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In questa ricerca sono state analizzate circa 700 immagini digitalizzate di sezioni dell'ippocampo (una struttura del cervello), provenienti da donatori anziani, per sviluppare un algoritmo capace di calcolare una stima istologica dell'età del cervello (del suo decadimento). L’ippocampo è coinvolto sia nell’invecchiamento cerebrale sia nelle malattie neurodegenerative dipendenti dall’età. Le immagini sono poi state impiegate per sviluppare un sistema di machine learning capace di stimare l’età di una persona al momento della morte basandosi esclusivamente sulla sezione digitalizzata. La differenza tra l’età prevista dal sistema e l’età effettiva è stata impiegata per ricavare l'entità del decadimento cerebrale al momento del decesso.
Che la stessa struttura, l'ippocampo, sia seriamente compromessa nel tempo proprio dalla continua interazione con i dispositivi (ad es. i GPS per la navigazione) non è stato considerato.
La mania di pre-vedere tutto, per poi continuare tranquillamente a fare una vita insana, come nulla fosse, è uno degli aspetti che caratterizza l'epoca in cui viviamo: quella del Kali Yuga 😊

link.springer.com/article/10.1

«new brain circuit playing a crucial role in responding to infections or injuries. This circuit detects inflammation in the blood and plays a key role in regulating the immune system’s anti-inflammatory response»

neurosciencenews.com/inflammat

Questo è uno studio davvero interessante. La percezione del tempo, negli umani, passa per l'attivazione dell'insula bilaterale, una struttura neurale a fondamento della percezione enterocettiva e della mappatura corporea. Quando la fenomenologia ci diceva, con Husserl e soprattutto Heidegger, che il tempo vissuto non è il tempo della fisica né quello dell'orologio non era perché si erano fatti un quartino in osteria. Le neuroscienze stanno incontrando sempre più la fenomenologia, là dove la AI sta andando per la propria strada con modelli computazionali e una prospettiva sulla intelligenza che con la vita non hanno nulla a che vedere e che va avanti solo per la spinta economica e le implicazioni pratico-attuative che la sostengono.

frontiersin.org/articles/10.33

Educare alla empatia attraverso Barbie e Ken nelle scuole, questa è l’ultima trovata marketing della Mattel. È il gioco del capitalismo e dell'egoismo al ribasso, quello che non si fa scrupoli di speculare anche su degli infanti pur di aumentare il fatturato.
Dalla Narrenschiff è tutto.

bmj.com/content/382/bmj.p1672

Uno dei tanti pregiudizi che orientano le ricerche scientifiche: perché non dovrebbe essere l'intero modo di esistere, di attuare la vita (l'etica, la moralità, la rinuncia, la compassione...) ad avere un qualche effetto sul sistema nervoso invece della sola "tecnica" meditativa e delle ore passate in meditazione?

buddhistuniversity.net/content

Buon giorno. Spero abbiate riposato bene. Se usate lavorare a lungo la sera, davanti a un terminale, potrebbe interessarvi questa ricerca.

tandfonline.com/doi/full/10.10

Se avete 10 min di tempo vi consiglio questo breve intervento del prof. Damasio, un neuroscienziato abbastanza noto. Non mi sono sempre ritrovato nelle sue prospettive, ma qui dice cose non banali che dovrebbero far riflettere (anche) sui bias e il tipo di "intelligenza" che viene data per scontata in relazione alla AI, in tutte le sue forme. Quei bias purtroppo sono poi amplificati nella costruzione di narrative sulla AI utili più al business che non alla scienza.
Il titolo dato al video è fuorviante, frutto anch'esso di bias. Sarebbe stato più adeguato l'uso di 'Who' al posto del 'What'... "Chi" è il sé, e non "cosa" è.

invidious.nogafa.org/watch?v=J

A new study involving native speakers of Arabic and native speakers of German shows that the areas of the brain where a language is processed, as well as the connections between these areas, vary according to the respective native language.

en.qantara.de/content/language

A new study investigates how viewing visual art affects our emotions. The findings reveal how the aesthetic experience can impact the body’s emotional response.

neurosciencenews.com/art-body-

Our native language may affect the way in which our brains are wired and underlie the way we think, a new study reports. Using neuroimaging to analyze neural connectivity in native German and native Arabic speakers, researchers found stronger connectivity between the right and left hemispheres in Arabic speakers, and stronger connectivity in the left hemisphere language area in German speakers.

neurosciencenews.com/native-la

A New Field of Neuroscience Aims to Map Connections in the Brain
Scientists working in connectomics are creating comprehensive maps of how neurons connect to one another

hms.harvard.edu/news/new-field

«...The results show the expansion of the peripersonal space (PPS) only following real-world tool use but not virtual use, highlighting how the two types of training potentially rely on different processes.»

academia.edu/90216158/The_Rema

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