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La Cappella Palatina è sicuramente il luogo più celebre e più suggestivo della città di #Palermo. I lavori di costruzione iniziarono nel 1130 - anno in cui fu Ruggero II fu incoronato re di Sicilia - e terminarono nel 1143. Essa rappresenta la sintesi culturale e politica operata dai Normanni durante la loro dominazione. Infatti, essa fonde in modo mirabile le espressioni architettoniche più rilevanti per la Sicilia: l’europea, la siciliana, la bizantina, l’araba.


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Mi capita spesso di incrociare gli sguardi di meraviglia dei turisti che ammirano le bellezze dell'architettura monumentale di Palermo.

Spero che un giorno questa città possa essere valorizzata per quello che realmente merita.

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I primi pupari siciliani costruivano da sè i paladini, guerrieri cristiani e saraceni, angeli, cavalli, draghi e figure mitologiche, riproducendo lo stile delle armature, creando i modelli e realizzando elmi, spade, corazze che poi rivestivano, pupi a volte dall'aspetto fiero, spavaldo o burlesco.

Nell'Opera dei Pupi si trasmettono ancora oggi stili e comportamenti del popolo siciliano come la cavalleria, il senso dell'onore, la difesa del debole e del giusto, la priorità della fede.

Le gesta dei paladini e il ciclo carolingio sono tra le tematiche trattate negli antichi canovacci usati dai pupari.

Carlo Magno, Gano, Orlando, Rinaldo, Angelica, hanno popolato le sponde dei carretti siciliani, i cartelloni propaganda degli spettacoli serali dei teatrini, le lambrette e i carrettini di uso vario e la fantasia di noi siculi, attraverso i cunti e le farse raccontate, la sera, attorno alla tavola di ogni casa.

#palermo #art #sicilia #sicily #world #opera #travel #photographie #europe

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Montalbano guarda con disgusto il “sacrilego” Augello che mette il parmigiano sulla pasta con le vongole («Gesù! Persino una jena ch’è una jena e si nutre di carogne avrebbe dato di stomaco all'idea di un piatto di pasta alle vongole col parmigiano sopra!» (Il ladro di merendine, p. 33)
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Andrea Camilleri ci lasciava il 17 luglio del 2019, ironia e scrittura raffinata. i suoi gialli vanno a ruba, il suo stile è imitato ma inimitabile.

Ogni nuovo libro firmato Andrea Camilleri scala inevitabilmente le classifiche fino alla vetta, e lì si insedia per mesi.

Si parla di decine e decine di milioni di copie, ma chi le conta più? Eppure lui non se ne vantava: nonostante la vista un po' appannata e le molte primavere sulle spalle, è rimasto quello degli esordi, cioè un signore siciliano spiritoso, modesto e molto colto.

RE:
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Montalbano guarda con disgusto il “sacrilego” Augello che mette il parmigiano sulla pasta con le vongole («Gesù! Persino una jena ch’è una jena e s...
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In quel capolavoro di Milan Kundera che è "L'insostenibile leggerezza dell'essere", si nascondeva una frase d'amore per Palermo.

In quel romanzo, precisamente nel capitolo dal titolo "Le parole fraintese", c'è un passaggio testuale che fa così:

Tra dieci giorni, se non hai niente in contrario, potremmo andare a Palermo le disse.

Preferisco Ginevra rispose lei.

Stava in piedi davanti al cavalletto ed esaminava una tela iniziata.

"Come puoi vivere senza conoscere Palermo?".

#milankundera #palermo #books #libriedintorni

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Maria Grazia Cucinotta "madrina" del pesce siciliano: "Bonu è, ho girato il mondo ma niente è come la nostra terra".

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#palermo #sicilia #sicily #spot #video #travel #europe #italy #video #photography

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ALLA CORTE DEL RE

Ibn Giubayr, viaggiatore e scrittore andaluso che nel 1183-1184, visitò Palermo durante il regno di Guglielmo II“

Stavamo per entrare nella città di Palermo quando fummo fermati e condotti alla porta vicino ai palazzi del re. Attraverso spazi aperti, porte e corti reali, ammirammo palazzi con le torri squadrate, giardini e anticamere occupate da personale di servizio che abbagliarono i nostri occhi e confusero i nostri pensieri. Tra le cose che vedemmo c’era una sala (maglis) in una spaziosa corte circondata da un giardino e i lati occupati da colonnati. La sala occupava l’intera lunghezza della corte e noi ci meravigliammo della sua estensione e dell’altezza delle sue logge. Poi ci fu detto che qui il re pranzava con la sua corte. Questi colonnati e le anticamere sono dove i suoi giudici, gli addetti al suo servizio e gli amministratori siedono in sua presenza…”

https://peertube.uno/w/wYZKsCYK3JVJqCmFbPKYnL

#palermo #sicilia #sicily #story #travel #video #photography

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Nel maggio del 1624, dopo 50 anni dall’ultima epidemia di peste, a Palermo tornò il terrore del nemico invisibile, la storia che si ripete, per l’ennesima volta il mare porta la peste dentro la città.

Il 9 giugno del 1625, dopo il ritrovamento sul monte pellegrino delle ossa di S. Rosalia, fu costruita un'urna apposta per le reliquie e fu portata in processione con la partecipazione di tutta la popolazione e con grande solennità.

La peste cominciò a regredire e il 15 luglio quando si fece il pellegrinaggio sul Monte Pellegrino, nell’anniversario del ritrovamento delle reliquie, non comparve più nessun caso di appestato.

https://www.panormus.blog/post.php?id=991918898

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9-10 luglio 1943 lo sbarco attuato dagli alleati sulle coste Siciliane (nome in codice operazione Husky).

RE:
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Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 le forze alleate britanniche, americane e canadesi sbarcarono sulle spiagge della Sicilia, in ambito del...
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Sulle tracce di Goethe a Palermo: in tv c'è il docufilm in prima visione Rai

In tv sbarca il viaggio in Sicilia di Wolfgang von Goethe alla ricerca della classicità. Un'esperienza iniziata a Palermo il 2 aprile 1787 e raccontata in “Viaggio in Italia”.

A ripercorrerla è il docufilm del grande regista teatrale Peter Stein “Sulle tracce di Goethe in Sicilia”, proposto il 10 luglio alle 21.15, in prima visione Rai, su Rai 5.

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Torna anche quest’anno il flash mob «Nessuno tocchi Rosalia» organizzato dal Centro antiviolenza Le Onde Onlus di Palermo.

Saranno disegnate 120 sagome in piazza Politeama per ricordare i femminicidi del 2022.

L’invito è per le cittadine ed i cittadini a portare il 13 luglio a Piazza Politeama alle 18.30 un fiore per deporne uno su ogni sagoma in memoria della vita delle donne vittime di femminicidio e delle loro figlie e dei loro figli resi orfani.

«Trasformiamo la parola “potere” da sostantivo che indica controllo e oppressione a verbo rafforzativo di scelte di libertà».

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9 LUGLIO 1943 LO SBARCO DEGLI ALLEATI IN SICILIA
Era la notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 quando gli americani della 45ª Divisione di fanteria della 7ª Armata, guidata dal generale George Patton, diedero il via a quella che in codice veniva chiamata “Operazione Husky", gli anglo-americani sbarcarono in Sicilia verso le 3:45.
"Quannu trasieru i miricani noantri erumu scantati, ma puoi capiemmu ca erunu vinuti pi fari finiri a' guerra" (quando entrarono gli americani noi eravamo spaventati, ma poi capimmo che erano venuti per far finire la guerra).
In realtà la guerra non finì subito, anzi, dopo lo sbarco, il conflitto continuò per altri due lunghi anni, concludendosi nel 1945 con la Liberazione.
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Antichi mestieri scomparsi: U Carbunaru (carbonaio).
Con questo nome si intende colui che produce carbone, ma in alcune zone della Sicilia il nome di carbunaru stava ad indicarne anche e soprattutto i rivenditori di carbone.
Di fatto, erano solo pochi contadini a produrre il carbone vegetale e per il solo fabbisogno familiare.
Il carbone era per lo più prodotto nei paesi siciliani delle Madonie dove, per la presenza di boschi, c’era molta disponibilità di legna.
Il carbone arrivava nelle città e nei paesi a bordo di carretti e veniva smistato in alcuni magazzini dove in tanti, anche dai centri vicini, venivano a rifornirsi.
In tempi antichi il carbone era indispensabile in certe fabbriche ma anche nelle case, se ne faceva infatti uso in cucina, ma pure per i ferri da stiro e per il braciere che, nelle fredde sere d’inverno, serviva a riscaldarsi.
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ANTICHI MESTIERI SCOMPARSI "IL BANDITORE"

Fino agli inizi del ‘900 gran parte della popolazione non era in grado di leggere né ordinanze né manifesti, per questo molti annunci (sia delle autorità locali che di privati per scopi commerciali) venivano proclamati da un banditore.

Non era infrequente in passato imbattersi per strada nel banditore. Fino alla fine degli anni ’50 le Amministrazioni comunali si servivano di un banditore per comunicare ai cittadini eventi, ordinanze e notizie riguardanti la vita del Comune o alcune scadenze o adempimenti.

Una tendenza, questa, che trova radici nella tradizione medievale utilizzata dai sovrani per far giungere ai loro cittadini notizie riguardanti leggi, dispacci, decisioni, ordinanze.

Infatti il banditore, così come avveniva in tempi antichi, fornito dapprima di un tamburo e successivamente di una cornetta d’ottone, girava per i vari rioni del paese per comunicare notizie importanti e decisioni adottate dal Consiglio comunale.

Venivano prima annunciati i bandi commissionati dalle Autorità: la chiamata alla visita di leva e le delibere del Comune e poi quelle dei privati cittadini.

Si fermava agli angoli delle strade, suonava il suo tamburo o la cornetta, per richiamare l’attenzione dei cittadini e, dopo due o tre lunghi e acuti squilli di cornetta o di rullo del tamburo, nel più rigoroso linguaggio dialettale locale dava libero sfogo ai polmoni, gridando ai quattro venti un messaggio che gli era stato commissionato dall’Amministrazione o da un privato cittadino, ossia “ gettava il bando ”, preceduto dal classico “ Udite, udite “ o “ Per ordine del signor Podestà” o “ II signor Sindaco avverte “, o ancora "il signor Giudice Conciliatore comunica", “ il Sindaco manda a dire che ....... “.

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UN PONTE TRA TOKYO E PALERMO
Un amore vissuto tra il Giappone e l'Italia, O' Tama Kiyohara, diventata Eleonora dopo il battesimo e il matrimonio con Vincenzo Ragusa, lo scultore palermitano che l'artista giapponese conobbe a Tokyo nel 1877, ha trascorso cinquantun anni della sua vita a Palermo, diventando una delle protagoniste principali del movimento artistico siciliano dell' epoca.
O' Tama ebbe un ruolo importante durante l' Esposizione nazionale organizzata a Palermo nel 1891.
Uno dei dipinti esposti per l'occasione, fu "La notte dell'ascensione", conservata a Palermo presso la Galleria d'arte moderna: un dipinto particolarmente originale nel taglio prospettico che fece si che O' Tama potesse essere identificata tra gli innovatori siciliani della pittura di paesaggio.
Per la realizzazione di questo quadro probabilmente si fece influenzare dal fatto che quella zona era stata tra le prime ad essere dotata di illuminazione. Il quadro raffigura un notturno alla Marina, con il Monte Pellegrino sullo sfondo mentre dal mare, piccoli e intensi fasci di luce, provenienti dalle barche, illuminano l'altare.
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Palermo fine 800', Omnibus che faceva servizio in città da Piazza Marina fino alla Stazione Lolli
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SICILIA DI UN TEMPO: LA SMALLATURA MANUALE DELLE MANDORLE
Dopo la raccolta delle mandorle, si procedeva alle "scrucchiulatura"(asportazione del mallo secco) e alla "scacciatura": un gruppo di donne si portavano da casa una pietra d'appoggio (la balata) e la "giaca" (grosso pezzo di ghiaia liscio) per picchiare le mandorle con abilità e velocità notevoli, anche a due-tre alla volta (le donne avendo le dita fasciate come i giocatori di pallavolo a scanso di dolori); il guscio cadeva a terra, il frutto nel grembo della schiacciatrice.
Donne e bambini di casa partecipavano con varie mansioni a tutte queste fasi, che si svolgevano fra giaculatorie, canti tradizionali, prese in giro e scherzi innocenti; si partecipava anche ai pasti collettivi (che erano a carico del proprietario), a base di pentoloni di pasta, di minestroni, di melanzane "aquagliu" (cucinate con pomodori, aglio e aromi vari) sarde salate, pane e vino.
Il lavoro veniva pagato in denaro, ma anche con prodotti agricoli (prime ovviamente le mandorle stesse).

Fonte: Lumie di Sicilia di Enzo Motta

#palermo #sicilia #sicily #sicilyfood #sicilyphotos #photography
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Io tegnu 'na
Sveglietta ca
Quannu cammina
Fa tic tac
Ticch ticch ton
Tic tac tic tac ticchi ton
Tic tac tic tac tic tac
Tacche tic tac tic tac
Io tegnu 'na
Sveglietta ca
Quannu mi sona
Fa 'ndrin ' ndrin
'Ndrin 'ndrin 'ndrin
'Ndrin 'ndrin 'ndrin 'ndrin
'Ndrin.
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