Quando una parte del corpo si separa dall’organismo e si costituisce a parte da esso, il corpo si ammala. Quella parte è un tumore, e il tumore può uccidere un organismo. Qualsiasi organismo militare che si concepisca come corpo a sé stante costituisce un potenziale organo eversivo e un pericolo per la democrazia. Il corpo di cui un militare deve far parte, in un sistema democratico – come richiede la stessa Costituzione, all’articolo 52 (“L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”) – è il corpo sociale. E far parte di un corpo sociale vuol dire rispondere ad esso. Non c’è onore, si dice, senza responsabilità. E essere responsabili vuol dire rendere conto. Nel caso specifico, spiegare cosa è stato fatto in questi lunghi anni – i lunghi anni durante i quali una famiglia ha atteso giustizia per l’uccisione del proprio figlio, e per troppo tempo ha disperato di averla: e non c’è offesa più grande a una democrazia – per combattere attivamente nel corpo della Folgore le pratiche, le logiche, gli pseudo-ideali che hanno condotto al feroce assassinio del parà Emanuele Scieri.
@annabonz8 @giuglionasi Le mie studentesse per lo più vanno in Inghilterra. E sembrano tutte molto felici. Qui a Siena non hanno nessun futuro, a meno che non siano nei giri giusti (e per lo più _non sono_ nei giri giusti).
@annabonz8 @giuglionasi lo dico ai miei studenti ogni santo giorno.
Il professor Caio de Piciis ha scritto il suo ultimo libro: "Impronte heideggeriane nel pensiero di Andrea Emo". Il professor de Piciis sa che se vuol fare bella figura deve pubblicare il libro con certe case editrici. Contatta così la casa editrice MarcoDiavoli, specializzata in saggistica. Tanti compliment.i, il saggio è grandioso e il mondo della filosofia non sarà più lo stesso. Ma sarebbe bello se il professor de Piciis potesse contribuire alle spese di edizione che, si sa, sono notevoli. Potrà acquistare qualche centinaio di copie. Ma sarebbe anche apprezzabile se facesse acquistare il libro ai suoi studenti. Certo, dovrà fare attenzione a che non lo fotocopino, perché si sa come vanno a finire queste cose.
Il professor de Piciis muore dopo aver pubblicato una ventina di questi capolavori. Dieci anni dopo la sua morte nessuno dei suoi testi fondamentali è più in commercio. E nessuno, per dirla tutta, sa più granché di lui.
Il professor de Piciis avrebbe potuto pubblicare il suo libro fondamentale su Andrea Emo con una casa editrice con licenza aperta. Avrebbe potuto mettere a disposizione di tutti il PDF. Avrebbe potuto diffondere lui stesso il PDF presso i propri studenti. Avrebbe risparmiato soldi, avrebbe trasmesso ai suoi studenti il valore della condivisione della cultura e dopo dieci anni i suoi testi sarebbero ancora disponibili online.
@alemacilenti @MicheleCal @mariosiniscalchi legittima. Il tema del post è esattamente questo.
@mariosiniscalchi @MicheleCal sono due piani diversi: quello dell'opportunità e quello del diritto. Sei libero di non bestemmiare, ma è giusto che ognuno abbia il diritto di farlo.
@mariosiniscalchi per esprimere la propria disapprovazione?
@LaVi il rispetto riguarda gli esseri umani, non i sistemi culturali. Io rivendico ogni libertà religiosa per i musulmani, e allo stesso tempo rivendico il mio diritto di dire dell'Islam tutto il male che dico del cristianesimo.
Per buddhisti e jainisti ogni forma di vita va rispettata. Per gli hinduisti le mucche sono sacre. Per i musulmani è sacro il Corano.
Buddhisti e jainisti fanno bene a rispettare le zanzare e le formiche, ma non hanno il diritto di pretendere che tutti facciano altrettanto. Gli hinduisti fanno bene a rispettare le mucche, ma non possono pretendere che chi non è hinduista non le macelli. I musulmani fanno bene a considerare sacro il Corano, ma non hanno il diritto di pretendere che chi non è musulmano faccia altrettanto.
Appunti. Napoli, 2010. Mariarca Terracciano è un'infermiera dell'ospedale San Paolo di Napoli. Lavora, ma gli stipendi non arrivano. Decide così di scioperare. A modo suo: cavandosi ogni giorno una quantità di sangue. Per dire: mi state uccidendo. Muore sul lavoro per un malore poco dopo aver terminato il suo sciopero. Lascia due figli. Su di lei qualche articolo nella stampa locale.
Altrove storie simili hanno dato origine a rivoluzioni.
In moltissime classi, quasi ogni giorno, accadono atti anche gravi che coinvolgono gli studenti. Si va dallo studente che lancia una bottiglia piena contro il compagno a quello che durante la gita scolastica fa sparire l'insulina della compagna diabetica, rischiando di ammazzarla. Tutti questi atti, come è giusto che sia, non finiscono sui giornali. Sono ordinaria amministrazione. Dal momento che non finiscono sui giornali, nessuno ha da ridire se uno studente, anche dopo aver compiuto una cosa grave, viene promosso: e magari anche con un buon voto in condotta. Perché a scuola si valutano i progressi, e se uno studente dopo aver fatto un errore ne è diventato consapevole, la scuola ha raggiunto pienamente i suoi obiettivi educativi. E' successo quest'anno in una delle mie classi: una studentessa sospesa per un fatto grave è cambiata radicalmente nel secondo quadrimestre. E ne abbiamo preso atto. Penalizzarla per la condotta a fine anno avrebbe significato negare un processo in atto: etichettarla, fissarla a quel comportamento sbagliato. Diseducarla.
A quanto pare va diversamente quando a subire un atto più o meno violento è un docente. Che, certo, è un /pubblico ufficiale/. Ma in un contesto educativo tutti dovrebbero avere la stessa importanza, lo stesso diritto al riconoscimento, la stessa intangibilità. Un atto contro compiuto da uno studente contro un altro studente ha esattamente la stessa gravità di un atto compiuto contro un docente.
C'è un paradosso nella discussione pubblica sul caso della docente impallinata. Chi si dice scandalizzato per quella promozione e per quel voto in condotta, rivendica il rispetto dei docenti. Ma lo fa mancando di fatto di rispetto ai docenti di quel consiglio di classe, con la pretesa assurda di sostituirsi a loro nel giudizio, senza nulla sapere delle persone e delle situazioni. #scuola
@alesssia Ovviamente.
@MicheleCal @LaVi Esatto. Quello che manca alla scuola è la filosofia, intesa nel senso autentico: amore per il sapere. Il filosofo antico non era uno che si occupava dei cosiddetti temi ultimi. Era uno che studiava matematica, fisica, grammatica, etica, logica e cercava il filo che tiene insieme tutto.
@LaVi Per la scuola italiana sono capaci. La scuola chiede al docente di insegnare la sua disciplina, non di dialogare con le altre discipline. La stessa organizzazione per dipartimenti favorisce questa percezione. Del resto funziona così anche all'università, anche in Italia. La prima cosa che mi dissero al dottorato fu di specializzarmi il più possibile.
@LaVi Loro sono scusabili. Quello che non è scusabile è che i docenti siano per lo più incapaci di qualsiasi lavoro interdisciplinare.
Un mio libro del 2006. In più di quindici anni questa pagliacciata dei percorsi interdisciplinari agli esami è perfino diventata più grottesca: ora i collegamenti lo studente deve improvvisarli. #scuola
Direttore responsabile di "Educazione Aperta", scrivo quando capita anche su "MicroMega" e "Gli Asini". Ateo sbattezzato, buddhista theravada, anarchico. E nulla di tutto questo.
Vivo a Siena con Xho, nostro figlio Ermes e il cane Mirò Chomsky.