In una nota del Quaderno I (XVI) la scuola attiva è ridotta alla “collaborazione amichevole tra maestro ed alunno”; Gramsci ne attacca il principio fondante rousseauiano, quello della spontaneità. Essa è una involuzione che consiste nell’immaginare il cervello del bambino come un gomitolo che il maestro aiuta a dipanare. Non è così:

> In realtà ogni generazione educa la nuova generazione, cioè la forma, e l’educazione è una lotta contro gli istinti legati alle funzioni biologiche elementari, una lotta contro la natura, per dominarla e creare l’uomo “attuale” alla sua epoca.

Si tratta in realtà non solo, e non tanto, di una lotta contro la natura, ma anche, come abbiamo visto, di una lotta contro la cultura, quando si tratta della cultura di classi sociali come quella dei contadini, considerate arretrate. Gramsci rivendica il diritto di educare, messo in discussione da Tolstoj sulla scia della involuzione di Rousseau; e lo rivendica nel modo più forte. Le nuove generazioni devono essere educare in modo tale da adeguare un ideale umano pensato dalla generazione adulta. L’educazione è creazione dell’ “uomo attuale”. Ma cos’è l’uomo attuale? Per Gramsci si tratta di una sorta di nuova incarnazione di Leonardo da Vinci, di una sintesi tra l’ingegnere americano, il filosofo tedesco e il politico francese. Si può discutere di quanto sia valido quell’ideale, ma certo, come qualsiasi ideale umano, non è universale. Qualcuno, e non necessariamente da una posizione politicamente regressiva, potrebbe ad esempio rivendicare l’importanza del gioco e della creatività, ad aggiungere l’artista, che in fondo è il lato più significativo dello stesso Leonardo; qualche altro potrebbe sostenere l’importanza della contemplazione o delle tecnologie del sé.

È chiaro che la questione dell’“uomo attuale” non può essere risolta sul piano teorico e ideologico, perché non esiste affatto una generazione adulta. Esiste un mondo adulto caratterizzato da una molteplicità di visioni del mondo e della vita, spesso inconciliabili tra di loro. Affermare il diritto di formare le nuove generazioni secondo un modello di uomo nuovo vuol dire riconoscere la legittimità di quella che è una pratica violenta: imporre a tutta la società un ideale umano che appartiene a una parte – qualsiasi ideale umano appartiene sempre solo a una parte – in virtù della forza: chi ha il potere di gestire l’educazione pubblica conquista anche il diritto di formare la nuova generazione secondo il proprio ideale umano. È esattamente quello che ha fatto il fascismo, usando le scuole e la propaganda per la creazione dell’uomo e della donna fascista.

È evidente che una educazione democratica è incompatibile con la pretesa di formare secondo un ideale di “uomo attuale”, a meno che questi non abbia come caratteristica fondamentale proprio il riconoscimento della differenza e della pluralità di visioni del mondo e la disponibilità a ripensare il proprio modo di essere umano nel confronto con altri modi di essere umani.

Agostino era operaio presso una piccola azienda che si occupava di idrocarburi. Il suo padrone - così lo chiamava, così era - era impegnato in politica, per metterla su un piano nobile. Consigliere comunale del Movimento Sociale. Ebbe un brutto quarto d'ora quando a qualcuno venne la bizzarra idea di indagarlo per l'assassinio del direttore dell'Ufficio del Registro, Franco Marcone. Fu scagionato.

Benché il suo padrone fosse benevolo, di soldi non ne arrivano troppi. L'operaio Agostino viveva con la moglie e i tre figli in un basso di trentotto metri quadri in via Maria Grazia Barone. Non ebbe mai la casa popolare, e questa fu forse l'unica fortuna della sua vita.

Al momento di andare in pensione, l'operaio Agostino ebbe l'impressione che il suo benevolo padrone gli avesse dato meno di quello che gli spettava, di liquidazione. Gli fece dunque causa. La perse. Sì impegnò poi in una causa con l'avvocato che aveva perso la causa. E perse anche quella causa. Vincere le cause non era nelle sue corde. Pare che sia un difetto degli operai.

Si è goduto la pensione per qualche anno, l'operaio Agostino, girellando per la città su una vecchia bicicletta Bianchi, facendo il solitario con le carte - spesso imbrogliava - guardando Rete 4 e spaventandosi di tutto. Poi ha avuto un infarto. Poi un tumore alla parotide. Poi un tumore ai polmoni. Poi un tumore al fegato.

Per il suo diciottesimo compleanno l'operaio Agostino regalò centomila lire al secondo figlio. Prendi quello che vuoi. Il figlio comprò un cofanetto con i CD dei concerti di Mozart. E con quella musica in cuffia le pareti del basso di via Maria Grazia Barone diventavano di cristallo, e diventava di cristallo via Maria Grazia Barone, diventava di cristallo Foggia, diventava di cristallo la fottuta Italia corrotta e mafiosa: e c'era un fuori puro, e vasto: e buono. Di questo il secondo figlio fu grato all'operaio Agostino, anche se per il resto non si intendevano troppo.

L'operaio Agostino è morto ieri. Era mio padre.

Oggi è l'anniversario della morte di Simone Weil. Per il progetto libertario endehors ho tradotto il suo "Per la soppressione dei partiti politici". Potete scaricarlo gratis al seguente link.

noblogo.org/endehors/weilparti

Da casa per raggiungere il monastero zen di Scaramuccia (132 km) con i mezzi pubblici occorrono 23 ore e otto minuti. Ma la priorità del Paese è il ponte sullo Stretto.

E ormai sempre più spesso il contadino
carico d'anni sospira scuotendo
1165 il capo, ché la sua grande fatica
è caduta nel nulla e se confronta
i tempi attuali con quelli passati
spesso dice felice e fortunato
suo padre. E così è triste chi coltiva
una vigna ormai vecchia ed avvizzita
e maledice il corso delle cose
e impreca contro questa nostra età
1170 brontolando che gli uomini d’un tempo,
colmi di devozione trascorrevano
un'esistenza molto più piacevole
in angusti confini, perché poca
era la terra assegnata a ciascuno.
E non pensa che tutto, un po’ alla volta,
svanisce e va in rovina, logorato
dall’inesausto scorrere del tempo.

E' disponibile online la mia traduzione in endecasillabi del primo e del secondo libro del "De Rerum Natura" di Lucrezio. La licenza è, al momento, CC BY-NC-ND.

lucrezio.netlify.app

@mcp la nostra rivista "Educazione Aperta", di classe A, è pubblicata con licenza CC 4.0, ad accesso interamente libero e senza alcuna spesa di pubblicazione per gli autori.

Il testo che segue potrebbe offendere la vostra sensibilità. Ma sarebbe opportuno che la nostra sensibilità di italiani venisse offesa più spesso da testi simili. (Il libro di Verna è bellissimo.)

«Qui ci sono dei bambini, vieni a darmi una mano», gridò una voce alle sue spalle. Si girò, e trovò Vetro. Teneva fra le braccia quattro negretti piccoli come dei cagnini, che scalciavano e urlavano. Si avvicinò di corsa. I bambini erano fuscelli, Vetro li teneva in braccio senza sapere come domarli.
«Chi sono?»
Vetro indicò con il mento una baracca in fiamme. «Sono scappati dalla finestra».
«Ci penso io».
Mio padre li colpí col gomito alla radice del naso, preciso, svelto, e le creature si afflosciarono come fantocci. Solo uno, il piú grande, avrà avuto sei anni, non perse i sensi ma continuò a lamentarsi piano, con il sangue che gli sgorgava giú dal naso.
«Bene, – annuí Vetro, – cosí».
Scagliò i quattro bambini nel rogo, uno dopo l’altro. Quello che ancora era sveglio agitò le gambe mentre volava verso l’incendio, come se stesse correndo nell’aria.

Nicoletta Verna, "I giorni di Vetro", Einaudi.

Qualsiasi considerazione su quello che un padre e una madre dicono al figlio in carcere è disgustoso sciacallaggio. Ed è scandaloso che dei genitori vengano intercettati in carcere durante il colloquio con il figlio e che l'intercettazione venga data in pasto ai giornali.
Lo stato di diritto in Italia è sempre più in pericolo.

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