«Cent’anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto; persino di far chiudere e morire in manicomio il proprio figlio, e la donna che l’aveva messo al mondo».
Comincia così il racconto di Aldo Cazzullo su Mussolini. Una figura di cui la maggioranza degli italiani si è fatta un’idea sbagliata: uno statista che fino al ’38 le aveva azzeccate quasi tutte; peccato l’alleanza con Hitler, le leggi razziali, la guerra.
Cazzullo ricorda che prima del ’38 Mussolini aveva provocato la morte dei principali oppositori: Matteotti, Gobetti, Gramsci, Amendola, don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli. Aveva conquistato il potere con la violenza – non solo manganelli e olio di ricino ma bombe e mitragliatrici –, facendo centinaia di vittime.
Fin dal 1922 si era preso la rivincita sulle città che gli avevano resistito, con avversari gettati dalle finestre di San Lorenzo a Roma, o legati ai camion e trascinati nelle vie di Torino. Aveva imposto una cappa di piombo: Tribunale speciale, polizia segreta, confino, tassa sul celibato, esclusione delle donne da molti posti di lavoro. Aveva commesso crimini in Libia – 40 mila morti tra i civili –, in Etiopia – dall’iprite al massacro dei monaci cristiani –, in Spagna. Aveva usato gli italiani come cavie per cure sbagliate contro la malaria e per vaccini letali. Era stato crudele con tanti: a cominciare da Ida Dalser e dal loro figlio Benitino.
La guerra non fu un impazzimento del Duce, ma lo sbocco logico del fascismo, che sostiene la sopraffazione di uno Stato sull’altro e di una razza sull’altra. Idee che purtroppo non sono morte con Mussolini. Anche se Cazzullo demolisce un altro luogo comune: non è vero che tutti gli italiani sono stati fascisti. E l’antifascismo dovrebbe essere un valore comune a tutti i partiti e a tutti gli italiani.
---[Aldo Cazzullo, Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo - Mondadori]
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Nuove cartografie del malessere giovanile.
E se l’adolescenza stesse esprimendo obiezione e rivolta?
https://www.animazionesociale.it/it-magazine-245-rivista_animazione_sociale_363
«L'essere si nasconde là dove si svela la chiarezza degli enti»
#ai #music #phenomenology
---[audio credit: “Bibo no Aozora”, Ryuichi Sakamoto]
Nella relazione con sé è il vuoto, la più subdola delle emozioni, uno degli stati emotivi più attivati nelle società postmoderne, insieme alla paura e alla sorpresa che segue i cambiamenti repentini e spesso imprevedibili. È su questi stati emotivi che fanno leva i progettisti di App e di giochi per smartphone per mantenere l’utente in una condizione di dipendenza (attivazione della DOPA), aumentare il tempo di permanenza e di interazione con i dispositivi per massimizzare le possibilità di guadagno nella mercificazione dei dati generati online e la pianificazione degli investimenti pubblicitari.
https://www.ibs.it/hooked-how-to-build-habit-libro-inglese-nir-eyal/e/9781591847786
#emotions #emozioni #social #app
Mi chino ad allacciarmi una scarpa, arriva una bambina piuttosto piccola: «Che cosa stai facendo?». Glielo spiego. «E tu?», le domando. «Io...», la bambina si volta e corre via, proseguendo la frase con il movimento. Ripenso a Eraclito, quando diceva che "aiòn pàis esti paìzon". Gli studiosi traducono che il tempo è «un bambino che gioca», o addirittura «fanciullo nel trastullo». Pochi notano che "pàis paìzon" è quasi un bisticcio di parole, è un nome seguito dalla sua verbificazione, è il passaggio all’atto del nome che trabocca in verbo: «un bambino bambinante, un bambino che bambina».
Il tempo è un essere che si esegue: la sua azione consiste nell’essere fattivamente sé stesso. Il tempo è un bambino che fa il bambino. La bambina che ho incontrato io è un essere che inserisce nel linguaggio sé stessa e la propria azione, non separa essere, fare e dire. Nel frattempo io, da consumato vivisezionatore, ho allacciato la mia scarpa, mi sono visto farlo, e l’ho detto.
---[Tiziano Scarpa - La vita, non il mondo]
#libri #books
Ci sono libri che sono per me come rifugi di montagna, ci entro dentro quando fuori tira una brutta aria. Quelli di storia in particilare, qualunque storia. In genere ci entro quando mi ritrovo sospeso tra il non più e il non ancora, una situazione in cui sai chi sei stato ma non sai più chi sei o chi potresti essere. Dopo lutti e perdite (persone, affetti, contesti…) è cone cercare di rimettere radici.
Paropamiso, di Fosco Maraini, è uno di quei libri capaci di accogliermi quando sto in quelle condizioni.
#libri
Rappresentazione dei Chakra del corpo impiegando Processing IDE e codice Java.
Nella simulazione sono rappresentati i 7 chakra principali, ciascuno con il suo numero di canali (petali) e colori. Ciascun chakra viene messo in risonanza e rappresentato al passaggio del mouse.
7 – Sahasrara: il chakra della corona
6 – Ajna: il chakra del terzo occhio
5 – Vishuddha: il chakra della gola
4 – Anahata: il chakra del cuore
3 – Manipura: il chakra solare
2 – Svadhisthana: il chakra splenico
1 – Muladhara: il chakra della radice
La chiamano "realtà aumentata", e non si capisce che fine abbia fatto la realtà né cosa ci sia di aumentato.
#vr
Scalo montagne, quando posso, altrimenti scrivo, leggo, vedo gente, compilo codice e respiro in silenzio. Umanista con un debole per la fenomenologia, l'ermeneutica, la buona cucina, il buon vino e le amicizie sincere.
𝙿𝚊𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚊𝚝𝚎 𝙰𝙸 𝚌𝚘𝚍𝚎𝚛 𝚊𝚗𝚍 GNU/𝙻𝚒𝚗𝚞𝚡 𝚞𝚜𝚎𝚛