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Il linguaggio del corpo è stato indicato come "tutto il resto che la non può capire".
Il punto, non colto, è che tutto quel "resto", che arriva alla parola come "corpo", è il fondamento stesso di ogni possibile comunicazione, non riducibile alla prospettiva informazionale di Shannon. È l’oltre del linguaggio, l’operatore che fa saltare qualunque codice, non avendo nulla da comunicare e da chiedere, essendo-ci già. Come la vita, tutto quel "resto" è parte di una significazione già data e in atto della quale siamo parte e, al tempo stesso, nella quale siamo chiamati a prendere posizione, a muoverci. La forza di tutto quel "resto" è ciò che irrompe nel linguaggio quando, non riuscendo a trovare le parole per manifestare immediatamente il senso di ciò che stiamo vivendo, finiamo per indicarlo con riferimenti al corpo e ai suoi vissuti: esperienze brucianti; far corpo morto; agire a sangue freddo; aver naso per gli affari; essere dei ficcanaso o di mano lesta; aver la testa pesante; le farfalle nello stomaco; il sangue che ribolle e le mani che prudono ...
Quel "resto" - corporeità costitutiva dell’esperienza e dei processi di significazione in atto - implica un mondo co-generato non giustapposto. È il non calcolabile e per questo inafferrabile nella prospettiva che riduce l'esistenza a funzionamento. È la vita oltre l'ottusa prospettiva della AI.

invidious.io.lol/watch?v=Q4v8U

@Gert che sia non calcolabile, ne dubito fortemente. Si tratta di simboli, come quelli scritti. Il problema non è il linguaggio, né la sua interpretazione. Il problema è il contesto (ovvero, quello che normalmente viene chiamato "vissuto") che nessuna intelligenza artificiale (attuale) potrà replicare, perché l'IA non vive, non ha occhi, orecchie, tatto, ecc., e non può quindi avere alcun vissuto. E non può in nessun modo interpretare senza contesto.

@glipari non è calcolabile perché in quel contesto non ha alcun senso introdurre una misura. Poi uno può sempre decidere di mettersi a misurare il cielo con una canna e farsi i calcoli che preferisce. Dati, misura e calcolo sono, evidentemente, sempre solo una delle tante manifestazioni della esistenza, non la sua essenza o significato ultimo. I dati stessi, dopo qualunque elaborazione, devono essere riportati nell'ambito della esperienza umana per avere senso e significato. Il risultato stesso di una computazione implica una ermeneutica: interpreto i risultati in relazione alle domande e alla prospettiva che scelgo.

@Gert @glipari penso che un fattore che un PC nn è in grado di simulare e di interpretare in maniera analitica, perché in termini è impossibile, sia la casualità mentre il random è sempre frutto di un calcolo la casualità organica e fisica, l'eccezione che fa la regola è alla base dell'evoluzione della vita sulla terra.
Forse un giorno avremo un modo di creare una vastità di variabili che sono gli atomi dell'universo infinito, disporli in maniera casuale in un algoritmo autogenerativo e cercare poi, negli infiniti universi paralleli generati dall'interazione casuale di questi infiniti elementi, la nostra intelligenza artificialmente.

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