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Nel 1978 il neuroscienziato Christopher Cherniak pubblicava un racconto breve intitolato "The Riddle of the Universe and Its Solutions".
In questo racconto un certo numero di ricercatori nel campo della Al vennero colpiti da uno strano morbo che li lasciava in coma catatonico. Si scoprì poi che quello che "bloccava" le loro menti riguardava le loro ricerche: è come se avessero trovato "l'enunciato di Gödel per la macchina di Turing umana che provocava un blocco della mente".
Perché i ricercatori andassero in coma, non era sufficiente che lavorassero su determinati enunciati, dovevano anche capirli. Infatti, prima di cadere in questo stato catalettico spesso le loro ultime parole pronunciate erano: "Ah, ecco".
Il racconto è molto interessante, soprattutto se si pensa che è stato concepito alla fine degli anni '70. Fornisce spunti di riflessione attuali anche oggi sui processi logici e cognitivi.

mathfiction.net/files/Mathfict

when big tech comes bearing gifts, you should probably look closely at what’s in the box

thewalrus.ca/ai-hype/

LLMs: miliardi di parametri, calcoli, correlazioni tra una una sterminata collezione di parole e frasi...
E poi c'è Agamben che riesce a scrivere riflettendo su un solo caso: il vocativo. Una singola parola capace di mettere in risonanza una infinità di situazioni di vita, senso e significato.

«Col vocativo ci rivolgiamo a coloro che amiamo o odiamo, col vocativo invochiamo, preghiamo e bestemmiamo, col vocativo salutiamo e prendiamo commiato, esaltiamo e compiangiamo, lodiamo e insultiamo. Col vocativo cominciano le lettere e i messaggi, carezziamo gli animali e i bambini.»

I dispositivi con i quali vorremmo leggere stati emotivi sono orientati da una visione quantitativa delle emozioni che ha il suo fondamento in Aristotele. Oltre alla determinazione quantitativa Aristotele ne indica altre tre, relative alla qualità: secondo il movimento di alterazione, secondo l’atto del cambiamento, secondo il rapporto alla disposizione (Metafisica, cap. 21, libro 5°).
I dispositivi di codifica facciale fanno un pessimo lavoro nella lettura delle emozioni. Questo è dovuto in parte ai limiti dei data set per tarare gli algoritmi, al fatto che gli algoritmi, non avendo un mondo né un corpo, ignorano il contesto, ma soprattutto all'errata comprensione delle emozioni.
Le emozioni non si riflettono solo nelle espressioni del viso. I movimenti facciali svolgono più una funzione sociale: sono un aspetto della nostra comunicazione non verbale. Quando non siamo impegnati in una relazione i volti tendono a rilassarsi in un’espressione neutra, indipendentemente dalle emozioni vissute.
Le emozioni sono un modo integrale del vivente di sentirsi vivere in relazione a sé, agli altri e al mondo. Ci interpellano, ci orientano verso un ad-venire, dischiudono un immaginario che tenta possibilità d'essere non previsioni.
Non ultimo: l'empatia non è "contagio emotivo".

wired.it/article/intelligenza-

«Quando Heidegger chiamò il linguaggio “la casa dell’essere”, stava preparando una meditazione sul linguaggio come organon generale della trasposizione. Con esso gli uomini navigano negli spazi della similitudine. Il linguaggio non deve solo imitare il mondo che ha vicino, ordinando cose, persone e qualità secondo nomi fidati, e inserendoli poi in storie, comparazioni, e serie; ciò che è decisivo è che il linguaggio “avvicina” l’estraneo e lo spaesante includendoli in una sfera abitabile, comprensibile, foderata di empatia. Questa sfera rende vivibile per l’uomo l’essere fuori nel mondo aperto, traducendo l’ek-stasi in una en-stasi. La “tendenza alla vicinanza” si impone nel discorso umano sin dalla prima parola; il linguaggio è già sempre la poesia della vicinanza. Esso assimila il dissimile al simile, come accade in modo estremamente chiaro nella formazione delle metafore. Viceversa si potrebbe anche dire che il linguaggio traspone la en-stasi dell’abituale, “fuori” nella ek-stasi dell’inabituale. Il suo compito essenziale consiste, come ha notato Heidegger, nel rendere abitabile l’ente nella sua totalità, o forse, dovremmo dire, consisteva in questo, poiché certo non si può misconoscere che in un mondo tecnico dove sono entrate in azione altre tecniche di avvicinamento, il linguaggio è sempre più esageratamente gravato da questo compito: il costruire testi segue ora vie libere da trasposizioni e prive di metafore. Il linguaggio dunque è, o era, il mezzo generale per fare amicizia con il mondo, così com’è, o era, l’agente della trasposizione di ciò che è domestico in ciò che non lo è.»

---[Peter Sloterdijk, Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger]

"Artificial intelligence could erase many practical advantages of democracy, and erode the ideals of liberty and equality. It will further concentrate power among a small elite if we don’t take steps to stop it."
---[Yuval Noah Harari]

theatlantic.com/magazine/archi

«Meta’s artificial intelligence chief said the large language models that power generative AI products such as ChatGPT would never achieve the ability to reason and plan like humans, as he focused instead on a radical alternative approach to create “superintelligence” in machines.»

ft.com/content/23fab126-f1d3-4

Un lavoro davvero immenso il testo curato da Carmine Di Martino. Attraverso i diversi capitoli l'opera mette in luce la rilevanza e l’importanza del pensiero di Heidegger rispetto alle problematiche più attuali.
Uno dopo l'altro i contributi mettono a tema le trasformazioni sociali intrecciate con il continuo rapido sviluppo di tecnologie che ridefiniscono i confini tra nazioni e culture costringendoci a ripensare modi e forme della esistenza umana, individuale e collettiva.
La tecnologia globalizza i mercati, i costumi, lo scambio di informazioni e i flussi economici ma – ci ricorda Heidegger – rivoluziona anche il modo in cui ci relazioniamo con i corpi, con la vita e con la terra, introducendo nuove opportunità e, al tempo stesso, anche grandi pericoli.
Un "must-read" per chiunque desideri pensare alla radice presupposti e conseguenze delle trasformazioni imponenti elicitate dall'innovazione tecnologica che stiamo vivendo.

Gli utenti di Slack, un'app di messaggistica per le aziende, scoprono che i loro dati vengono ampiamente usati per addestrare modelli di machine learning, nonostante questo non sia chiaramente indicato nelle politiche sulla privacy del servizio.

Nella pagina stessa di Slack AI si legge:

"Lavora senza preoccupazioni
I tuoi dati sono tuoi. Non li utilizziamo per addestrare l’IA di Slack. Tutto gira all’interno dell’infrastruttura sicura di Slack, rispettando gli stessi standard di conformità di Slack."
[slack.com/intl/it-it/features/]

arstechnica.com/tech-policy/20

Pretese di ragionamenti, coscienze, percezioni, decisioni, azioni... e poi ogni tanto qualcuno si accorge che a fondamento della maggior parte dei sistemi di IA c'è, più prosaicamente, la computazione e il calcolo matriciale.
Aspettiamo che qualche altro giornalista "illuminato" scopra anche l'algebra di Boole, le porte logiche e i microprocessori.

tech.everyeye.it/notizie/svist

In Arrival, film del 2016, il regista Denis Villeneuve ci stimola a una riflessione su quanto complesso sia il dialogo con ciò che è Altro da me, sia esso fuori di me o dentro. E come si sarebbe potuto affrontare in modo originale questo tema se non facendo ricorso a ciò che è altro da noi per eccellenza? A ciò che è, appunto, alieno?

psicologiafenomenologica.it/in

Negli umani la parola, il dire, è un evento in cui ne va di sé. Un evento che, per essere generato, non richiede nemmeno saper leggere e scrivere.
La parola generata in condizioni in cui, in qualche modo, non ne va di sé non è un dire ma una produzione di suoni senza senso.
I LLMs, Chat-GPT e similari, non dicono, propriamente nemmeno parlano. Fatevene una ragione.

---[dal film: Mongol, la storia di Gengis Khan]

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