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«Un principio inaccettabile per la sinistra è la riduzione della persona a homo oeconomicus, che si accompagna all’idea di mercato naturalizzato: è il mercato che vota, decide, governa le nostre vite. Ne discende lo svuotamento di alcuni diritti fondamentali come istruzione e salute, i quali non possono essere vincolati alle risorse economiche. Allora occorre tornare alle parole della triade rivoluzionaria, eguaglianza, libertà e fraternità, che noi traduciamo in solidarietà: e questa non ha a che fare con i buoni sentimenti ma con una pratica sociale che favorisce i legami tra le persone. Non si tratta di ferri vecchi di una cultura politica defunta, ma di bussole imprescindibili. Alle quali aggiungerei un’altra parola-chiave fondamentale che è dignità.»
—[Stefano Rodotà]

«Io nuoto nella corrente e lascio che le acque e le onde sbattano dietro di me. Non mi guardo indietro e, vivendo in ciò che è più vicino, non vivo in un accadimento appena vissuto né lo so come qualcosa di appena vissuto. Sono immerso, di volta in volta, nella situazione e nella sequenza ininterrotta e precisamente in ciò che nella situazione mi si fa incontro. Sprofondo in essa, vale a dire non mi vedo né mi porto alla coscienza; adesso viene questo, poi quest’altro, ma da ciò che viene sono avvinto, mentre lo vivo completamente. […] Quanto più ininterrotta, incurante di ogni riflessione, fluida ogni fase momentanea della vita fattuale viene vissuta, tanto più viva scorre la connessione d’esperienza.»
—-[Martin Heidegger, Grundprobleme der Phänomenologie, pag 117]

La miseria umana che in questo momento sta guidando il mio Paese.

"Un tempo gli uomini dedicavano il proprio pensiero alle macchine, nella speranza che esse li avrebbero liberati. Ma questo consentì ad altri uomini di servirsi delle macchine per renderli schiavi."
(Frank Herbert, Dune, 1964)

Il ciclo di Dune è davvero bello. Tre parsec oltre Star Wars.

«Puoi essere salvato nel momento del tuo crollo da qualcuno più debole di te ma più saggio.»

---[Scultura: Frederick Radum,1973]

Sébastien Broca
Utopia del Software Libero
Dal bricolage informatico alla reinvenzione sociale

«Nato negli anni ’80 dalla rivolta degli hacker contro la privatizzazione del codice informatico, il movimento del Software Libero, non sembrava destinato a rinnovare l’immaginario politico. I suoi valori e le sue pratiche si sono tuttavia estesi ad altri campi, elaborando gradualmente una vera e propria “utopia concreta”. Eppure il Software Libero solleva anche molti interrogativi per le sue relazioni con l’economia di Internet, per l’entusiasmo tecnofilo o per le ambiguità politiche. Sébastien Broca li evidenzia, raccontando una storia in cui gli hacker ispirano il pensiero critico e gli imprenditori open source si confrontano con i sostenitori dei beni comuni.»
mimesisedizioni.it/libro/97888

«Ogni trasformazione mediale decisiva dà vita a un nuovo regime. Medium è dominio. Di fronte alla rivoluzione elettronica Carl Schmitt si è visto costretto a ridefinire il suo famoso principio della sovranità: «Dopo la Prima guerra mondiale, ho detto: “Sovrano è colui che decide sullo stato di eccezione”. Dopo la Seconda guerra mondiale, in vista della mia morte, dico ora: “Sovrano è colui che dispone delle onde spaziali”». I media digitali realizzano il dominio dell’informazione. Le onde, i media elettronici di massa perdono di rilevanza. Ai fini dell’ottenimento del potere è ora decisivo il possesso delle informazioni. Il dominio è assicurato non dalla propaganda massmediatica, bensí dalle informazioni. Di fronte alla rivoluzione digitale Schmitt dovrebbe riscrivere ancora una volta il suo principio della sovranità: sovrano è colui che dispone delle informazioni in rete.»

---[Byung-Chul Han, Infocrazia. Le nostre vite manipolate dalla rete, Einaudi (2023), pag. 16]

«Vieni, vieni, chiunque tu sia vieni.
Sei un miscredente, un idolatra, un ateo? Vieni.
Il nostro non è un luogo di disperazione,
e anche se hai violato cento volte una promessa... vieni»

---[Rumi Mevlana, fondatore della confraternità dei sufi anatolica, XIII sec, Konya, Turchia]

Si potrebbe pensare che episodi come quelli narrati da Sante Notarnicola in questo breve video non accadano più oggi, nelle nostre carceri. In realtà ne accadono, e di peggiori anche. Chiunque lavori nell'assistenza a giovani che hanno vissuto la galera, per aiutarli a riprendersi la vita, a scoprire chi altri possono esere, lo sa. In molte carceri oggi i detenuti sono ancora più soli perché privi di quel contesto sociale che, negli anni 60' e 70', riuscì a liberare almeno la consapevolezza di molti di loro per accompagnarli in quel processo feroce e durissimo che portò a riformare i modi della pena detentiva.

Una piccola storiella indiana che ho trovato bellissima.

Un ricco uomo, sul letto di morte, disse ai suoi tre figli che le sue 41 mucche dovevano essere divise tra loro in modo tale che il maggiore ne avesse la metà, il secondo un terzo e il più giovane un settimo.
Disperati perché incapaci di risolvere il problema, portarono il caso in tribunale per un giudizio.

Dopo aver ascoltato i fratelli, il saggio Vivāka (giudice) decise di prestare loro una delle sue mucche. In questo modo poté darne al più anziano 21, al secondo genito 14 e al più giovane 6. Chiusa e risolta la controversia si riprese la 42esima mucca che aveva prestato ai fratelli, e tutti vissero felici e contenti 🙂

Non basta saper far di conto, occorre saper riportare i numeri nella vita vissuta, comprendere l'animo umano, essere pronti a donare e a mettersi in una posizione di giustizia per poterla testimoniare ed attuare.

“La prigione digitale è trasparente”
(Byung Chul Han, Infocrazia)

Che il nostro volto, sottraendosi al possesso e al nostro potere, sia sempre appartenuto ad altri è un tema bellissimo sul quale Lévinas ci ha insegnato a meditare:

«Ma se la libertà mi situa sfacciatamente di fronte al non-io, in me e fuori di me, se essa consiste nel negarlo o nel possederlo, di fronte ad Altri essa indietreggia.»
---[E. Lévinas, Totalità e infinito, Jaca Book, Milano 1980, pag. 86]

Dopodiché, non è indifferente chi sia l'Altro. Quando l'altro è una istituzione, un'azienda o una qualche forma di potere organizzato la situazione cambia e invoca il problema del rapporto tra vigilanza e sospetto. La vigilanza deve fondarsi sulla responsabilità, sul rispetto e la fiducia nell'altro (ruoli, istituzioni, persone). Quando fiducia e rispetto vengono meno la vigilanza diventa sospetto e l'accesso al volto dell'altro entra in dinamiche pericolose. Anche l'anonimato, per quanto possibile, acquista un diverso significato. È fondamentale cercare di comprendere come e quando saltano i rapporti di fiducia - nelle relazioni, nelle organizzazioni, nei contesti sociali e istituzionali. Quanto le tecnologie a nostra disposizione, i dispositivi e i contesti che generano, possono aiutare? Quando, come e dove diventano strumenti di controllo e di potere?

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