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Nel marzo 2021 (https://nitter.snopyta.org/MCPievatolo/status/1372151771422937088#m) avevo fatto un esperimento con la VQR, vale a dire la valutazione di stato della ricerca a cui sono sottoposti, secondo me incostituzionalmente, i docenti universitari.

L'esperimento consisteva nel sottoporre alla valutazione solo testi che criticavano la valutazione di stato. Il mio ateneo, fra i testi da me proposti, ha selezionato questo: https://commentbfp.sp.unipi.it/maria-chiara-pievatolo-la-bilancia-e-la-spada-scienza-di-stato-e-valutazione-della-ricerca/ - che contrappone, con una certa radicalità, la scienza amministrata alla scienza aperta.

L'intento dell'esperimento era presentare al valutatore statale a un dilemma i cui corni erano i seguenti:
- se avesse sentenziato che l'articolo era brutto, si sarebbe esposto al sospetto di dare un giudizio - come dire? - ideologico;
- se avesse sentenziato che l'articolo era bello avrebbe delegittimato se stesso.

Ho avuto solo ora il tempo o, meglio, la voglia di guardare il risultato che, come mia prassi, rendo pubblico, allo scopo di offrire, per quanto sta in me, un minimo di controllo a un tribunale i cui giudici, ancorché ora sorteggiati, non sono affatto indipendenti. Se volete vedere quale corno del dilemma è stato scelto, guardate la schermata in allegato:

Una campana che suona anche per noi https://nitter.snopyta.org/marioricciard18/status/1527266282151739393#m Masha Gessen parla della Russia, ma, messa a tacere la propaganda, parla anche di "noi". Non ci facciamo la guerra perché siamo diversi, ma perché siamo troppo simili.

Che fare? Ecco uno schema di azioni possibili, dalle più semplici (a sinistra) alle più complesse. Sono le raccomandazioni di SPARC per il nord America, ma valgono a fortiori anche per noi.

Ma - oltreoceano - le biblioteche di ricerca cercheranno di promuovere l'open access - comprese forme di pubblicazione alternative a quelle dell'editoria scientifica commerciale - per superare un sistema di privatizzazione della scienza che fondamentalmente non funziona, perché, semplicemente, non pubblica.

Gli editori scientifici hanno concesso il minimo indispensabile e hanno per il resto tratto vantaggio dalla pandemia