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Una immagine che avevo elaborato molti anni fa per usarla come sfondo desktop. Le righe di codice in C sono parte di un programma che avevo realizzato per delle simulazioni con reti neurali artificiali.

Simone Jiko Wolf ha iniziato a praticare lo zazen nel dojo di Parigi con il maestro Taisen Deshimaru, che l’ha ordinata monaca. Nel 1982, dopo la scomparsa di Taisen Deshimaru, ha fondato il Centro Zen di Chaux-de-Fonds e ha contribuito alla creazione di molti dojo e gruppi zazen in Svizzera.
Nel 2004 ha ricevuto la trasmissione del Dharma da Yuko Okamoto Rôshi. È membro del Consiglio Spirituale e fa parte del comitato dell’Associazione Internazionale Zen.

Chiedo per un amico…
Come fa Mastodon a mostrarmi questa lista di account che “potrebbero interessarmi”?… non sarà mica un algoritmo simile al PYMK (People You May Know) di altri social?… uscirei immediatamente!

La Camera ha dato il voto finale sul ddl che ora passa al Senato (dove l’esito è scontato).

Ogni positività a qualunque tipo di droga diventa reato senza che sia più necessario provare il nesso causale fra l’assunzione della sostanza da parte del conducente e la guida del veicolo in stato di alterazione (oggi invece richiesto dalla consolidata giurisprudenza della Cassazione).

Previsto il test salivare fra i controlli preliminari della polizia sugli automobilisti. Finora è capitato che il giudice abbia restituito la patente al conducente dopo il sinistro nonostante le tracce di cannabinoidi nelle urine: le analisi possono rivelare la presenza di sostanze assunte anche giorni prima, mentre l’attuale articolo 187 del codice della strada si applica solo a chi si è messo al volante sotto l’effetto della droga.

Dalla norma attuale scompare il riferimento «allo stato di alterazione psicofisica» e resta solo «un nesso cronologico»: è reato essersi messi alla guida «dopo» aver consumato droga.

Una volta fermati dalla polizia, basterà risultare positivi al test rapido per far scattare la revoca della patente e il divieto di conseguirla per tre anni.

Sarebbe davvero molto interessante sapere se il test salivare sarà applicato a tutti i deputati e senatori in accesso a Camera e Senato 🙂

Ieri il Tribunale di Bari ha condannato cinque agenti della polizia penitenziaria per tortura nei confronti di una persona detenuta con problemi psichiatrici che fu brutalmente picchiata dopo aver dato fuoco a un materasso nella sua cella del carcere di Bari la notte del 27 aprile 2022.
Insieme ai cinque sono stati condannati altri sei imputati per i reati - contestati a vario titolo - di falso in atto pubblico, rifiuto d’atti d’ufficio, abuso d’ufficio e omessa denuncia.
Altre due persone erano state condannate in rito abbreviato, un agente penitenziario e un medico in servizio presso il carcere.

Una notizia che arriva ad una manciata giorni di distanza dall’indagine in corso a Foggia, dove 10 agenti penitenziari sono accusati di tortura per le violenze contro due persone detenute nel carcere cittadino.

Grazie all’attuale legge, approvata nel 2017 dopo un’attesa di quasi trent’anni, la tortura può essere perseguita e definita come tale nei tribunali italiani. Il caso di Bari non è purtroppo isolato, come dimostrano i tanti processi e procedimenti avviati, ma la novità significativa sta appunto nella possibilità di perseguire il reato. In molti casi grazie anche alle denunce degli stessi operatori, così come accaduto a Bari, dove a denunciare l’accaduto furono la direttrice del carcere e la comandante della polizia penitenziaria.

La legge sulla tortura è anche uno strumento di difesa e tutela dei tanti operatori che svolgono il loro ruolo nel rispetto della legge e della dignità della persona. Operatori che andrebbero sostenuti e gratificati per il ruolo complicato e importante che svolgono quotidianamente.

«Dasein ist immer unterwegs» —[M. Heidegger]

L’esistenza/l’esserci è sempre in movimento

La tua “zona di comfort” non è necessariamente quella dove stai sempre bene, perché sei sempre tu, vivo, anche quando stai scomodo o stai decisamente male. La tua “zona di comfort” è quello spazio vitale nel quale ti prendi cura di te, delle cose o delle persone che ami, che danno fondamento alla tua vita o a quella di qualcun altro, orientato verso quelle attività/non-attività che ti danno gusto, ti ispirano, ti sfidano e ti portano ad osare… In quello spazio ti senti a casa anche nelle situazioni scomode, per questo ti lasci sorprendere, ti ingaggi e te ne prendi cura scoprendo anche chi altri puoi essere.
Nella tua “zona di comfort” ci sei tu e tutto ciò che è estraneo all’esoscheletro imposto dai bisogni e dagli obiettivi imposti dagli altri.

Combining all forms of Active mobility (such as walking and cycling) into A, moving by Public Transport (like Bus or Metro) into B, and moving by Car (including motorbikes, Uber and taxis) into C.

The result: the ABC of mobility!

1000 mobility surveys from nearly 800 cities worldwide

People in cities on the right corner move mainly by C (mainly cities in the USA, Canada and Australia, where more than 90% of the journeys are by car).

On the left are cities where they move by B (for example, large cities in Asia).

On the top corner, people move by A (for example, Utrecht in the Netherlands).

In small cities, Public Transport is almost negligible, so most people drive or walk. However, in big cities, Public Transport accounts for more than half of the journeys.

doi.org/10.1016/j.envint.2024.

Sono talmente tanti i bambini uccisi nella guerra a Gaza in questi 5 mesi che il numero supera il totale dei bambini morti in tutti i conflitti esistenti al mondo negli ultimi 4 anni. Questi dati, attribuiti a Nazioni Unite e Ministero della Salute di Gaza che stanno circolando, sono scioccanti. Ma è ancora più scioccante il fatto che nessuno sia ancora riuscito a fermare questo orrore.

Non possiamo rassegnarci alla disumanizzazione, quello che stanno vivendo i bambini e le loro famiglie – chi riesce a sopravvivere – è inimmaginabile e lascerà segni indelebili in ognuno di loro. Ogni giorno vedono i propri cari morire, subiscono mutilazioni gravi e non sanno se riusciranno a procurarsi cibo per sopravvivere.

B A S T A.

La sfida lanciata dalla destra autoritaria è quella di svuotare e impoverire la democrazia, allontanandola dai principi ispiratori dell’antifascismo.

Con l’aggettivo “afascista” si intende proprio il superamento dell’antifascismo, verso una dimensione avaloriale della democrazia che genera un nuovo paradigma democratico, caratterizzata da una democrazia senza valori guida, basata unicamente sulla governabilità.

Quella afascista è una democrazia ad personam in cui il conflitto politico perde di valore e diviene una forma di interferenza. Un nuovo concetto introdotto da Nadia Urbinati e Gabriele Pedullà.

Giocando con un po’ di java in Processing IDE: basta inserire una funzione tangente iperbolica nel codice e l’universo sferico simulato nel Bubbel Universe diventa un universo cubico emanato da una stazione Borg in un qualche angolo dello spazio 🙂

Forse le cose andrebbero diversamente, nel mondo, se ci si confrontasse più spesso con l’impermanenza e la finitudine della vita. Quel perdersi della vita, come “lacrime nella pioggia”.

Io ne ho visti di palloni gonfiati, scagliarsi contro la professoressa Di Cesare, dentro e fuori dalle porte dei social, con la pretesa di insegnare filosofia all’ultima allieva diretta di Gadamer;
e ho visto le loro fregnacce baluginare nel vuoto, in nome di perbenismi, narcisismi e finti anarchismi di comodo;
e tutti quei palloni gonfiati torneranno ad afflosciarsi un nanosecondo dopo il logout dal profilo social che li ha elicitati.

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