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I primi pupari siciliani costruivano da sè i paladini; guerrieri cristiani e saraceni, angeli, cavalli, draghi e figure mitologiche, riproducendo lo stile delle armature, creando i modelli e cominciarono a realizzare elmi, spade, corazze che poi rivestivano, pupi a volte dall'aspetto fiero, spavaldo o burlesco.
Nell'Opera dei Pupi si trasmettono ancora oggi stili e comportamenti del popolo siciliano come la cavalleria, il senso dell'onore, la difesa del debole e del giusto, la priorità della fede.
Le gesta dei paladini e il ciclo carolingio sono tra le tematiche trattate negli antichi canovacci usati dai pupari.
Carlo Magno, Gano, Orlando, Rinaldo, Angelica hanno popolato le sponde dei carretti siciliani, i cartelloni propaganda degli spettacoli serali dei teatrini, le lambrette e i carrettini di uso vario e la fantasia di noi siculi, attraverso i cunti e le farse raccontate, la sera, attorno alla tavola di ogni casa.
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Giro girotondo, casca il mondo,
casca la terra, tutti giù per terra,
giro girotondo, il mare è fondo,
tonda è la terra, tutti giù per terra
giro girotondo, l'angelo è biondo,
biondo è il grano, tutti ci sediamo,
giro girotondo, il pane è cotto in forno,
buona è la ciambella, tutti giù per terra.
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Claudia Cardinale nel 1967, data in cui fu girato fra Palermo e Partinico il film "Il giorno della civetta" diretto da Damiano Damiani, tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia.
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Claudia Cardinale sulla spiaggia di Mondello, durante le riprese del film "Il Gattopardo" girato a Palermo nel 1962/63

Palermo, "Exstasis in 4K" il video mapping, che incanta, nella Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria

peertube.uno/w/cgwjb71EAvF8riP

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LA PALERMO DEI MISTERI

I BEATI PAOLI, FRA LEGGENDA E REALTA'

Si narra che la prima apparizione storica che abbiamo dei Beati Paoli risale intorno alla fine del XVIII secolo, quando il marchese di Villabianca trascrive e pubblica i suoi “Opuscoli Palermitani” sostenendo fermamente l’esistenza di una confraternita denominata Beati Paoli che ha agito nell’oscurità intorno al 1180 circa.

Il nome della setta deriva dalla devozione a San Francesco da Paola, mentre la causa del termine “beati” è da ricercare nella pratica comune dei membri di girovagare per le Chiese di Palermo vestiti da monaci.

Durante la notte, invece questi uomini avevano il volto coperto da un cappuccio nero, in occorrenza, però, i Beati Paoli venivano anche chiamati i “vendicosi”, infatti, si pensa che la setta fosse formata per lo più da cittadini appartenenti a un ceto basso che facevano giustizia contro i soprusi dei nobili, nonché proprietari di feudi.

Come tutte le sette, i Beati Paoli avevano un rifugio. Tale luogo di ritrovo fungeva da vero e proprio tribunale, in cui la confraternita si riuniva per decidere sulla vita o sulla morte dei nobili rivali. Il tribunale era un insieme di vie e grotte sotterranee, appartenenti ad un’antica necropoli punica, che si pensa si estendessero sotto il mercato del Capo di Palermo.

@valeriaannicchiarico85@mastodon.uno @giuliagrignani@mastodon.uno @peppenamir@www.foxyhole.io

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