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Si contano sulla punta delle dita le guide di alpinismo invernale, l’ultima delle quali è certamente Gran Sasso, Alpinismo invernale in Corno Grande e Corno Piccolo, di Gabriele Di Falco (Idea Montagna, dicembre 2023).

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Nel 1986 Silvia Metzeltin Buscaini pubblicava l’ormai introvabile volume Geologia per alpinisti. Oggi sarebbe bello leggere un analogo libro dedicato principalmente a chi arrampica sui sassi. In grado di svelare il grande libro della pietra

montagna.tv/243145/geologia-pe

«un viaggio che intende condurre il lettore attraverso oltre mezzo secolo di evoluzione dell’arrampicata romana, combinando la rigorosa documentazione con frequenti e simpatici tocchi picareschi»

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La nascita della suola Vibram
Senza rendersene conto, 90 anni fa un pastore delle Dolomiti si trovava nella culla di una delle più grandi rivoluzioni dell’alpinismo: la suola Vibram. Qualcun altro elaborò con successo la sua brillante idea, ma solo dopo una tragedia dall’esito drammatico avvenuta sulla Punta Ràsica, una vetta al confine tra Italia e Svizzera.

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Introduzione alla mostra "K2: Un'impresa italiana 1954-2024" , maggio 2024-gennaio 2025, a cura di Luigi Pizzimenti

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«la rinuncia» a salire per accrescere il rispetto verso la montagna, l’avere coscienza che «con meno si può fare tutto» e dunque osservare un senso del limite nei riguardi dell’invasività umana nei territori naturali così da salvaguardarli e accrescerne il valore ecosistemico, il quale assume pure inestimabili valenze culturali e sociali. Dunque conferire nuovamente alla montagna la dote di rappresentare una “scuola di vita” ma senza la solita relativa retorica bensì con una sostanziale contestualizzazione culturale al tempo e alla realtà presenti.

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Personalmente preferisco i settori e le montagne più isolate e selvagge, con poche persone in giro, quelle dove puoi scalare a "rutto libero", ma se proprio vi piacciono le falesie stile spiaggia a Riccione in agosto...

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Nel saggio, appena pubblicato dagli Editori Laterza e dal Club alpino italiano, l’autore riscrive la storia dell’alpinismo, mettendo al centro quelli che ritiene essere i veri protagonisti, finora dimenticati, della frequentazione dell’alta montagna: gli abitanti delle Alpi

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"Sono tre, Bianca, Tiziana, Riccarda. Tre donne che hanno amato e amano le montagne. Alpi, e più lontano. Sono donne solitarie e in cordata, figlie uniche del proprio sogno e sorelle perché il potere femminile è anche scalare insieme. Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss, Riccarda de Eccher sono tre scalatrici, due generazioni e una città, Trieste. Forse perché sul mare e porto di un impero, Trieste è una città dove le donne sono state più libere che altrove. E questa libertà nasceva anche da un modo diverso di vedere il corpo. Era una bellezza moderna, in movimento, agile, sana, all’aria aperta. L’etica della ginnastica."

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Mattia Zurbriggen: luci e ombre di una guida alpina formidabile

Mattia Zurbriggen fu tra le più famose guide alpine di fine ‘800. Tra il 1880 e il 1900 era ricercato dai più importanti alpinisti dell’epoca, i quali pur di ottenere i suoi servigi erano disposti a pagare cifre considerevoli con anni di anticipo. Il suo nome iniziò a circolare grazie alle imprese che portò a termine sul Monte Rosa, la sua montagna di casa. Mattia -Mathis come lo chiamavano i conoscenti- era svizzero di nascita (nacque a Saas Fee nel 1856), ma italiano d’adozione. Trascorse la maggior parte della vita a Macugnaga, dove esercitò per decenni la professione di guida alpina. La sua esistenza fu letteralmente sovrastata da una delle architetture alpestri più ardite: la Est del Rosa, la gemma himalayana incastonata nel cuore delle Alpi Pennine. Ferdinand Imseng -primo vincitore di quel versante, dove cadde nel 1881- disse di Zurbriggen che egli era “l’unico a non avere paura della Parete Est”.

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