«...cosa mi piace di più del diritto? ... il fatto che, una volta ogni tanto, non sempre, ma a volte, diventi parte integrante della giustizia applicata alla realtà. E' una esperienza davvero eccitante quando questo avviene.»
#giustizia #diritto
«L’Occidente ha guardato all’India con un secolare strabismo, come spesso succede per realtà lontane e complesse che si preferisce sognare più che conoscere: mondo di ossuti asceti inaccessibili a ogni umana emozione e patria nel contempo del Kamasutra, terra di sublime misticismo ma di rudimentale filosofia, di incancrenita povertà (della popolazione) e di ricchezze inimmaginabili (dei maharaja), e via dicendo.
Questo libro ha scelto di affrontare una in particolare di queste contraddizioni, ponendosi una domanda centrale: la visione così diffusa di un’India ascetica, spregiatrice del corpo e di ogni terrena passione corrisponde davvero alla realtà di questa grande civiltà? Al categorico “no” della risposta si arriva attraverso un’indagine che spazia dall’India tradizionale a quella contemporanea, adoperando strumenti diversi in ragione della grande varietà dei fenomeni indagati: allo studio dei testi filosofico-religiosi e letterari e delle opere d’arte si affiancano così l’antropologia, la psicoanalisi e gli studi di genere.»
#books #libri #india
OPS! è un progetto di ricerca-azione nato dalla volontà di umanizzare la medicina d’urgenza attraverso l’accoglienza e la cura dell’attesa dei pazienti e dei loro accompagnatori presso i tre principali Pronto Soccorso della città di Bologna.
Chi sono i “volontari dell’attesa”?
Si tratta di studenti universitari impegnati nello studio delle discipline umanistiche e della ricerca sociale, che svolgono la loro attività nell’ambito del tirocinio curriculare e che ottengono, grazie a OPS!, la possibilità di potenziare le competenze legate all’empatia, alla comunicazione, all’ascolto attivo e all’osservazione.
#bologna #almamater
Commovente l'articolo di Yuval Noah Harari oggi su Repubblica. Drammatica e preoccupante la situazione in Israele. Spero davvero riescano a trovare una soluzione, ispirati dal senso delle loro tradizioni e della loro umanità.
#israele
«Cent’anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto; persino di far chiudere e morire in manicomio il proprio figlio, e la donna che l’aveva messo al mondo».
Comincia così il racconto di Aldo Cazzullo su Mussolini. Una figura di cui la maggioranza degli italiani si è fatta un’idea sbagliata: uno statista che fino al ’38 le aveva azzeccate quasi tutte; peccato l’alleanza con Hitler, le leggi razziali, la guerra.
Cazzullo ricorda che prima del ’38 Mussolini aveva provocato la morte dei principali oppositori: Matteotti, Gobetti, Gramsci, Amendola, don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli. Aveva conquistato il potere con la violenza – non solo manganelli e olio di ricino ma bombe e mitragliatrici –, facendo centinaia di vittime.
Fin dal 1922 si era preso la rivincita sulle città che gli avevano resistito, con avversari gettati dalle finestre di San Lorenzo a Roma, o legati ai camion e trascinati nelle vie di Torino. Aveva imposto una cappa di piombo: Tribunale speciale, polizia segreta, confino, tassa sul celibato, esclusione delle donne da molti posti di lavoro. Aveva commesso crimini in Libia – 40 mila morti tra i civili –, in Etiopia – dall’iprite al massacro dei monaci cristiani –, in Spagna. Aveva usato gli italiani come cavie per cure sbagliate contro la malaria e per vaccini letali. Era stato crudele con tanti: a cominciare da Ida Dalser e dal loro figlio Benitino.
La guerra non fu un impazzimento del Duce, ma lo sbocco logico del fascismo, che sostiene la sopraffazione di uno Stato sull’altro e di una razza sull’altra. Idee che purtroppo non sono morte con Mussolini. Anche se Cazzullo demolisce un altro luogo comune: non è vero che tutti gli italiani sono stati fascisti. E l’antifascismo dovrebbe essere un valore comune a tutti i partiti e a tutti gli italiani.
---[Aldo Cazzullo, Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo - Mondadori]
#books #libri #storia #antifascismo
Nuove cartografie del malessere giovanile.
E se l’adolescenza stesse esprimendo obiezione e rivolta?
https://www.animazionesociale.it/it-magazine-245-rivista_animazione_sociale_363
«L'essere si nasconde là dove si svela la chiarezza degli enti»
#ai #music #phenomenology
---[audio credit: “Bibo no Aozora”, Ryuichi Sakamoto]
Nella relazione con sé è il vuoto, la più subdola delle emozioni, uno degli stati emotivi più attivati nelle società postmoderne, insieme alla paura e alla sorpresa che segue i cambiamenti repentini e spesso imprevedibili. È su questi stati emotivi che fanno leva i progettisti di App e di giochi per smartphone per mantenere l’utente in una condizione di dipendenza (attivazione della DOPA), aumentare il tempo di permanenza e di interazione con i dispositivi per massimizzare le possibilità di guadagno nella mercificazione dei dati generati online e la pianificazione degli investimenti pubblicitari.
https://www.ibs.it/hooked-how-to-build-habit-libro-inglese-nir-eyal/e/9781591847786
#emotions #emozioni #social #app
Mi chino ad allacciarmi una scarpa, arriva una bambina piuttosto piccola: «Che cosa stai facendo?». Glielo spiego. «E tu?», le domando. «Io...», la bambina si volta e corre via, proseguendo la frase con il movimento. Ripenso a Eraclito, quando diceva che "aiòn pàis esti paìzon". Gli studiosi traducono che il tempo è «un bambino che gioca», o addirittura «fanciullo nel trastullo». Pochi notano che "pàis paìzon" è quasi un bisticcio di parole, è un nome seguito dalla sua verbificazione, è il passaggio all’atto del nome che trabocca in verbo: «un bambino bambinante, un bambino che bambina».
Il tempo è un essere che si esegue: la sua azione consiste nell’essere fattivamente sé stesso. Il tempo è un bambino che fa il bambino. La bambina che ho incontrato io è un essere che inserisce nel linguaggio sé stessa e la propria azione, non separa essere, fare e dire. Nel frattempo io, da consumato vivisezionatore, ho allacciato la mia scarpa, mi sono visto farlo, e l’ho detto.
---[Tiziano Scarpa - La vita, non il mondo]
#libri #books
Scalo montagne, quando posso, altrimenti scrivo, leggo, vedo gente, compilo codice e respiro in silenzio. Umanista in pieno naufragio, con un debole per la fenomenologia, l'ermeneutica, la buona cucina, il buon vino e le amicizie sincere.
While you've a lucifer to light your fag
🙂 Smile, boys, that's the style!
𝙿𝚊𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚊𝚝𝚎 𝙰𝙸 𝚌𝚘𝚍𝚎𝚛 𝚊𝚗𝚍 𝙻𝚒𝚗𝚞𝚡 𝚞𝚜𝚎𝚛