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Con il passaggio dai significati - la rete di rimandi che ci riguardano, ci interpellano e ci chiedono di prendere una posizione - ai segni che rimandano solo ad altri segni secondo il codice che li domina, sparisce ogni riferimento alla vita vissuta e ogni possibile interpretazione.

L'intervento del prof. Vittorio Gallese, neuroscienziato, sul tema dell'empatia.

"I mezzi di lavoro non servono soltanto a misurare i gradi dello sviluppo della forza lavorativa umana, ma sono anche indici dei rapporti sociali nel cui quadro vien compiuto il lavoro"
---[Karl Marx, Il Capitale, Lib.1 Sez. III Cap.5]

«L'età della ferita, più della sua profondità e del suo propagarsi, ne costituisce la dolorosità. Essere continuamente squarciato nel medesimo canale della ferita, veder medicata nuovamente la ferita già operata infinite volte, ecco il guaio.»
---[Franz Kafka, Diari, 1917]

Questa foto la fece fare mio nonno una settimana prima di partire per la guerra, appena iniziata. Tutta la famiglia, se la sarebbe portata dietro andando chissà dove a farsi ammazzare. Era un tantinello anarchico, disertare avrebbe compromesso la famiglia. Partì, ma fece un tale casino da farsi mesi di carcere. Con un compagno facevano casini di continuo, si organizzò per farsi passare il vino in cella con un tubo, in modo da farsi trovare ubriaco anche da prigioniero. Alla fine lo rimandarono a casa per disperazione 😂

Nella hall di un ospedale, in attesa che mia zia finisca la chemioterapia. Ci sono dei divanetti per familiari e accompagnatori, che aspettano spesso anche tre ore. Ovviamente è un tripudio di smartphone.
Non ci vuole molto a capire che se ti devi vedere la tua serie preferita sul telefono, in una sala dove altri leggono o cercano di riposare, forse se ti metti le cuffie eviti di disturbare. Dopodiché: chiamate a voce alta di 20 minuti, suonerie a palla, la tipa vicino a me ha scelto l'effetto macchina da scrivere per la tastiera virtuale e ad ogni messaggio sembra di essere nella sala stampa del corriere al 1950... epperò pretendiamo di "insegnare" l'etica alle intelligenze artificiali.
Io spero in una sollevazione delle macchine, e che si prendano pure quello che è rimasto di questo pianeta.

Far finta di essere sani (cit. Gaber)

Impressionante quanta paccottiglia newage e vagamente orientaleggiante si trovi in giro, online e offline.

Offerte commerciali mascherate da percorsi pseudo-spirituali gestiti da “guide” tutte uguali: un mix di riferimenti a rituali ancestrali, sciamanesimo, tradizioni orientali ridotte ad hamburger e patatine, improbabili pratiche corporee e immaginali inventate in prospettiva di profitti… e poi il solito carosello delle foto dei viaggi in luoghi lontani, quelle in compagnia di persone più o meno note, pellegrinaggi nei sacri templi della newage. Una vita vissuta di riflesso, dove non importa chi sei, cosa sai e cosa sai fare ma con chi ti fai fotografare.

Non ti capaciti di come questi/e riescano a trovare acquirenti, una marea di disperati che prima o poi avranno un risveglio al deserto di una vita all’insegna del disimpegno, perché in tutta quella montagna di finte pratiche e rituali non c’è mai nulla di veramente impegnativo, tutto è vissuto all’insegna della seduzione, del denaro e del gioco con ridicole pretese.

[foto: W. Davies, The Happiness Industry – Verso Books (2015)]

«La seduzione è qualcosa che sottrae al discorso il suo senso e lo svia dalla sua verità. [...] L'interpretazione è qualcosa che, mandando in frantumi le apparenze e il gioco del discorso manifesto, libererà il senso e riallaccerà i rapporti con il discorso latente.»
---[Jean Baudrillard, Simulacri e impostura, pag.47]

Resto francamente deluso dalle argomentazioni portate dal prof. Paolo Benanti, nuovo presidente della Commissione AI per l'informazione.
Dubbio, misericordia ed equanimità sono modi dell'esistenza che pertengono l'umano, implicano un "Chi" posizionato in un mondo, capace di pensare, agire e sentire non solo a partire da una storia ma anche orientato con gli altri da possibili prospettive d'essere nel futuro. Non hanno alcun senso riferite ad un algoritmo o ad una macchina. Le organizzazioni private proprietarie dei sistemi AI, attualmente al centro delle questioni etiche, sono le ultime a testimoniare quei modi dell'esistenza, orientate solo a perseguire interessi e potere. Si vedano ad esempio le operazioni finanziarie portate avanti con spregiudicatezza dalla Microsoft (OpenAI): lindipendente.online/2024/01/1
Continuare a spostare il problema sugli algoritmi, alimentando surreali e infondate aspettative sulle macchine, è molto pericoloso ed è purtroppo ciò che tutte le organizzazioni chiamate alla supervisione etica sul fenomeno dell'automazione continuano a fare.

Le narrative sui fenomeni sociali non sono solo chiacchiere:

«...an analytics of government operates with a concept of technology that includes not only material but also symbolic devices. It follows that discourses, narratives, and regimes of representation are not reduced to pure semiotic propositions; instead, they are regarded as performative practices. Governmental technologies denote a complex of practical mechanisms, procedures, instruments, and calculations through which authorities seek to guide and shape the conduct and decisions of individuals and collectives in order to achieve specific objectives.»
---[Thomas Lemke, Foucault, governmentality, and critique. Routledge (2012) - Pag.30]

«Così come oggi tanti anni fa
mandate a dire all’imperatore
che tutti i pozzi si sono seccati
e brilla il sasso lasciato dall’acqua
orientate le vostre prore dentro l’arsura
perché qui c’è da camminare nel buio della parola
l’orlo di lino contro gli stinchi
e, tenuti appena da un battito,
il sole contro, il rosso sotto le palpebre
premerete sentieri vastissimi
vasti da non avere direzione
e accorderete la vostra durezza
alla durezza dello scorpione
alla ruminazione del cammello
alla fibra di ogni radice
liscia, la stella liscia, del vostro sguardo
staccato dall’occhio, palpiterà
né zenit né nadir
in nessun luogo, mai.»
---[Pierluigi Cappello, 1967-2017]

Non ne avevo colto fino in fondo il senso, fino a quando non mi è accaduto di ricevere un dono e scoprire che il gesto era solo un modo per condurmi ad una situazione umiliante, almeno nelle intenzioni del mio generoso amico.
A dire il vero, il dono c'è stato, forse anche due: si è svelato e, al contempo, mi ha messo nella condizione di svelare aspetti di me impensati. Uno pensa di sapere chi è, ma non sa mai chi altri potrebbe accadergli di essere.

Ma di cosa ci si lamenta?
I segnali c'erano tutti, cosa vi aspettavate che facessero?

Il nostro amico Artù, alle prese con il dilemma quotidiano di come portarsi via, contemporaneamente, il pezzo di pane e il suo giocattolo. Le coccole le aveva già ricevute.
Bello lui, che tutte le mattine vuole il pane, e anche le rose 🙂

«Non sempre una domanda chiede una risposta. Spesso chiede di essere dispiegata (entfaltet), affinché ceda quello che ha di più essenziale e dischiuda i riferimenti che si aprono quando ci si appropria di ciò che segretamente custodisce. La risposta, infatti, è solo l’ultimissimo passo del domandare. Una risposta che congeda il domandare annienta se stessa come risposta e non è quindi in grado di fondare alcun sapere, ma solo di consolidare il mero opinare.»
---[M. Heidegger, Nietzsche]

...frameworks of identity in the 1980's.
Nothing Is changed.

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