare.”
Ci sono anche le indicazioni in quel documento da quelle bizzarre a quelle di sorveglianza autoritaria:
“Avanziamo alcune ipotesi:
– scoraggiare l’uso di smartphone e videogiochi per minori di quattordici anni;
– rendere cogente il divieto di iscrizione ai social per i minori di tredici anni;
– prevedere l’obbligo dell’installazione di applicazioni per il controllo parentale e l’inibizione all’accesso a siti per adulti sui cellulari dei minori;
– favorire la riconoscibilità di chi frequenta il web;
– vietare l’accesso degli smartphone nelle classi;
– educare gli studenti ai rischi connessi all’abuso di dispositivi digitali e alla navigazione sul web;
– interpretare con equilibrio e spirito critico la tendenza epocale a sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento;
– incoraggiare, nelle scuole, la lettura su carta, la scrittura a mano e l’esercizio della memoria.”
C’è da dire che il ministro affermando che l’uso dei dispositivi è consentito per finalità didattiche, ragionevolmente smentisce una delle affermazioni scriteriate di quel documento:
“non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri”.
La conclusione del documento della VII commissione permanente del Senato è degna di un film horror:
“Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro.”
Insomma, una scuola seria richiederebbe come minimo il riferimento a documenti seri, validati, inclusivi delle evidenze scientifiche replicate (oltre che ben scritti), soprattutto se governativi.
Almeno la circolare nulla cambia a scuola ma serve a un governo di destra a far rumore: creiamo panico morale su un tema attuale e vi illudiamo di occuparcene con forza, autorità e pseudoscienza, approfittandone per instillare una cultura della sorveglianza.