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The self-destruction of the OSI has no end.

“Get ready to vote for OSI’s board of directors in 2025. […] Please have a look at the Data Governance in Open Source AI […]”

Seems like only candidates who are in favour of their “OSAID” (badly named, as it violates Open Source standards) are even considerable anyway, and voters are directed with leading messages months in advance.

Oh well, they are in the USA after all.

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Demistificare e porre le domande giuste sono i due obiettivi di questa critica sistematica e multidisciplinare a ChatGPT, il più noto tra gli strumenti di intelligenza artificiale prepotentemente entrati nelle nostre vite. E se da un lato è necessario decostruire le narrazioni tecno-entusiaste che prospettano un avvenire radioso, dall’altro appare cruciale stimolare una riflessione più consapevole sul tipo di mondo che stiamo costruendo quando accogliamo – senza farci troppe domande – la rivoluzione tecnologica in atto.

Il 31 gennaio esce in libreria la nostra seconda novità dell'anno "Critica di ChatGPT" di Antonio Santangelo, Alberto Sissa, Maurizio Borghi.

scheda del libro:
eleuthera.it/scheda_libro.php?

leggi la prefazione:
eleuthera.it/files/materiali/S

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007: la spia che insegnava sarebbe soltanto un film.

Pare che la preoccupazione di @aisa sull'articolo 31 del #ddlsicurezza sia un "allarmismo ingiustificato".

Ma se fosse vero che l'articolo 31 del #ddlsicurezza non rende obbligatoria, per le università e gli enti di ricerca, la collaborazione con i servizi, perché introdurre una norma che non cambia nulla rispetto a quella vigente e ostinarsi a difenderla, magari evocando usanze non solo "statunitensi" ma "asiatiche"?

Anche Tomaso Montanari, che pure interpreta la norma in discussione in senso restrittivo, almeno per le università, suona bizzarramente allarmista, al punto di scomodare Orwell

Oggi ho discusso con gli studenti del problema della liceità del regicidio nella Metafisica dei costumi di Kant - tema di scottante attualità nell'ultimo decennio del XVIII secolo. Se gli studenti sapessero che io posso (o devo?) spiarli, che il mio rettore può (o deve?) farlo, ricerca e didattica diventerebbero più libere e sicure, o meno?

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ho costruito una cucina ikea


Incubo, l'occhio che tutto vede.

Ho costruito una cucina IKEA. Davvero, mai nessuno di voi l'ha fatto? Allora non potete dire di essere veri uomini, mi dispiace. Costruire una cucina IKEA è una catarsi interiore, una esperienza che si dovrebbe fare almeno una volta nella vita. È quel qualcosa che ti lascia un segno e ti rivaluta al senso dell'esistenza, ti fa credere in dio e nel diavolo, ti rende più uomo e nel contempo ti dona quella sensibilità che piace alle donne.

"Ho costruito una cucina IKEA", posso dirlo con fierezza.

Ci sono giorni in cui, stufi del padrone di casa e dell'umidità di quel "maledetto posto", per non citare le persone, si decide di cambiarla quella casa. Si cerca e si valuta e si trova alla fine, ma vuota (beh!, si paga meno di affitto.)

Manca la cucina soprattutto.

Allora IKEA, il sogno di tutti, specialmente delle donne. Un enorme carrozzone di cose a festa, roba giusta al prezzo giusto, roba di design, quel giusto-moderno-di-design-che-fa-tanto-design. IKEA e i suoi nomi assurdi, Ektorp, Beddinge, Billy. Gunghult, Gunghult? Mio Dio.
Quando ho chiesto al mio commercialista se avessi potuto scaricare la fattura, mi ha guardato sorridendo La fortuna di IKEA sono i nomi, tu pensi che il fisco vada a controllare?, si suicidano piuttosto, così la fattura della mia cucina è finita tra le altre della società (da dire comunque che abbiamo comprato cose anche per la società nel frattempo, siamo molto ligi alla legge, per questo lavoriamo e lavoriamo, ma siamo poveri, ma questa è un'altra storia).

Si entra da IKEA e i mobili sono montati, quello ti frega, sono montati.

Quella mi piace, quella no. il piano lo voglio a quattro fuochi, quello di lavoro grigio.

Intanto con la stupida matitina in mano e il fogliettino rigorosamente IKEA, si prendono appunti e si fa ora di pranzo, allora via al punto di ristoro IKEA, dove forniscono a modico prezzo, rigorosamente di design compreso il nome, panini improbabili di provenienza alterna (svedese?).

Se uno ci fa caso può anche notare un cartello che recita più o meno così: serviti da solo e ripulisci da solo, altrimenti noi saremo costretti ad assumere personale e di conseguenza dovremmo alzare i prezzi dei nostri meravigliosi prodotti, rigorosamente di design.

Ora questo sa un po' di minaccia e alla faccia dell'occupazione, mi sono sentito tentato di spiaccicare il loro panino dal nome impronunciabile su una vetrata. Ma poi ho pensato, chissà poi davvero come ragiona un uomo IKEA, l'IKEA-man, il supereroe delle idee idiote.

Si continua a cercare i pezzi, scoprendo con gioia che dell'accessorio per fare il buco per il rubinetto del lavello a una vasca e mezzo ne esistono tre esemplari, ma tutti all'IKEA di Milano. La mia IKEA di Roma, i buchi non li fa oppure si arrangia. Niente paura, l'uomo che ha una missione non si scoraggia, un ferramenta può fornirmi di adatta fresa di acciaio al tungsteno per bucare lamiere di cinque centimetri.

Il piano di lavoro, semplicemente integro, un tavolone lungo tre metri di truciolare laminato spesso quattro (cinque? ) centimetri, una cosa da culturisti allenati.

Controllata la lista e caricato il furgone.

Scaricato il furgone e controllata la lista.

La cosa bella dei mobili IKEA sono le istruzioni, vanno seguite alla lettera, pena il caos completo, ma comunque la pagina finale, dice che se proprio sei un idiota e non riesci a costruire i loro semplici prodotti rigorosamente di design puoi sempre chiamare l'assistenza per telefono, oppure coprirti di vergogna e chiamare un loro tecnico che nel più breve tempo possibile provvederà alla messa in opera.

Ora, le istruzioni vanno lette con attenzione e seguite allo stesso modo, ma le istruzioni si riferiscono al pacco in questione (ogni riferimento al "pacco" come fregatura è casuale) e non al rapporto di quel pacco con gli altri pacchi. Alla fine hai la casa inondata di pezzi la cui lunghezza va da tre metri a un millimetro e mezzo, tutti di materiali vari (ma perché una vite è di plastica e una di metallo? e perché alcune cose sono smontabili e altre irrimediabilmente saldate assieme?).

Hai anche una libreria di istruzioni, una enorme quantità di rotoli di Qumran da rimettere insieme, servirebbero le istruzioni delle istruzioni, con ovviamente il solito consiglio: se sei idiota chiama

Rinuncio a venirne a capo e attacco il primo pezzo di legno a noi due componente in truciolare laminato.

Un'altra cosa dei componibili IKEA sono le viti, sono sempre in numero esatto non una di più non una di meno, se ve ne manca una è colpa vostra, l'avete persa quindi cercatela. In questo frangente pensate come il tecnico IKEA potrebbe trattarvi nella famigerata telefonata.

Si pronto? IKEA, in che posso salvarvi?
Mi scusi sa, la chiamo perché non trovo una vite della cucina Faktum
Ha controllato bene? le ha contate tutte? ha scartato il pacco con ordine?
Ma si abbastanza. Le viti le ho contate, ma ne manca davvero una.
Signore, non vorrei contraddirla, ma sa questo non è possibile, ci sono "sempre" tutte, cerchi meglio

A questo punto probabilmente un uomo normale, mediamente virile, si metterebbe a piangere e raccolto in posizione fetale invocherebbe l'intervento dell'IKEA-man, il supereroe che tutto può.

Intanto uno scopre che ha montato prima un mobiletto che andava montato dopo.
Incocco la fresa sul mio trapano Bosch e mi accingo a forare il lavello. Riesco a bruciare la fresa al tungsteno, il lavello oppone strenua resistenza, allora mi dico che forse avrei potuto farmi comodamente settecento chilometri per andare all'IKEA di Milano per quel maledetto accessorio buca-lavelli, ma a un certo punto il metallo cede e il buco è fatto.

Manca il piano di lavoro.
Bisogna fare due buchi, uno per il lavello e uno per il piano cottura.

Con il trapano mi accingo al buco di entrata per il seghetto alternativo, la parte facile.
Ora, segare con un seghetto alternativo un piano di truciolare trattato e laminato dello spessore di quattro (cinque?) centimetri è cosa da Incredibile Hulk; anche il colore va bene. Il truciolare è verde, trattato come è con impregnanti anti-tutto e di indubbia cancerogenicità.

Non ho mai sentito tanto rumore, il seghetto alternativo pur discreto in qualità mi implorava di smettere, di graziarlo. Gemeva e urlava avanzando lentamente nella materia ostile.

Si rompe una lama, una e poi due. Poi mi tocca andare dal ferramenta.

Mi servono delle lame Bosch
Cosa deve fare?
Sto montando una cucina IKEA

Al che mi guarda con timore reverenziale e me ne regala un pacchetto. L'eco dell'in bocca al lupo si perde mentre chiudo la porta della ferramenta.

Il lavoro continua e uno si accorge che con tutte le viti che ti danno, non ti danno i tasselli a espansione per attaccare i pensili al muro. Forse è per non prendersi la responsabilità e se ti cascano sono cavoli tuoi. Allora per essere sicuro di poterli citare in giudizio un giorno, mi procuro tasselli che possono reggere me in piedi più un paio di elefanti. Se vengono giù sarà quindi colpa o del muro o del mobile. Qualcuno in giudizio ci porto, magari ingessato.

Acqua, fonte di vita e prosperità nel mondo. I rubinetti IKEA hanno il passo strano, mi guardo i tubi e qualcosa non torna, servono i raccordi. Vi siete mai dilettati di idraulica? È un dono, o lo si ha o non lo si ha, io non l'ho. I tubi mi perdono sempre non c'è verso e mi perdono quelli normali, figuratevi il tubo IKEA con il raccordo della ferramenta all'angolo.
I due materiali sono incompatibili: uno svedese che è alto e biondo con gli occhi azzurri, mentre l'altro, che viene da chissà dove e forse tappo e brutto, non si chiama neanche Alsvik.
Con quattro rotoli di teflon e un martello risolvo il problema.

Ho costruito una cucina IKEA, niente potrà più fermarmi adesso. [m:2007]

@viktor

I might boost... IF ONLY had not endorsed , the definition published by on behalf of its sponsors.

Now I don't know if NextCloud can be trusted anymore.

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"Pseudo-decentralizzazione

Un pericolo differente e più subdolo è la "pseudo-decentralizzazione".

L'esempio più chiaro ed evidente è BlueSky, un social network commerciale che si finge decentralizato, mentre di fatto rende "Bluesky Social, PBC" un gatekeeper in condizione di decidere cosa ciascuno possa leggere.

Ma una forma più subdola di "pseudo-decentralizzazione" è causata da grandi fornitori di istanze gestite come masto.host o toot.io: è bello vedere fornitori professionali di applicazioni connesse al fediverso, ma il loro utilizzo da parte di istanze con centinaia o migliaia di utenti riduce nettamente la resilienza del sistema e l'autonomia delle comunità più piccole.
E se ti lamenti troppo dei rischi che queste aziende pongono per i dati personali degli utenti, verrai presto silenziato o bloccato da quegli amministratori che non hanno le competenze per amministrare in prima persona i server che forniscono agli altri."

tratto da Come creare il tuo social network (con Snac) di @giacomo

#fediverso #snac #decentralizzazione

https://encrypted.tesio.it/2024/12/18/come-creare-il-tuo-social-network.html

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Breve guida pratica alla creazione di un’istanza del fediverso su un webhosting economico, senza bisogno di db o vps.

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Gajim’s port to GTK4 is almost finished. 🥁 Currently we’re testing thoroughly to make the switch as smooth as possible.

We went ahead and made lots of small improvements, e.g. writing messages while offline, better styling for image previews, improved chat filters and more.

Gajim also improved its spam fighting toolkit: The next release will allow you to moderate all messages of a spammer at once. 🤖

If you like to support Gajim, please consider making a donation: liberapay.com/Gajim

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I finally turned off GitHub Copilot yesterday. I’ve been using it for about a year on the ‘free for open-source maintainers’ tier. I was skeptical but didn’t want to dismiss it without a fair trial.

It has cost me more time than it has saved. It lets me type faster, which has been useful when writing tests where I’m testing a variety of permutations of an API to check error handling for all of the conditions.

I can recall three places where it has introduced bugs that took me more time to to debug than the total time saving:

The first was something that initially impressed me. I pasted the prose description of how to communicate with an Ethernet MAC into a comment and then wrote some method prototypes. It autocompleted the bodies. All very plausible looking. Only it managed to flip a bit in the MDIO read and write register commands. MDIO is basically a multiplexing system. You have two device registers exposed, one sets the command (read or write a specific internal register) and the other is the value. It got the read and write the wrong way around, so when I thought I was writing a value, I was actually reading. When I thought I was reading, I was actually seeing the value in the last register I thought I had written. It took two of us over a day to debug this. The fix was simple, but the bug was in the middle of correct-looking code. If I’d manually transcribed the command from the data sheet, I would not have got this wrong because I’d have triple checked it.

Another case it had inverted the condition in an if statement inside an error-handling path. The error handling was a rare case and was asymmetric. Hitting the if case when you wanted the else case was okay but the converse was not. Lots of debugging. I learned from this to read the generated code more carefully, but that increased cognitive load and eliminated most of the benefit. Typing code is not the bottleneck and if I have to think about what I want and then read carefully to check it really is what I want, I am slower.

Most recently, I was writing a simple binary search and insertion-deletion operations for a sorted array. I assumed that this was something that had hundreds of examples in the training data and so would be fine. It had all sorts of corner-case bugs. I eventually gave up fixing them and rewrote the code from scratch.

Last week I did some work on a remote machine where I hadn’t set up Copilot and I felt much more productive. Autocomplete was either correct or not present, so I was spending more time thinking about what to write. I don’t entirely trust this kind of subjective judgement, but it was a data point. Around the same time I wrote some code without clangd set up and that really hurt. It turns out I really rely on AST-aware completion to explore APIs. I had to look up more things in the documentation. Copilot was never good for this because it would just bullshit APIs, so something showing up in autocomplete didn’t mean it was real. This would be improved by using a feedback system to require autocomplete outputs to type check, but then they would take much longer to create (probably at least a 10x increase in LLM compute time) and wouldn’t complete fragments, so I don’t see a good path to being able to do this without tight coupling to the LSP server and possibly not even then.

Yesterday I was writing bits of the CHERIoT Programmers’ Guide and it kept autocompleting text in a different writing style, some of which was obviously plagiarised (when I’m describing precisely how to implement a specific, and not very common, lock type with a futex and the autocomplete is a paragraph of text with a lot of detail, I’m confident you don’t have more than one or two examples of that in the training set). It was distracting and annoying. I wrote much faster after turning it off.

So, after giving it a fair try, I have concluded that it is both a net decrease in productivity and probably an increase in legal liability.

Discussions I am not interested in having:

You are holding it wrong. Using Copilot with this magic config setting / prompt tweak makes it better. At its absolute best, it was a small productivity increase, if it needs more effort to use, that will be offset.
This other LLM is much better. I don’t care. The costs of the bullshitting far outweighed the benefits when it worked, to be better it would have to not bullshit, and that’s not something LLMs can do.
It’s great for boilerplate! No. APIs that require every user to write the same code are broken. Fix them, don’t fill the world with more code using them that will need fixing when the APIs change.
Don’t use LLMs for autocomplete, use them for dialogues about the code. Tried that. It’s worse than a rubber duck, which at least knows to stay silent when it doesn’t know what it’s talking about.

The one place Copilot was vaguely useful was hinting at missing abstractions (if it can autocomplete big chunks then my APIs required too much boilerplate and needed better abstractions). The place I thought it might be useful was spotting inconsistent API names and parameter orders but it was actually very bad at this (presumably because of the way it tokenises identifiers?). With a load of examples with consistent names, it would suggest things that didn't match the convention. After using three APIs that all passed the same parameters in the same order, it would suggest flipping the order for the fourth.

#GitHubCopilot #CHERIoT

@Strandjunker

They are both just bullies with billions to spare.

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@jrconlin Have you tried #snac from @grunfink? Even more lightweight than GoToSocial (like remote images don't even get downloaded and cached on your system, saving disk space). Has post expiry (system-wide and user-configurable), has post editing and has an odd ball minimalistic web UI that I really liked.

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