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Palermo 1948, la forza di ricominciare

#silentsunday

Il dopoguerra rappresenta uno dei periodi più complessi e significativi della nostra storia, le città erano ridotte in macerie, le economie distrutte e intere famiglie spezzate dalla perdita di parenti e amici.

Il paesaggio era un mosaico di rovine e il morale collettivo era segnato da anni di privazioni, paura e lutti.

Eppure, proprio in questo scenario di devastazione, emerse una straordinaria forza d'animo, le persone si rimboccarono le maniche, trovando nel dolore una ragione per andare avanti, per ricostruire non solo case e città, ma anche il senso della comunità e della speranza.

La ripresa economica e sociale fu un processo lungo e faticoso, e, al di là degli sforzi collettivi dei governi, fu la forza interiore dei singoli individui a fare la differenza, ogni persona doveva affrontare il proprio dolore e trovare la motivazione per andare avanti.

Per molti, la speranza di un futuro migliore, il desiderio di garantire ai propri figli una vita diversa, o semplicemente la necessità di sopravvivere furono stimoli potenti. La solidarietà tra vicini, l’aiuto reciproco e il senso di appartenenza a una comunità diventarono pilastri su cui costruire una nuova vita.

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Palermo, museo delle maioliche stanze al Genio

Un gioiello nascosto nel cuore di Palermo.

Il Museo delle Maioliche Stanze al Genio, situato a Palermo, rappresenta un vero e proprio scrigno di tesori artistici, capace di incantare gli appassionati di storia, arte e design. La sua collezione di oltre 5000 mattonelle di maiolica italiana, risalenti al XV al XX secolo, offre un affascinante viaggio attraverso l'evoluzione di questa tecnica decorativa, svelando la maestria di artigiani e artisti di epoche diverse.

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Veduta di Palermo, Palazzo Reale e Porta Nuova, in un dipinto del 1730 del pittore e scenografo italiano, esponente del Vedutismo, Antonio Joli
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Sicilia, Messina e la Leggenda di Mata e Grifone

La leggenda narra che molto tempo fa, nel 1190, in una Sicilia dominata da diverse culture, viveva una bellissima giovane cristiana di nome Mata (o Marta). Mata era conosciuta per la sua bellezza e virtù, e molti giovani del luogo desideravano sposarla.

L’Arrivo di Grifone
Un giorno, un gigante saraceno di nome Hassas Ibn-Hammar, conosciuto come Grifone, arrivò a Messina. Grifone era un guerriero temuto e rispettato, ma quando vide Mata, rimase colpito dalla sua bellezza e decise di volerla come sua sposa.

Il Rifiuto di Mata
Mata, fedele alle sue radici cristiane e spaventata dalla figura imponente di Grifone, rifiutò la sua proposta. Grifone, però, non si arrese e cercò di conquistarla con doni e promesse.

La Conversione di Grifone
Col tempo, Grifone si innamorò profondamente di Mata e decise di cambiare per lei. Si convertì al cristianesimo, prendendo il nome di Grifo, e dimostrò il suo amore e la sua devozione. Questo gesto toccò il cuore di Mata, che alla fine accettò di sposarlo.

L’Unione e la Pace
Il matrimonio tra Mata e Grifone simboleggiò l’unione di due culture diverse e portò pace e prosperità alla città di Messina. La loro storia d’amore divenne un simbolo di integrazione e armonia.

C'è però un'altra versione della leggenda, durante la Terza Crociata, tra il 1190 e il 1191, Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra, passò per Messina. La città era sotto il controllo di dominatori, e Riccardo decise di aiutare i messinesi. Fece costruire o rinforzare una struttura sul colle di fronte alla fortezza di San Salvatore, chiamata “Matagrifone”, che significa “ammazza il ladro” (in questo caso, il Grifone).

Secondo la leggenda, i dominatori abbandonarono la città dopo l’intervento di Riccardo, e i messinesi, per celebrare la loro libertà, crearono due grandi figure in cartapesta a cavallo, rappresentanti Mata e Grifone.

Oggi, la leggenda di Mata e Grifone è celebrata ogni anno a Messina con una processione che si svolge dal 10 al 14 agosto, le statue giganti di Mata e Grifone vengono portate per le vie della città, accompagnate da musica e danze, in una festa che celebra l’amore, la cultura e la storia della città.
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MONREALE (PA) - IL CHIOSTRO DEI BENEDETTINI

Guy de Maupassant è stato uno scrittore, drammaturgo, reporter di viaggio, saggista e poeta francese, nonché uno dei padri del racconto moderno.

Fra le opere dello scrittore francese, vi è “La Vie Errante”, del 1890, che contiene un brano notevolissimo “La Sicile”, capitolo che narra il viaggio effettuato da Maupassant nella primavera del 1885, in quella che lui definisce la “perla del Mediterraneo”.

Le sue pagine raggiungono a volte il lirismo, Maupassant non si limita ad una descrizione fedele e suggestiva di ciò che vide, vi aggiunse considerazioni sobrie ma efficaci sull’arte e sulla vita, in cui rivela la sua perenne ricerca di un equilibrio e di un ideale che possa soddisfare le necessità estetiche del genere umano, la sua sete di Bellezza.

Percepisce persino gli odori particolari, e non soltanto il classico profumo della zagara, le sfumature più sottili, e trova, in alcuni momenti di contemplazione, “un benessere del pensiero e del corpo che rasenta la felicità”.

Dopo avere visitato Palermo e visto all'interno del Palazzo dei Normanni la Cappella Palatina, definendola "la più bella che esista al mondo", volle visitare il Duomo di Monreale, ed in particolare il Chiostro dei Benedettini, sul quale scrisse:

“Il meraviglioso Chiostro di Monreale suggerisce alla mente una tale sensazione di grazia che ci si vorrebbe restare quasi per sempre … e chi non l’ha visto non può immaginare cosa sia l’armonia di un colonnato … meravigliano lo sguardo e poi affascinano, lo incantano, vi generano quella gioia artistica che le cose d’un gusto assoluto fanno penetrare nell’anima attraverso gli occhi …”

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Palermo, Piazza marina nel 1870, sullo sfondo il giardino Garibaldi e il Palazzo Chiaramonte Steri
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LEGGENDE METROPOLITANE

I Beati Paoli furono una setta segreta nata a Palermo, in Sicilia, nel XVII secolo, e secondo la leggenda, essi erano un gruppo di nobili che cercavano di far rispettare la giustizia e di proteggere la gente comune da governanti e funzionari corrotti.

Essi operavano in segreto, indossando dei cappucci per nascondere la loro identità, venivano chiamati anche i “Vendicosi”, acquisirono grande notorietà per le loro attività, che comprendevano atti di vigilanza e punizione contro coloro che ritenevano ingiusti nei confronti dei più deboli.

Erano noti per il loro rigido codice di condotta, che enfatizzava l'onore, la rettitudine e la lealtà verso il popolo che servivano. La storia dei Beati Paoli è avvolta da numerosi misteri e leggende, si dice che abbiano avuto caverne segrete sotto la città di Palermo, dove si incontravano e tenevano i loro concili.

La leggenda dei Beati Paoli è stata oggetto di interesse per molti scrittori e autori, il più famoso romanzo che li menziona è "I Beati Paoli" di Luigi Natoli, pubblicato nel 1909. Questo libro ha contribuito a rendere la figura dei Beati Paoli famosa in tutta Italia e forse nel mondo.

L’effettiva esistenza dei Beati Paoli è ancora oggi oggetto di dibattito tra gli storici, alcuni li considerano puramente una creazione del mito, mentre altri sostengono che possano aver avuto un ruolo fondamentale nella realtà.

In definitiva, i Beati Paoli rappresentano un'interessante figura nella storia palermitana che si contrappone fra leggenda e realtà e, nonostante la mancanza di prove concrete sulla loro esistenza, la leggenda di questa setta continua ancora oggi a intrigare e affascinare le persone.

@peppenamir


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Il viaggiatore e geografo arabo Ibn Jubayr giunse a Palermo il 9 dicembre 1184, dopo un lungo viaggio per mare da Ceuta, in Marocco.

La città lo impressionò immediatamente per la sua bellezza e ricchezza, descrivendola come "la più bella città che abbia mai visto", Ibn Jubayr rimase colpito dai suoi edifici monumentali, luoghi di culto e mercati.

Tra gli edifici monumentali che visitò, Ibn Jubayr fu particolarmente colpito dal Palazzo Reale di Palermo, la sede del governo normanno, durante il regno di Guglielmo II.

Il palazzo era una magnifica fusione di stili architettonici islamici e cristiani, e Ibn Jubayr fu colpito dalla sua eleganza e imponenza.

Egli scrisse "Stavamo per entrare nella città di Palermo quando fummo fermati e condotti alla porta vicino ai palazzi del re. Attraverso spazi aperti, porte e corti reali, ammirammo palazzi con le torri squadrate, giardini e anticamere occupate da personale di servizio che abbagliarono i nostri occhi e confusero i nostri pensieri. Tra le cose che vedemmo c’era una sala (maglis) in una spaziosa corte circondata da un giardino e i lati occupati da colonnati. La sala occupava l’intera lunghezza della corte e noi ci meravigliammo della sua estensione e dell’altezza delle sue logge. Poi ci fu detto che qui il re pranzava con la sua corte. Questi colonnati e le anticamere sono dove i suoi giudici, gli addetti al suo servizio e gli amministratori siedono in sua presenza…"

Anche i luoghi di culto impressionarono Ibn Jubayr, la più grande era la Moschea di Palermo, allora la più grande in Europa.

La moschea era stata costruita dai musulmani che avevano conquistato la Sicilia nel IX secolo, e Ibn Jubayr fu colpito dalla sua splendida architettura e maestosa presenza.

Ibn Jubayr visitò anche i mercati di Palermo, dove fu colpito dalla ricchezza e varietà delle merci offerte, erano pieni di frutta, verdura, carne, pesce e spezie, rimase anche particolarmente colpito dai tessuti, che erano di una qualità e bellezza incomparabili.

Ibn Jubayr lasciò Palermo il 18 dicembre 1184, con un'impressione molto positiva della città, la sua descrizione è una preziosa testimonianza di una città che era allora un importante centro culturale e commerciale.

#festabusta

https://peertube.uno/w/wYZKsCYK3JVJqCmFbPKYnL

Di Ibn Jubayr si è parlato anche nella puntata di Sapiens del 2 dicembre:
https://www.raiplay.it/video/2023/11/Mediterraneo-Arabo---Sapiens-un-solo-pianeta---Puntata-del-02122023-56b97c20-8238-42c5-8ff3-17bd70736cf0.html

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L'antica linea tranviaria di Palermo è un pezzo importante della storia della città, fu inaugurata nel 1887 e rappresentò un importante passo avanti per lo sviluppo della città.

Prima dell'arrivo del tram, il trasporto pubblico a Palermo era limitato a carrozze trainate da cavalli, che erano costose e poco efficienti. Il tram, invece, era un mezzo di trasporto più economico e veloce, che rese più accessibile la mobilità urbana.

La rete tranviaria di Palermo si espanse rapidamente nel corso dei primi decenni del XX secolo, nel 1912, contava 19 linee che collegavano il centro storico della città con le sue periferie.

I tram erano un mezzo di trasporto popolare a Palermo e venivano utilizzati da tutti, erano un modo efficiente e conveniente per spostarsi in città e rappresentavano un'importante parte della vita quotidiana dei palermitani.

Il tram era anche un importante mezzo di trasporto turistico, i turisti potevano utilizzare i tram per visitare i principali luoghi di interesse della città, come il Teatro Massimo, la Cattedrale e il Palazzo Reale.

La rete tranviaria di Palermo fu chiusa nel 1947 a causa del deterioramento delle condizioni delle infrastrutture e della crescente popolarità dell'automobile.
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Palermo, Palazzo Valguarnera Gangi

Fu costruito nella prima metà del XVIII secolo e terminato intorno al 1780 dal principe Pietro di Valguarnera. Per la vastità dell'impianto architettonico, per la qualità e la ricchezza degli apparati decorativi, nonché per il fatto di essere arrivato alle soglie del XXI secolo praticamente integro, palazzo Valguarnera non solo costituisce un unicum nel panorama siciliano, ma anche un momento altissimo del rococò italiano.

Al suo interno si possono ammirare: il Salone d’onore, con il suo soffitto dipinto da Elia Interguglielmi nel 1792 dove è rappresentata la “Gloria del principe virtuoso”; la Galleria degli specchi, con la sua doppia soffittatura, la quale consente di scorgere, attraverso le aperture ricavate nel controsoffitto più basso, il grande affresco centrale; il Salone Giallo dove fu affrescato il “Trionfo delle virtù necessarie al principe”, dipinto da Gaspare Serenario nel 1754.

Il palazzo ispirò il regista Luchino Visconti per l’ambientazione della famosa scena del ballo nel film il Gattopardo, tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
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Palermo, Teatro Politeama Garibaldi, nel 1890.

panormus@www.foxyhole.io
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Ragazzi il linuxday arriva a Palermo, organizzato dall'associazione di cui faccio orgogliosamente parte e come ogni anno viene riproposto con temi interessantissimi e relatori d'alto livello. Come la scorsa edizione, si terrà ai cantieri culturali della zisa, vi aspetto numerosi il 28 Ottobre.

Piccolo appunto quest'anno parteciperà anche l'azienda per cui lavoro
#Sparkle. per chi non conosce il mistico mondo dei cavi sottomarini vi invito a non lasciarvi perdere questa edizione.

vi lascio il link all'evento
https://linuxday.thefreecircle.org/2023/
#linuxday #linuxday2023 #palermo #freecircle

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Palermo di un tempo, l'antica passeggiata a mare.

La bellissima ed antica passeggiata a mare, fuori le mura, del Foro Umberto I, conosciuta anche come Foro Italico, fu sacrificata nel 1943 come area di discarica a mare degli sfabbricidi derivati dai bombardamenti alleati sulla città.

Tale dissennata operazione, oltre a distruggere la passeggiata a mare, allontanò la linea di costa di alcune centinaia di metri da quella originaria.

Leggi sul mio blog:

https://www.panormus.blog/articolo.php?id=1661917303

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Fin dalla mattina del 22 luglio 1943, le avanguardie della 3ª Divisione di fanteria americana raggiunsero la periferia di Palermo, che appariva praticamente indifesa, a parte alcune demolizioni in corso nell'area del porto.

Alcune ore più tardi arrivarono anche i reparti meccanizzati della 2ª Divisione corazzata e alcune unità della 3ª Divisione fanteria, che con i carri armati, entrarono a Palermo praticamente senza trovare opposizione, in mezzo alla popolazione festante.

#palermo #sicilia #sicily #secondaguerramondiale #husky #pernondimenticare #phtotography

Foto di Robert Capa, Palermo 1943

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