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«L'essere si nasconde là dove si svela la chiarezza degli enti»

---[audio credit: “Bibo no Aozora”, Ryuichi Sakamoto]

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I fenomeni di emergenza in un sistema in evoluzione sembrano essere legati alla comparsa di processi dinamici nuovi rispetto alla loro qualità e imprevedibili sulla base della caratteristica iniziale del sistema. Per questo motivo è difficile modellizzare i fenomeni di emergenza perché il modello in uso può diventare improvvisamente inadeguato a delineare nuove manifestazioni dinamiche e quindi la vera identità del sistema.

In questa simulazione (nel primo video la registrazione di una sessione) ho cercato di costruire un metamodello che descriva alcuni fenomeni di emergenza durante l'evoluzione del sistema dinamico organismo-ambiente.
Usando algoritmi genetici ho realizzato un sistema di agenti artificiali che interagiscono risolvendo una versione spaziale del Dilemma del Prigioniero Iterato (Axelrod, 1984; Axelrod e Dion, 1988).

Il sistema, compresso tra i vincoli di una crescente complessità interna e l'impossibilità di scindersi, si mantiene spontaneamente entro valori di entropia che gli consentono di mantenere coerenza e "identità" nel tempo, permettendogli di far emergere diversi nuovi equilibri di Nash nella tabella dei payoff ( cultura? economia? politica?...) che regola gli scambi tra agenti artificiali; i nuovi equilibri di Nash emergenti nella tabella dei payoff facilitano l'emergere di alcuni "clan" che si replicano secondo le dinamiche genetiche del Cross-Over.

Per ogni generazione, le azioni del “clan vincente” contribuiscono a modificare la tabella dei payoff secondo regole più vantaggiose per la loro logica di interazione (cooperare/rifiutare/defezionare).

Ogni volta il nuovo equilibrio di Nash emergente viene mantenuto per alcune generazioni, oscillando tra diversi valori di entropia, finché un nuovo "clan" di agenti virtuali prevale sugli altri, orientando l'intero sistema verso l'emergere di un nuovo equilibrio di Nash nella tabella dei payoff.

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🌐 Se nella prima Internet si serviva birra che univa le persone, quella di oggi invece spaccia crack e fentanyl che le dividono.

⁂ Ma esiste una terza via: social decentralizzati, spazi nostri, senza padroni.
Luoghi dove offrire un caffè (☕ko-fi.com/devol) è un gesto di cura, un mattoncino per comunità libere e connesse.

Partecipare non costa nulla ma se si vuol sostenere chi costruisce ponti e non muri… anche un sorso di caffè aiuta a scrivere un futuro nuovo

@fediverso

#fediverso

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Un test di geniale che fa leva sulla curiosità.
Forse non sarebbe male immaginare una campagna di test simili benevoli disegnati apposta per far prendere coscienza alle persone sui rischi della non consapevolezza e della reattività in rete. Immaginate che dopo inquadrato il QR code gli utenti fossero portati a una pagina benevola che prima li accoglie con un "benvenuto coglione" e poi li informa di quello che sarebbe accaduto se quel post (email o quel che volete) invece di essere stato preparato per una iniziativa di prevenzione fosse stato preparato da malintenzionati.

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l’ultimo messaggio di hossam shabat

Hossam Shabat, ucciso deliberatamente da Israele il 25 marzo 2025

L’ ULTIMO MESSAGGIO DI HOSSAM

Questa è la squadra di Hossam e condividiamo il suo messaggio finale:
“Se stai leggendo questo, significa che sono stato ucciso, molto probabilmente preso di mira, dalle forze di occupazione israeliane.
Quando tutto questo è iniziato, avevo solo 21 anni, uno studente universitario con sogni come chiunque altro. Negli ultimi 18 mesi, ho dedicato ogni momento della mia vita alla mia gente. Ho documentato gli orrori nel nord di Gaza minuto per minuto, determinato a mostrare al mondo la verità che hanno cercato di seppellire. Ho dormito sui marciapiedi, nelle scuole, nelle tende, ovunque potessi. Ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Ho sopportato la fame per mesi, ma non ho mai lasciato la mia gente.
Se Dio vuole, ho adempiuto al mio dovere di giornalista. Ho rischiato tutto per raccontare la verità, e ora sono finalmente in pace, cosa che non conoscevo da 18 mesi.
Ho fatto tutto questo perché credo nella causa palestinese. Credo che questa terra sia nostra, ed è stato il più grande onore della mia vita morire difendendola e servendo il suo popolo.
Vi chiedo ora: non smettete di parlare di Gaza. Non lasciate che il mondo distolga lo sguardo. Continuate a combattere, continuate a raccontare le nostre storie, finché la Palestina non sarà libera”. —
Per l’ultima volta, Hossam Shabat, dal nord di Gaza.

https://x.com/HossamShabat/status/1904219854183313461

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da un post di Raffaella Battaglini

#colonialism #colonialismo #Gaza #genocide #genocidio #HossamShabat #ICC #icj #IDF #IOF #israelestatoterrorista #israelterroriststate #izrahell #massmurders #Palestina #Palestine #sionismo #sionistiassassini #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #zionism

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La "sfida" che ci lancia l'esistenza della IA è quella di recuperare e riportare nel mondo la nostra capacità di pensare, di sentire e di agire, la ragione e l'esistenza non ridotte a calcolo e funzionamento.

«...Non si tratta più di una rappresentazione falsa della realtà (l'ideologia), si tratta di nascondere che il reale non è più il reale, e dunque di salvare il principio di realtà. L'immaginario di Disneyland non è né vero né falso, è una macchina di dissuasione messa in scena per rigenerare in controcampo la finzione del reale. Da qui la debolezza di questo immaginario, la sua degenerazione infantile. Un mondo che si vuole infantile per far credere che gli adulti sono altrove, nel mondo "reale", e per nascondere che la vera infantilità è dovunque, ed è quella degli adulti stessi che vengono qui a fare i bambini per illudersi sulla loro infantilità reale.
Disneyland, d'altronde, non è la sola. Enchanted Village, Magic Mountain, Marine World: Los Angeles è circondata da una sorta di centrali immaginarie che riforniscono di reale, di energia del reale una città il cui mistero è appunto quello di non essere più che una rete di circolazione incessante, irreale città con un'estensione favolosa, ma priva di spazio, senza dimensioni. Oltre che di tante centrali elettriche e atomiche, oltre che di tanti studi cinematografici, questa città, che a sua volta, ormai, è solo un immenso scenario, ha bisogno di questo vecchio immaginario come di un sistema nervoso simpatico, fatto di segnali d'infanzia e di fantasmi mascherati....»
---[Jean Baudrillard, Simulacri e impostura, pag. 75]

iv.duti.dev/watch?v=-5OFxMNpO6

Basandosi sui recenti sviluppi negli studi sociali della finanza, Stories of Capitalism fornisce la prima etnografia dell'analisi finanziaria. Basandosi su due anni di lavoro sul campo in una banca svizzera, Stefan Leins sostiene che gli analisti finanziari costruiscono storie di possibili futuri economici, presentandoli come coerenti e fondati su ricerche e analisi di esperti. Così facendo, stabiliscono un ruolo per se stessi, non necessariamente mettendo a nudo tendenze empiricamente verificabili, ma piuttosto presentando il mercato come qualcosa che ha senso e in cui vale la pena investire. Stories of Capitalism è uno sguardo sfumato su come le banche continuano a incrementare gli investimenti, anche in mercati instabili, e un raro sguardo dall'interno alle pratiche finanziarie spesso opache che modellano l'economia globale.

bibliopen.org/p/bopen/97802265

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