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Erwin Schrödinger felice di constatare che il gatto è vivo 🙂

«Le leggende da smontare sono tante. Se tuttavia volessimo individuare la contraddizione che davvero sconfessa la buona novella della portata rivoluzionaria della razionalità digitale, dovremmo guardare al malessere che si agita all’interno della Rete. Un malessere che ogni giorno si manifesta in modo sconcertante: ludopatie, bullismo on line, misoginia, xenofobia, radicalizzazione religiosa, polarizzazione delle opinioni, violenza. Di fronte a queste miserie lʼintelligenza collettiva si mostra oggi per quel che è: non unʼutopia, ma pura propaganda. Propaganda di un ristretto numero di aziende informatiche che accumula ricchezze gigantesche attraverso il sostegno e il tornaconto politico di altri poteri. La lettura del presente attraverso la lente patinata del progresso tecnologico maschera una cruda realtà: sfruttamento, disgregazione sociale, precarietà esistenziale, solitudine, perdita di punti di riferimento, frustrazione. In termini più brutali: il vuoto interno ed esterno al soggetto.»

---[Pablo Calzeroni, Narcisismo Digitale, Mimesis Ed.]

Ma il progetto ... è morto?
Chiedo per un amico 🙄

Incontrare l'altro e accoglierlo, senza spiegarlo, come generatore di una dimensione di realtà unica e irripetibile. È una delle più belle esperienze d'amore che possiamo vivere.

Robert Musil è riuscito a descrivere questa esperienza con lucida bellezza nel brano "Percezioni finissime":

«Sono andato a letto più presto del solito; mi sento un po' raffreddato, forse ho anche la febbre. Contemplo il soffitto, o forse la tenda rossiccia che incornicia la finestra a balcone della mia camera d'albergo: difficile distinguere.
Avevo appena finito, quando anche tu hai incominciato a spogliarti. Aspetto. Sto soltanto in ascolto.
Passi incomprensibili, in lungo e in largo; da questa parte della camera, dall'altra. Ti avvicini per posare qualcosa sul letto; non lo vedo, chi sa che cosa sarà? Intanto tu apri l'armadio, vi metti o ne tiri fuori non so che; sento che lo richiudi. Deponi sul tavolo oggetti duri e pesanti; altri sul marmo del cassettone. Non ti fermi un momento. Poi riconosco il fruscio familiare dei capelli che si sciolgono e che vengono spazzolati. Poi lo scrosciare dell'acqua nella catinella. Prima avevo già udito che ti spogliavi dei vestiti, ora di nuovo: non si può concepire quanta roba hai indosso. Adesso ti sei sfilata le scarpe. Ma ecco che le calze vanno avanti e indietro sul tappeto morbido, come le scarpe poco fa. Versi acqua nel bicchiere, tre, quattro volte di seguito, non mi so spiegare perché. Da molto tempo la mia fantasia ha smesso d'immaginare tutto l'immaginabile, mentre tu evidentemente trovi sempre qualche altra cosa da fare. Ti sento infilare la camicia da notte. Ma siamo ancora lontani dalla fine. Ci sono cento faccende da sbrigare. So che ti spicci per riguardo a me; dunque si vede che tutto è necessario, che fa parte del tuo Io più profondo e come il muto affaccendarsi degli animali il tuo movimento non s'arresta dal mattino alla sera; con piccoli gesti incoscienti e innumerevoli, di cui non sai renderti conto, tu t'immergi in un vasto spazio dove nemmeno un soffio di me stesso t'ha mai raggiunta.
Lo sento per caso, perché ho la febbre e ti aspetto.»

---[Robert Musil, Pagine postume pubblicate in vita, Einaudi]

Anche per quest'anno abbiamo terminato la raccolta delle olive, tre giorni di festa. Un buon raccolto, 12 quintali, ma la resa è stata piuttosto bassa, poco più di sette litri al quintale. Le piante hanno risentito della siccità estiva.

«[...] la terra è soprattutto solido appoggio e fondamento per qualsiasi movimento, sia esso il nostro o quello delle altre cose. Essa è l’appoggio universale, e perciò anche il prototipo di quanto è massa, corpo, materia, è “il corpo universale” di cui tutte le cose sono in un certo senso le componenti; ne è prova il fatto che esse non sono indipendenti, ma si formano e si estinguono. Questo aspetto della terra come portatrice e referente di ogni movimento e rapporto lascia poi trapelare il fatto che la terra è potenza. La potenza è più di una forza che si manifesta occasionalmente; la potenza è qualcosa che agisce senza sosta, esercitando il “dominio” su quello che è il suo regno. La terra domina sugli elementi e sulle cose, viventi e non. Nei viventi tale dominio si manifesta in ogni loro movimento; l'orizontale della terra domina nella verticale della vita.
Ma non è tutto: nell’ambito della vita, il dominio della terra è anche dominio sulla vita e sulla morte. Perché la terra non è soltanto terra-appoggio: oltre che portatrice essa è nutrice [...]
Tuttavia, la terra non è l’unico referente del movimento vitale, e non lo è in virtù della sua stessa essenza... Esiste un altro referente, nel cui caso la lontananza è insita nella sua sostanza, un referente impalpabile, impercettibile al tocco corporeo nonostante la sua presenza si manifesti in modo immediato. A tale referente appartiene tutto ciò che nella sostanza è intangibile: il cielo, la luce e il buio, le luci e i “corpi” celesti, tutto ciò che racchiude il nostro orizzonte senza chiuderlo, ciò che dà all’esteriorità la forma di un’interiorità da cui siamo costantemente circondati.
Come la terra è innanzitutto colei che ci dona ogni “dove”, il cielo è innanzitutto colui che ci dona il “quando” alternando la notte e il dì, la luce e il buio in tutti i loro cicli, avventi e transizioni. Al tempo stesso, è il cielo a donarci anche ogni chiarezza, ogni coscienza di ciò che è vicino, in rapporto sostanziale con ciò che è lontano: sotto la sua luce anche la terra si tinge di colori che rivelano le cose nella loro sostanza, non soltanto in vicinanza, ma anche in lontananza.»
---[Jan Patočka, Il mondo naturale e la fenomenologia (Mimesis), pag. 62-65]

[foto: Prati di Tivo, Abruzzo. Tornando a valle dopo una giornata di magnifiche scalate sulle pareti del versante nord del Corno Piccolo - Gran Sasso d'Italia]

«Il linguaggio è e sarà sempre un territorio occupato. Ho l’impressione di esservi stata legata sin dal giorno della mia nascita. Solo il linguaggio può fare in modo che tu appartenga a un luogo, che non ti perda. È un sostrato in grado di nutrire. Sembra che risieda nella testa, che scenda alla bocca e si fonda sulle labbra quando parli. Tuttavia il linguaggio è dappertutto, occupa le cellule piú solitarie e le muove verso luoghi incomprensibili. Ti incoraggia e ti fa ammalare, disorienta il tuo istinto animale, ti dà umanità. Sentirti intensamente umana è l’emozione piú accomodante, ma può essere anche la piú tirannica.»
---[Eva Baltasar, Boulder]

«All’apice del suo potere, l’azienda fotografica Kodak impiegava più di 140mila persone e valeva 28 miliardi di dollari. Inventarono persino la prima macchina fotografica digitale. Ma oggi Kodak è fallita, e il nuovo protagonista della fotografia digitale è diventato Instagram. Quando Instagram è stato venduto a Facebook per un miliardo di dollari, nel 2012, impiegava solo tredici persone.
Dove sono spariti tutti quei posti di lavoro? E che cosa è successo alla ricchezza creata da tutti quegli impieghi della classe media? [...]
Instagram non vale un miliardo di dollari perché quei tredici lavoratori sono straordinari. Il suo valore nasce invece dai milioni di utenti che contribuiscono al network senza essere pagati. Per generare un valore significativo, le reti sociali hanno bisogno che moltissimi individui vi partecipino. Ma, quando ciò accade, solo un ristretto gruppo di persone viene pagato. Il risultato è di centralizzare la ricchezza e limitare la crescita economica nel suo complesso.
Invece di espandere l’economia creando più valore quantificabile, l’ascesa delle reti digitali sta arricchendo una minoranza relativa, spostando il valore creato dai molti al di fuori della contabilità.»
---[Jaron Lanier, La dignità ai tempi di internet]

«Se è attuazione di sogni ancestrali il poter volare con gli uccelli e navigare coi pesci, penetrare nel corpo di gigantesche montagne, inviare messaggi con la rapidità degli dei, scorgere e udire ciò che è invisibile e lontano, sentir parlare i morti, affondare in miracolosi sonni risanatori, vedere con occhi vivi l'aspetto che avremo vent'anni dopo la morte, nelle notti sfavillanti esser consapevoli di mille cose al di sopra e al di sotto di questo mondo, che nessuno conosceva prima; se luce, calore, forza, godimento, comodità sono i sogni primordiali dell'uomo, allora la ricerca odierna non è scienza soltanto: allora è anche magia, è un rito di grandissima forza sentimentale e intellettuale, che induce Dio a sollevare l'una dopo l'altra le pieghe del suo manto, una religione la cui dogmatica è retta e penetrata dalla dura, agile, coraggiosa logica matematica, fredda e tagliente come una lama di coltello.»
---[Rober Musil, L'uomo senza qualità, pag.39]

Fatevi un regalo: passate in libreria e prendetevi almeno questi due testi di Heidegger in italiano. Poi tenete i dispositivi spenti per un paio d'ore al giorno e lasciatevi rivolgere la parola dall'autore.
Nei due testi trovate capitoli dedicati alla riflessione sulla questione della tecnica: il modo con il quale la totalità dell'essere si disvela a noi nell'epoca moderna.

La Tecnica irrompe come unica possibilità di verità e finisce per essere il modo unico con cui noi riteniamo vero o non vero il nostro rapporto con il mondo.

Nel mondo dischiuso dalla Tecnica noi finiamo per comprendere tutto "tecnicamente" perché ogni altra forma di comprensione che non passi per il calcolo e il dispositivo - che non risponda alla chiamata/richiesta della Tecnica - resta spenta, celata.

Molte delle considerazioni di Heidegger, non solo sull'essenza della Tecnica, sono quanto mai attuali. Non è un autore con il quale sia facile relazionarsi, ma la maggioranza delle persone che lo criticano o ne rendono una immagine caricaturale oggi non lo hanno mai studiato (perché faticoso) né tantomeno compreso.

Ciò che rifiuto della sua prospettiva sulla Tecnica è la risposta, che secondo Lui dovrebbe passare per la Gelassenheit (l'Abbandono). Su questo mi sento invece molto più vicino alla prospettiva di Günther Anders, rispetto alla necessità di assumere una posizione più attiva contro quegli aspetti della Tecnica che rischiano di chiudere ogni altra possibilità d'essere.

«Se vuoi sapere cosa fa un elettrone, dimenticati di lui e pretendi che al suo posto ci sia un'onda. Calcola dove va l'onda e là troverai l'elettrone.»
---[Nevill Francis Mott, Nobel per la fisica 1977]

Parafrasando, potremmo dire oggi: se vuoi sapere cosa fa la AI, dimenticati di lei e pretendi che al suo posto ci siano dei capitali. Calcola dove vanno i profitti di quei capitali e là troverai la AI.

Letture serali, per dimenticare la pessima serie "Gli Anelli del Potere"

Il mio amico Artù ha trovato il suo nuovo Merlino. Venuto da chissà dove, sulle prime hanno litigato di brutto poi, a furia di annusarsi e di guardarsi da lontano, alla fine sono diventati inseparabili 🥰

Ieri sera ho visto l'ultimo episodio della serie "Gli anelli del potere".
L'intera produzione, fino ad ora, ha dimostrato solo di essere una scadente iniziativa commerciale alla McDonald, del tutto estranea al mondo e al tempo narrato da Tolkien. Hanno scopiazzato scenografie e idee qua e là per tenere alta l'attenzione di un pubblico abituato al consumo di piccole emozioni.
In ogni caso, credo che il Balrog risvegliato da Durin nelle miniere di Moria sia sopravvissuto alla furia del re e si sia andato a cacciare nella mia faringe: mi sono svegliato con un mal di gola pazzesco. Ho letteralmente la gola in fiamme.
Ho provato a dare una occhiata allo specchio, gridando "Sono un servitore del Fuoco Segreto, detentore della fiamma di Anor..." ma non è successo nulla, sto peggio di prima.
Mi sa che devo sentire la mia fata medico di famiglia 😄

Ogni progetto di controllo sulla AI non può che essere illusorio perché la Tecnica apre già da sempre un orizzonte preformattato e chiuso di possibilità di pensare e di essere. Nelle sue forme attuali la AI ha una natura autopoietica: produce se stessa, è orientata unicamente alla sua evoluzione ed ha delle esigenze non subordinate a nessun altro sistema.
Nell'attuale contesto, attraverso la AI, il sistema economico, quello finanziario, quello delle comunicazioni e quello dell’informazione si sono fusi/integrati in un unico sistema: quello del simulacro, un archisistema totalitario del tutto privo di soggettività nel quale regna un'anonimità che non consente più di individuare né soggetti né delle responsabilità. La forma attuale della Tecnica, attraverso l'intelligenza artificiale, si porge come una "führung ohne führer" dei processi economici, sociali e relazionali contro la quale non si ha più alcuna presa perché anonimi e dotati di una autonoma dinamicità. Nell'archisistema la politica, la socialità e le persone implodono. Qualunque altro sistema che non si pieghi alla sua logica, che non si lasci colonizzare dal codice (Baudrillard), viene travolto a meno che non si inizi a decostruire quelle ovvietà tanto alla moda sulla AI passate oggi come inevitabili e naturali e non come aspetti storici e culturali.
@scienze

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